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The Northman, recensione: cosa è successo a Robert Eggers?

Tags: Robert Eggers, the lighthouse, the northman
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Sinossi di The Northman:

Quando per Amleth ? arrivato il momento di diventare adulto, il principe ? costretto a scappare a causa della morte del re padre per mano del fratello. La sua vita, perci?, sar? destinata a vendicare il padre e salvare la madre, nonch? a riconquistare il trono che gli spetta sottrattogli dal sanguinario zio.

Recensione di The Northman:

Nel 2015 con The Witch un nuovo filone cominciava a circolare nell?area indipendente del cinema internazionale, che ha visto risvegliata una corrente orrorifica vibrante la quale nel nome di Robert Eggers ha indetto uno dei suoi trascinatori principali. Scia preceduta nel 2014 dall?It Follows di David Robert Mitchell e proseguita nel 2018 dall?Hereditary di Ari Aster, un panorama effervescente e appagante che nelle produzioni di questi nascenti autori riscopriva l?originalit? del genere horror, ma soprattutto la sua potenza autoriale che poteva scuotere e scombussolare le coscienze, mentre andava anche a tormentarle inesorabilmente. Nel giro di meno di dieci anni perci?, e con solo due film all?attivo, per Eggers ? arrivato il momento di poter essere conclamato come cineasta tra i pi? meritevoli della propria generazione, titolo che arriva in concomitanza con l?uscita del suo terzo film The Northman che ne conferma e problematizza proprio lo statuto acquistato.

Destinato ad un pubblico allargato che non ? pi? soltanto quello della sua fiaba folkloristica del New England che l?autore narrava con lentezza e suggestione, ma nemmeno il medesimo della rivisitazione folle e grottesca del mito di Prometeo che portava alla pazzia i protagonisti Dafoe e Pattinson in The Lighthouse, The Northman ? l?apertura momentanea o permanente di Robert Eggers ad un?audience mondiale. Non ? pi? l?intimit? di una ragazzina che per i soprusi e le sferzate ricevute decide di trasformarsi in strega. Non ? nemmeno l?accettare da parte dello spettatore un manicomio riprodotto all?interno di un longilineo faro in cui ogni sequenza contiene quadri o riferimenti alla cultura marittima e mitologica. L?opera con protagonista Alexander Skarsg?rd, a cui ? necessario aggiungere gli attori Nicole Kidman, Anya Taylor-Joy, Ethan Hawke e William Dafoe per farsene un?idea pi? chiara, ? l?espansione di un cinema che Eggers non pu? – o non vuole? – pi? tenere chiuso su se stesso, ma espanderlo a un pubblico a cui altrimenti non sarebbe mai arrivato.

L’Amleto nordico di Robert Eggers

La ricezione suscitata dalla coppia di precedenti pellicole non ? certo ristretta o biasimabile se messa in prospettiva di un ambito puramente cinefilo che in Robert Eggers ha scoperto un nuovo maestro e Messia terrorifico. Ma ? nella semplicit? nello scheletro del racconto di The Northman che si riscontra la chiusura di una poetica in sottrazione a cui l?autore si prestava pur nei suoi momenti di eccesso (di cui The Lighthouse ? prova), asciugato e snellito nella ripresa di un?epica incentrata sulla vendetta che nulla di peculiare ha nella maniera in cui viene raccontata se non l?occhio estetico che l’assembla. Anche questo affinato e reso pi? accessibile, sicuramente dietro a cui la presenza di Eggers ? riscontrabile come solo quella delle contraddistinte personalit? sa fare, ma che avvicina di troppo The Northman a pellicole ambientate in territori o in secoli differenti, che ripercorrono per? il percorso di un cavaliere – in questo caso un vichingo – che cerca la sua fama e redenzione nella (ri)conquista della corona.

Anche nella scelta tematica del proprio oggetto di studio Robert Eggers continua ad imporre la propria impronta: dalle credenze popolari e religiose del 1600 alle presunte leggende marine del XIX secolo, stavolta il regista si ? fatto affiancare nella sceneggiatura dall?islandese Sj?n per stendere insieme il racconto di un principe defraudato che solca le orme dell?Amleto shakespeariano. E se ? pur vero che una storia quando ? veramente efficace attraversa qualsiasi tempo e travalica qualsiasi spazio, quella di The Northman ? talmente lucida e prevedibile da riconfermare la presumibile necessit? di maggiore ricezione che l?opera terza di Eggers richiede. Una novella che come il The Green Knight di David Lowery del 2021 indaga utilizzando la tradizione (in quel caso medievale) le tappe di una crescita, di un destino e di un epilogo che gi? conosciamo e a cui non basta la visione dell?autore, per quanto spettacolare, a poterne decretare la gloria.

La prevedibilit? di The Northman

? pur vero che ? impossibile non poter lodare la persistenza di un immaginario che il cineasta continua a reiterare nei suoi lavori e che, oltre alla narrazione in s?, ritrova in effetti visivi e echi naturalisti la propria fonte originaria. Quell?appartenenza di sangue in cui The Northman vede scritto il fato del personaggio e che nell?albero genealogico-cinematografico di Robert Eggers riscopre ogni volta il legame dell?uomo con la sua parte animale, assieme alla predominanza della vegetazione su una societ? che non pu? contenere la vastit? della terra e del mare. Un panorama ancestrale che pu? coinvolgere a volte demoni, altri dei e, in The Northman, i cancelli del Valhalla. Ognuno fatto a immagine e somiglianza della fiaba cruenta che sta raccontando e dunque, per riflesso, proprio dell?autore.

Nella corporalit? dei suoi attori in cui risiede la fisicit? nonch? i nervi dei personaggi, The Northman trova la sua massima espressione nel contatto diretto tra uomo e natura, perdendosi nelle visioni e nelle predestinazioni del suo protagonista costretto cos? a una storia prevedibile e data per scontata. Nel rimanere sbalorditi per i guizzi creativi di affreschi che cavalcano lo schermo, dalle valchirie lunari e galoppanti ai fuochi di un definitivo inferno, The Northman ? Robert Eggers che sorprende i suoi affezionati, ne delude altri, ma sicuramente pu? attrarre chi non credeva di poter ritenersi affine al suo cinema. ? un tentativo azzardato proprio nel suo essere un film incredibilmente convenzionale. Che sia un bene o sia un male, questa era certo la sorte imprevedibile della carriera del regista, molto pi? di quella invece pronosticabile e circoscritta su cui instrada il suo protagonista.

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