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The Empty Man, recensione del film di David Prior

Tags: disney, the empty man
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The Empty Man, recensione del film di David Prior

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L’opera prima di David Prior abbraccia la dimensione metafisica dell’orrore esistenziale

The Empty Man, per la regia di David Prior, ? finalmente disponibile su Disney+, dopo aver sofferto pesantemente delle gravose limitazioni distributive durante l?epoca pandemica.

Si tratta del primo lungometraggio di Prior, che pur vanta una collaborazione di lunga data al fianco di David Fincher: Prior ha infatti curato la regia di numerosi documentari ?making of? e approfondimenti legati alle maggiori opere di Fincher, come ?This is the Zodiac speaking?, ?The curious case of Benjamin Button? e ?How did they ever make a movie of Facebook??, tra gli altri.

THE EMPTY MAN: LA TRAMA

Dopo che un gruppo di adolescenti di una piccola citt? del Midwest inizia a scomparire misteriosamente, tra la gente del posto si diffonde la credenza che sia opera di una leggenda metropolitana nota come The Empty Man.

Mentre un ex poliziotto indaga e si sforza di dare un senso a quelle storie e ai tentativi di evocare un?entit? mistica e terribile, presto la sua vita ? e quella di coloro che gli sono vicini ? finir? in grave pericolo.

The Empty Man: tra occultismo nihilista e delirio collettivo

?You transfer, we receive?: il collettivo pronominale determina la narrazione di The Empty Man, canto umbratile di interdizione della soggettivit?. E? la pluralit? che intercede, creatrice di significato metafisico permeato dal negazionismo dell?aridit? dell?animo: un unicum spirituale, che deruba linfa vitale in favore della desolazione pi? ampia.

L’abilit? di Prior risiede nel riuscire a consegnarci un continuum narrativo ottimamente calibrato, che ondeggia tra un prologo radicato distante nel tempo e nello spazio, e una contemporaneit? desolata, vittima di un marciume dell’animo inossidabile. Vi sono microparticelle narrative a cui ? affidato il compito di identificazione dell‘Empty Man: il liceo Jaques Derrida, dal nome del filosofo marxista francese considerato il fondatore del Decostruzionismo; la meditazione tibetana e la simbologia dei “Tulpas“, l’occultismo pseudo-scientifico. Le premesse sono pluricentriche e, all?apparenza, difficili da sviscerare; eppure, il minutaggio esteso non travalica mai le esigenze narrative, anzi, si rende necessario all?elaborazione di vignette visive ? riprendendo come punto di partenza la graphic novel – , tavole lugubri di un percorso prospettico di abbandono della corporalit?, per abbracciare unicamente una dimensione sensoriale.

L’EQUAZIONE CONTENUTISTICA DI THE EMPTY MAN

La mano registica di Prior si posizione a met? strada tra la poetica di Mike Flanagan (The Haunting of Hill House, Doctor Sleep) e l’eredit? finchiana, stabilendo un percorso superbo di appropriazione dei mezzi registici; a ogni passo in avanti della cinepresa di Prior – e quindi di James – corrisponde un nostro avanzamento alla materia narrativa, senza pretese di onniscienza alcuna. Si tratta di una cinepresa guscio, che svela la realt? impercettibile dietro la superficie di misteriose scomparse in una cittadina, seguendo un percorso metaforico e rielaborato grandiosamente, di costruzione del personaggio fittizio.

The Empty Man ? un film tanto sull’identit? personale quanto sull’orrore esistenziale, riscoperta tramite gli occhi di un personaggio polidromo, risultato di un’equazione perfetta tra tempo, pensiero e concentrazione; ma, se ? vero che il personaggio, la cui esistenza stessa, perpetuata nel tempo, sorpassa l’autore proprio per longevit? esistenziale, ecco che il personaggio di James assume su di s? una molteplicit? inedita di significati. Il Bhutan come baricentro cultista, l’evocazione spirituale, la sovracostruzione di un centro ultra-nihilista: ogni elemento prestrutturato in sede di sceneggiatura trova pieno compimento scenografico e interpretativo, grazie al filtro degli occhi del formidabile Jame Badge Dale.

Cerebrale e visivamente portentoso, The Empty Man ? sicuramente una gemma da recuperare per gli appassionati del genere: l’impiego dell’orrore latente per assemblare storyline di egregia natura, sta riuscendo sempre pi? ad indentificare mani autoriali di tutto rispetto e, siamo certi, David Prior sar? tra queste.?

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