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Roberta Panetta
The White Lotus 3 recensione: la satira sociale sbarca in Thailandia
La prima stagione di The Boys, singolare e apertamente splatter, ? stata una vera e propria boccata d’aria, anche per chi i supereroi li ama davvero. Ha capovolto la percezione popolare secondo la quale chi ha superpoteri ? dichiaratamente buono, rompendo con forza gli stilemi comuni che tutti siamo abituati ad assorbire.
Riassumendo, The Boys ha detto no. Le persone sono persone, alcune buone e altre cattive, anche se dotate di poteri soprannaturali.
La serie, che attinge dall’immaginario fumettistico dell’omonima opera di Darick Robertson e Garth Ennis, ha rivoluzionato le basi morali, plasmando la realt? contemporeanea e stravolgendo il concetto stesso di supereroe. Un’evidente critica nei confronti della nostra societ?, che trasforma il potere e il successo in pubblicit? e consumo, proprio come la Vought Corp, la compagnia che nella serie mercifica i supereroi, lucrando sulla loro immagine. A loro tutto ? concesso: uccidere, nascondere, minacciare, ci penser? la compagnia a coprire i loro atti estremi, senza inficiare minimamente sulla loro credibilit?.
La seconda stagione riprende la narrazione immediatamente dopo la fine della prima, mentre i personaggi si muovono a spirale tra gli eventi. Butcher, che credeva che sua moglie Becca fosse stata uccisa o scomparsa, scopre di aver vissuto per anni nella menzogna: Becca ? viva e nascosta dalla Vought, mentre cresce il figlio avuto da Patriota. Il gruppo dei The Boys rimane insieme a fatica, tra un’operazione andata male e una rivelazione che potrebbe ribaltare l’intero status quo: supereroi non si nasce, si diventa.
Una sceneggiatura pungente e arguta, moderna e irriverente accompagna le gesta di eroi e villain in queste prime puntate. The Boys non vuole insegnare una lezione, ma ? intelligente in ci? che cerca di trasmettere. La retorica sagace contro il consumismo mostra la sua personalit?: il culto e il fanatismo sono una forza pi? potente di qualsiasi entit?, poich? i fandom possono essere motivati in modi altrettanto tossici come qualsiasi partito politico. Costruito coi toni di un thriller di cospirazione datato anni ’70, questa seconda stagione vanta frequenti esplosioni, azione e violenza. Ed ? proprio sulla dose di brutalit? che ci soffermiamo: esagerata s?, ma meticolosamente bilanciata con un’ampia critica culturale.
Lo spettacolo a cui assistiamo pu? essere letto come una storia incentrata su un Superman malvagio (Patriota, ovviamente), pi? interessato al potere e alla tossicit? che al bene comune. Un (super)uomo che non si ferma davanti a nessuno, nemmeno davanti a un cieco…
Questi episodi, meno spavaldi rispetto ai primi tre della prima stagione ma senza ombra di dubbio brillanti, gettano le basi per qualcosa di pi? grande. E il vero spettacolo si compie quando entra in scena Karl Urban, maschio alfa dall’aspetto luciferino per cui vale la pena rimanere incollati allo schermo a ogni episodio.
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