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The Tragedy of Macbeth, recensione del film di Joel Coen

Tags: apple tv+, denzel washington, frances mcdormand, oscar 2022, the tragedy of macbeth
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The Tragedy of Macbeth, recensione del film di Joel Coen

Tags: apple tv+, denzel washington, frances mcdormand, oscar 2022, the tragedy of macbeth

Il film di Joel Coen ? una versione ibrida, tra cinema e teatro, della tragedia di Macbeth, che sembra esistere in un regno tutto suo

Dopo una lunga assenza dalle sale dei fratelli Joel e Ethan Coen dopo La Ballata di Buster Scruggs (2018, disponibile attualmente su Netflix), Apple Original Film e A24 uniscono le forze per convincere solamente Joel a dirigere una riproposizione fedele della tragedia shakespeariana di Macbeth. Protagonisti di questa nuova interazione, il duo composto da Denzel Washington e Frances McDormand, nei rispettivi ruoli di Lord e Lady Macbeth.

In ques’ultima riproposizione della storia di Macbeth, si vuole optare per una ricerca stilistica di alto valore: formato ristretto in 4:3, bianco e nero con fotografia che vuole estendere spazi desolati e potenziare una scenografia minimale e spoglia, assieme a una direzione distaccata da ci? che si dovr? consumare nel girato. Una sete di potere crescente che annienta e demolisce gli animi di peccatori perennemente in errore, con quella brama sfrenata e inesorabile che pu? solo incontrare una fine nefasta: il Macbeth rivisitato da Joel Coen sa benissimo di appartenere ad una narrativa collaudata e ripresentata in molte forme (ricordiamo l?approccio dinamico di Orson Welles che, nel 1948, diresse ed interpret? l?opera trasposta al cinema): l?unica maniera di estrapolare un discorso consumato dall?odio e dal sangue e rivitalizzarlo ai giorni nostri ? trattarlo come un horror dal sapore vampiresco.

Carl Theodore Dreyer e Friedrich Wilhelm Murnau vengono omaggiati con inquadrature sghembe, riprese dall?alto evocative e piani ravvicinati che fanno presagire un terrore che pu? solo attanagliare la coppia Lord e Lady Macbeth. I colori perdono di definizione ma l?imponenza di una scenografia liberata di ogni orpello e particolare ricercato ? fondamentale per l?economia della visione nel suo complesso: le ampie ripercussioni di natura filosofica sui temi del destino, dell?azione e della volont?, e le molte ombre e misteri che aleggiano attorno alla reputazione di Macbeth sono arricchiti dal non-detto dietro la cabina di regia.

Si eliminano i cinque atti della tragedia di Shakespeare e la vicenda ? scandita solo da due sezioni: THEN e TOMORROW. Le conseguenze di un presagio che promette futili ricchezze e un domani che potrebbe non esserci. La cinepresa si fa via via pi? distante e lascia che gli interpreti principali ? assieme a numerosi ruoli di supporto che meritano una menzione speciale, da Henry Meiling a Corey Hawkins, fino alle streghe ricoperte magistralmente da Kathryn Hunter ? si snodino con le loro visioni e i loro deliranti monologhi avvolti dal disagio e dalla perenne sensazione di incompiutezza.

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