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Cristiana Puntoriero

The Pale Blue Eye - I delitti di West Point: recensione del film Netflix con Christian Bale

Tags: film, netflix
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Cristiana Puntoriero

The Pale Blue Eye - I delitti di West Point: recensione del film Netflix con Christian Bale

Tags: film, netflix

Scott Cooper torna a dirigere Christian Bale dopo Hostiles, ma stavolta l’Ottocento, il tema della violenza e l’ambientazione tipicamente americana non soddisfano come il precedente.

Trama ufficiale di The Pale Blue Eye – I delitti di West Point:

West Point, 1830. Nelle prime ore di un mattino invernale, viene ritrovato il cadavere di un cadetto. Ma dopo che il corpo giunge in obitorio, la tragedia assume toni brutali quando si scopre che il cuore del ragazzo è stato rimosso con precisione. Temendo danni irreparabili per l’accademia militare appena inaugurata, i direttori si rivolgono al detective locale Augustus Landor (Christian Bale) per risolvere l’omicidio. Ostacolato dal codice del silenzio tra le reclute, Landor assolda uno di loro per eseguire le indagini, un eccentrico cadetto di nome Edgar Allan Poe (Harry Melling) che disprezza la rigidità del mondo militare e ama la poesia

Recensione di The Pale Blue Eye – I delitti di West Point:

A cinque anni di distanza da Hostiles, il western con Rosamund Pike, Jesse Plemons e Timothée Chalamet, presentato alla dodicesima Festa del Cinema di Roma dopo essere passato al Telluride e a Toronto, il regista, produttore ed ex attore Scott Cooper torna a dirigere Christian Bale nell’adattamento per Netflix del romanzo omonimo di Louis Bayard pubblicato nel 2006 The Pale Blue Eye – I delitti di West Point.

Il film vede l’attore protagonista nei panni di August Landor, un detective burbero e dal tragico passato segnato da perdite familiari, il quale viene arruolato dall’élite militare dell’accademia di West Point per indagare sulla misteriosa e atroce morte di un giovane cadetto ritrovato impiccato in un albero e squartato all’altezza del torace da cui ne è stato accuratamente rimosso il cuore. L’uomo si ritrova dunque a collaborare con un medico, il dottor Daniel Marquis e vari membri della sua famiglia, e, soprattutto, col prezioso fiuto di uno dei cadetti: Edgar Allan Poe.

Amante della poesia, abile d’arguzia e profondamente distante dalla rigidità della vita militare, Poe intuirà che probabilmente dietro a quei delitti c’è un serial killer che pratica segretamente la magia nera e l’occulto, e che la separazione del mondo dei morti con quello dei vivi ha contorni talmente sfumati da non poterli più distinguere in modo netto.

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Credits: Netflix

Il mondo violento (dei vivi) nel film Netflix The Pale Blue Eye – I delitti di West Point

Giallo dalle forti atmosfere crepuscolari, cromaticamente indirizzato verso l’emanazione di un universo cupo, tenebroso, quasi impenetrabile, The Pale Blue Eye si dispiega come una classica detective story in costume suggellata da un inaspettato colpo di scena, in cui si percepisce fin da subito la mano esperta e sicura di Cooper nell’indirizzarci verso un umanità complessa, in lotta con sé stessi e con ciò che ritiene ‘conosciuto’; attirata dal male e sempre da esso condannata, come lo è il presente del protagonista Landor, immobilizzato da un’assenza che sembra abbeverarsi da una pericolosa sete di giustizia.

La violenza, in tutte le sue forme e performata da una mascolinità militare da confraternita – e per questo da simulazione/affermazione – , è il tema portante di un’opera dalle pregevoli ambizioni letterarie puntate sulla stretta attualità (violenza di genere in primis), ma risolta con insperata conformità stilistica rispetto alle allettanti aspettative riposte sulle capacità narrative e stilistiche del regista americano e sul nutrito cast di nomi altisonanti (anche Gillian Anderson, Charlotte Gainsbourg, Timothy Spall e Robert Duvall), elementi, purtroppo, che stavolta non riescono a imprimere alcunché di veramente memorabile.

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Credits: Netflix

Un giallo d’atmosfera troppo nebuloso

Eppure, molto più che sulla storia e le sue ramificazioni argomentative sul presente, il maggior fascino del film ricade piuttosto sull’interpretazione del poeta maledetto Poe da parte dell’attore britannico di Harry Potter e La regina degli scacchi Harry Melling, capace di valorizzare e far suo il tormento, la sensibilità, la fragilità psicologica di un artista morto a soli quarant’anni, che ha fatto del terrore, della dipendenza e dell’ineluttabilità della morte la sua traccia indelebile nella cultura letteraria americana.

Compreso il valore intrinseco del film di non chiudersi alla mera risoluzione del caso, ma sfruttando l’enigma per aprirsi a ragionamenti umani sulla sofferenza, l’emarginazione e la mancanza delle persone care, l’adattamento Netflix di The Pale Blue Eye risulta purtroppo un film pallido e poco inquadrato, perso nella verbosità eccessiva della prima parte e lasciatosi andare ad una foschia d’ ambientazione che finisce per riversarsi anche nella (poca) nitidezza dei contenuti proposti.

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