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The House, recensione della dark comedy Netflix in stop-motion

Tags: film horror, netflix, the house
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The House, recensione della dark comedy Netflix in stop-motion

Tags: film horror, netflix, the house

Nella scarsa stagione cinematografica di gennaio, Netflix riesce a sfornare un piccolo gioiello… in cui non vorrete abitare

Il nuovo film originale Netflix The House (2022) ? una stupefacente (e agghiacciante) serie antologica in stop-motion che certamente sorprende fin dall’impianto narrativo: in un’ora e trenta di minutaggio, la pellicola copre tre storie individuali ambientate in tre diverse location. Con la voce di Mia Goth, Jarvis Cocker, Susan Wokoma e Helena Bonham Carter, il film ? prodotto dallo studio di animazione britannico Nexus Studios e diretto da esperti registi d’animazione come Emma de Swaef, Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr e Paloma Baeza; l’antologia ? una collezione di animazione stop-motion incredibilmente fantasiosa di storie horror, dal vero sapore di incubo kafkiano, che vi catturer? come l’abitazione del titolo fagocita i protagonisti attraverso i secoli, plasmandone i diversi inquilini e il loro intenso attaccamento alla struttura.

The House proviene da un mondo sotterraneo, dalle pagine di un polveroso libro illustrato, nascosto su uno scaffale di una villa infestata, che aspetta di essere letto davanti al camino scoppiettante: inquietante, insolito ma assolutamente imperdibile. C’? qualcosa di reale qui? E’ un sogno? O un incubo? La tecnica stop-motion ? in grado di convogliare questa moltitudine di significati, raggiungendo risultati eccellenti in una storia che fa dell’illusione di realt? il suo fulcro narrativo: bambole di pezza dalle sembianze umane prendono le redini della storia tanto quanto la tassidermia si anima, sfuggendo a ogni preconcetto di montaggio che tentava di preservare l’unit? filmica. E’ la storia di questi personaggi e la racconteranno a loro modo.

The House mette in scena un tripudio di suggestioni visive che giocano con la nozione di casa come spazio difendibile, rifugio e santuario, che ? una caratteristica – o debolezza, sembra suggerirci il film – molto umana. Il raggiungimento di una dimora adeguata, definitiva, ? focus della maggior parte della vita delle persone, tanto quanto l’attrazione psicologica che si viene a creare nei confronti dell’abitacolo: anche quando si ? in vacanza in un posto favoloso, arriva un momento in cui tutti vorremmo essere a casa. The House usa questa conoscenza per mettere a punto un trio di racconti scomodi e inquietanti in cui il disagio prende la forma dell’orrore degli ospiti indesiderati, siano essi architetti faustiani, infestazioni di insetti o visitatori casuali che si rifiutano di andarsene. Tutte e tre le storie estrapolano deliziosamente le paure dei proprietari di casa: il timore di un’altra influenza nella propria casa, la paura dell’infestazione e la preoccupazione di manutenzione infinita.

Il primo segmento, And Heard Within, A Lie Is Spun (E dentro di me, si intesse una menzogna), del duo belga Swaef-Roel, racconta la storia dell’eccentrico architetto della casa, il signor Van Schoonbeek, il cui assistente convince il povero Raymond (Mathew Goode) e sua moglie Penny (Claudie Blakley) a trasferirsi con le loro figlie Mabel (Mia Goth) e Isobel nel nuovo edificio senza richiedergli un affitto e con la garanzia di mobili e viveri gi? forniti. Naturalmente, la proposta inizialmente generosa mostrer? ben presto il rovescio della medaglia per la famiglia ben intenzionata e innocente.

Da questa breve e notevole storia dall’estetica edoardiana – che prende piede nel primo decennio del XX secolo – passiamo al secondo episodio: Then Lost Is Truth That Can’t Be Won (Perduta ? la verit? che non si pu? vincere), della svedese Niki Lindroth von Bahr, in cui Jarvis Cocker interpreta un agente immobiliare (o meglio, un ratto antropomorfo) continuamente tormentato e stressato che deve districarsi tra occupazioni inaspettate, incidenti vari e, soprattutto, un’invasione di parassiti difficili da scacciare, il tutto condito da una buona dose di umorismo nero e anche passaggi tipici del genere musicale. Infine, Listen Again and Seek The Sun (Ascolta di nuovo e vedi il sole), terzo e ultimo episodio, diretto da Baeza, ci presenta Rosa (Susan Wokoma), una non meno tormentata proprietaria (gatta) di casa, che cerca di ristrutturare e migliorare l’abitazione sgangherata sperando di poter attrarre inquilini migliori dei patetici Elias (Will Sharpe) e Jen (Helena Bonham Carter) con cui ha attualmente a che fare.

Il surreale e l’onirico creano in The House un senso di urgenza di fuga da un incubo: le storyline diventano mano a mano sempre pi? insostenibili perfino per gli stessi personaggi, sospesi tra l’umanizzazione animale e un labirinto di immagini disorientanti. Il punto centrale di The House ? proprio questo, il disorientamento: la sensazione assillante che le ombre – il pericolo, gli orrori – stiano avanzando rapidamente e fa s? che le tre trame convergano in uno sguardo sul passato, il peso della colpa e l’angoscia spirituale. Il viaggio di The House ? costruito attraverso sfumature sottili dell’horror, che sfruttano appieno tutte le virt? della sua narrazione; lo stopmotion agisce come duplice mezzo creativo, nel sostenere la trama e la sua sinistra ambiguit?. The House rende chiaro che l’orrore pu? essere raccontato in molti modi. E che il film? ne ha scelto uno, impeccabile e affilato come un’arma scura e tagliente.

 

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