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The Place: la recensione del nuovo film di Paolo Genovese
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Dopo Perfetti Sconosciuti, in molti si aspettavano una commedia, invece ci troviamo di fronte a un drama inaspettato ma del tutto originale. Liberamente tratto dalla serie televisiva The Booth at the End di Christopher Kubasik, Genovese con The Place ha deciso di rischiare e di spingersi oltre i propri limiti basando l’intero film su un potente interrogatorio: “Cosa saresti disposto a fare per ottenere ci? che desideri?”
Il regista romano porta sul grande schermo le anime nere degli uomini in un dramma riflessivo, a tratti consolatorio, con un imponente cast di attori italiani che si fanno portavoce di vizi e bramosia, costantemente in bilico tra realt? e appetito per i loro desideri.
La storia ruota intorno a un misterioso individuo interpretato da un gelido e straordinario Valerio Mastandrea, un uomo di cui non conosciamo nulla se non il suo lavoro praticato all’interno di un bistrot romano intitolato, per l’appunto, The Place.
Ancora un tavolo, dunque. Quello a cui siede l?oscuro signore. ? sempre l?, giorno e notte e riceve visite di continuo.
Chi ?? Cosa fa? Forse ? un guru, forse uno psicoanalista o semplicemente un sadico. Questo non ? importante. Ogni cliente conosce la sua esistenza e vuole qualcosa da lui. Quello che per noi pu? essere impossibile, per questo uomo “si pu? fare”, ma il prezzo da pagare ? molto alto. Non stiamo parlando di soldi bens? di prove, azioni buone ed altre criminali.
In questo contesto prende vita il male tentatore, un male studiato, come in una partita, ma in questo caso l?arbitro ? consapevole, gi? in partenza, della forza dei suoi clienti e sa chi riuscir? a spingersi oltre o chi al contrario, abbandoner? il gioco. Attraverso i caratteri e le storie dei dieci protagonisti, interpretati da Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Giulia Lazzarini, Silvia D?Amico, Vinicio Marchioni, Silvio Muccino, Alessandro Borghi e Sabrina Ferilli, Genovese ci insegna di come spesso l’uomo arrivi quasi a vendere la propria anima al “diavolo” pur di ottenere ci? che desidera.
La carrellata di storie che si intersecano e finiscono per collegarsi tra loro negli istinti, nelle passioni e nella lussuria, rende The Place un film disturbante il cui obiettivo principale ? quello di porre una domanda sull?etica e sulla morale, sui limiti e sulle coscienze. Un valido aspetto in grado di imprigionarci in una narrazione ricca di tensione e suspense, anche se a volte cede a qualche banale ridondanza.?
Anche qui, proprio come in Perfetti Sconosciuti, i movimenti di macchina sono limitati e la fotografia punta sui dettagli e sulle sfumature, evidenziando soprattutto le pi? piccole espressioni, cesellate con dovizia.
The Place non ? solo un luogo o un titolo ma un piccolo live theatre che mette in risalto il talento di attori di prim?ordine e la capacit? di scrittura di un regista in forma smagliante. La sceneggiatura, ancora una volta, ? solida ma spiazzante e, senza cadere negli stereotipi, porta con s? pensieri riflessivi e forti interrogatori?
Pur percorrendo ogni sua via, tu non potresti mai trovare i confini dell?anima: cos? profonde sono le sue radici, diceva Eraclito.
Se con Perfetti Sconosciuti il regista aveva trasformato una sala da pranzo in un palcoscenico, invitando lo spettatore a riflettere sui propri segreti, le ipocrisie e le bugie quotidiane, l’ormai abile Genovese, maestro della commedia corale italiana, con The Place scatena una crisi morale in ciascuno di noi.
E voi, cosa sareste disposti a fare per ottenere ci? che desiderate?
Photo Credits: Medusa Film