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The Sound of Magic: recensione della serie TV coreana su Netflix
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The Sound of Magic: recensione della serie TV coreana su Netflix

Tags: netflix, Recensione, the sound of magic
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Sinossi ufficiale di The Sound of Magic:

Dramma toccante che racconta la storia della ragazza costretta a crescere troppo in fretta Yoon Ah-yi e del misterioso mago Rieul che vuole rimanere bambino nonostante sia gi? adulto.

recensione di The Sound of Magic:

Negli ultimi anni dalla Corea sono arrivati dei prodotti seriali davvero originali, audaci abbastanza a non snaturarsi difronte al dissimile pubblico medio di Netflix. europeo e nordamericano. non proprio avvezzo a quel loro linguaggio audiovisivo fatto di ritmo compassato, ibridazione di generi, riferimenti spietati alla stretta attualit? del paese asiatico. Due su tutti, Squid Game e Non siamo pi? vivi, senza per questo sorvolare sul courtroom drama dall?inaspettato successo La Giudice e la schiera del catalogo romantico che si allarga soprattutto con i lungometraggi, le serie tv del sud Corea sembrano provenire da un mondo a parte e, forse per questo, non tutti riescono con estrema facilit? ad addentrarvici con una certa disinvoltura.

L?ultimo acquisto dal titolo The Sound of Magic, teen-(k)drama, fantasy, musical o tutte e tre le cose assieme, racchiude a perfezione quella caparbia originalit? di cui sopra, ricco di elementi magici mescolati al pathos della concreta realt? e spruzzato con una spolverata di thriller/crime che non guasta mai. Un esperimento non propriamente ambizioso ma di certo ricco di variegate componenti inserite nel frullatore narrativo azionato da chi, pare, ha intenzione fare le cose in grande. Eppure, nel corso dei sei episodi a prevalere ? piuttosto un effetto soft al limite del soporifero, che ci accompagna per mano verso le braccia di Morfeo piuttosto che guidarci nello stupore della prestigiazione.

E tu, credi (ancora) nella magia?

La storia ? pressoch? detta. Una liceale indigente ma portata con mal celata invidia delle compagne al successo accademico in tutte le materie, in particolare la matematica, una sera di vento inseguendo una banconota che le sfugge di continuo appena guadagnata dallo sfiancante turno di lavoro in un mini-market, si ritrova all?interno di un luna park ormai abbandonato da anni, quello tanto chiacchierato fra i banchi di scuola giacch?, si dice, sia custodito da un mago giovane e bello che le magie le fa per davvero.

Sconvolta da quell?incredibile conoscenza Yoon Ah-yi (Choi Sung-eun), orfana di madre e abbandonata dal padre braccato dagli usurai, si affida pian piano a quel Peter Pan vestito da Milord, il quale sembrer? l?unico a portare nella sua vita da teenager disillusa, bullizzata e adulta troppo in fretta un po’ di meritato e insperato incanto.

Il musical: l’asso nella manica di The Sound of Music

Basata sulla webtoon Annarasumanara di Ha Il-kwon e adattato da Kim Min-jeong, gi? regista premiato per Love in The Moonlight popolarissima in Corea, The Sound of Magic fa sua l?immaginazione incredula dell?illusione infantile per intruforarla nella (dura, spietata, oggettiva) vita reale di una sedicenne come tante, eppure diversa da tutte. Un coming-of-age, questo, che vorrebbe congiungere nella concretezza del quotidiano quella magia fiabesca che forse ? possibile credere anche quando ormai si ? adulti, trovando cos? un filo possibile fra due mondi mai veramente distanti.

Nobile intento quello dei sogni ad occhi aperti, se non fosse che la narrazione, in particolare la direzione registica, dilata allo sfinimento alcune sospensioni emotive inerenti alla sofferenza interiore che la protagonista subisce suo malgrado; un? apatia flemmatica che strozza non solo il ritmo degli episodi (un?ora circa sembra un?infinit?) ma che affatica e non esalta i numeri migliori che la serie ha da offrire: le coreografie e i brani musicali.

? infatti l?impronta da musical hollywoodiano moderno, quello di La La Land in poi per intenderci, a dare al racconto il respiro pi? liberatorio ed espressivo, composto da balli eseguiti in gruppo o in duo che sfruttano tempi e spazi diegetici e non; nondimeno le canzoni composte appositamente per la serie e intonati dagli interpreti stessi. Sul mero aspetto d?intrattenimento sonoro e scenografico infatti, The Sound of Silence convince per la minuzia dei comparti scenici e sull?uso spettacolare dei classici presupposti della suggestione magica (le bolle di sapone, le giostre, il cilindro, le carte, le sparizioni e le apparizioni).

Tuttavia, una volta svelato il trucco, sar? probabile che molti abbonati tenderanno a stancarsi con facilit? ad un prodotto dal non facile approccio, destinato a non replicare il clamore di Squid Game o di Non siamo pi? vivi seppur la produzione sia grande abbastanza. Oppure, per magia, svetter? nella top ten e stupir? i pi? increduli.

Leggi anche:

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