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Twisters: recensione del blockbuster estivo di Lee Isaac Chung
Alessio Zuccari

Twisters: recensione del blockbuster estivo di Lee Isaac Chung

Tags: anthony ramos, daisy edgar-jones, glen powell, Lee Isaac Chung, Twisters
Twisters: recensione del blockbuster estivo di Lee Isaac Chung

Twisters: recensione del blockbuster estivo di Lee Isaac Chung

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Alessio Zuccari
Tags: anthony ramos, daisy edgar-jones, glen powell, Lee Isaac Chung, Twisters

Daisy Edgar-Jones e Glen Powell sono cacciatori di tornado nell’avvincente film sequel e spin-off del classico del 1996.

Solido, dinamico, trascinante. Twisters è il pop corn movie estivo che non avevamo da tempo. Okay, nell’estate 2023 abbiamo conosciuto il doppio fenomeno avvitato di Barbie e Oppenheimer. Ma non è la stessa cosa, lì dentro c’era altro. Cinema da pensare e chiacchierare, con un’efficace campagna marketing a creare a tavolino l’idea dell’evento. Il film diretto da Lee Isaac Chung, che con un salto da maestro passa dall’intimista Minari a questa giostra al cardiopalma qui, ha una composizione chimica differente.

In parte scienza, in parte religione. La miscela di cui è fatto pure un tornado, spiega il Tyler Owens di Glen Powell. Sarebbe a dire qualcosa che in parte si può comprendere, in parte no. Nel mezzo cosa sta? Lo stupore, l’effetto wow, la sublimazione dello spettacolo. In un’immagine? La Spielberg-face, il volto spalancato davanti alla meraviglia un attimo prima di decidere se poi debba seguire l’esaltazione della gioia o quella dello spavento.

Puro cinema d’intrattenimento, tra sentimenti e adrenalina

Twisters: recensione del blockbuster estivo di Lee Isaac Chung
Photo Credits: Warner Bros.

Non è un caso che proprio Steven Spielberg produca con la sua Amblin Entertainment, al fianco di due colossi in insolita sinergia come Universal Pictures e Warner Bros., così come già produsse il Twister del 1996 di Jan de Bont. Quel film, in realtà, avrebbe anche dovuto dirigerlo. Torna tutto, ha senso. Qui siamo nel cinema d’intrattenimento più puro, fedele a un’idea di spettacolo alimentato con sentimento e adrenalina. D’altronde è la scuola de Lo squalo, che uscì nel giugno del 1975 e decretò cosa sarebbe stato da lì in poi il blockbuster sotto l’ombrellone.

Dietro tutto questo c’è insomma l’idea non solo di lasciare attonito chi guarda, ma di recuperare una tradizione. I fili rossi sono allora anche interni a una storia che di fatto è, secondo le odierne catalogazioni, un sequel spin-off. Non c’è Helen Hunt, ma c’è Daisy Edgar-Jones nei panni di Kate Cooper, meteorologa con un passato da cacciatrice di tornadi. Una professione che ha abbandonato ai tempi del dottorato, quando una sua scelta avventata ha provocato la morte di fidanzato e amici lasciandola unica superstite assieme a Javi (Anthony Ramos).

Non c’è Bill Paxton, ma c’è appunto il rampante divo Glen Powell, fascinoso ma in apparenza “bifolco” youtuber con tanto di crew di stralunati che si tuffa nella tempesta sprezzante del pericolo e del buonsenso – ma che accoglie la paura. Proprio con lui si instaura una sfida a distanza quando Kate torna sullo sterrato dell’Oklahoma per insistenza di Javi, che ha bisogno del suo aiuto per raccogliere dati con nuove sofisticate apparecchiature – compare la celebre macchina ‘Dorothy’, ma stavolta ci sono anche il leone, l’uomo di latta e lo spaventapasseri.

Uno spettacolo che sottintende il contemporaneo e le sue sfide

Twisters: recensione del blockbuster estivo di Lee Isaac Chung
Photo Credits: Warner Bros.

Se Twister si muoveva in sostanza su una tensione perenne tra Es ed Io, desiderio e repressione, Twisters è più tra senso di colpa e responsabilità sociale. A differenza di altri film di largo consumo contemporanei, però, rinuncia a portare in superficie, a parole, la dialettica sulle crisi del contemporaneo. Si accenna ad un aumento insolito dell’attività dei tornado, ma non viene mai imputata direttamente la responsabilità alla crisi del cambiamento climatico, mai nominato. Magari ci si sarebbe potuto spendere un passaggio in più, magari no. Fatto sta che è pur vero che film come questi arrivano quando devono arrivare, e con il semplice manifestarsi, e mostrare, finiscono per far risuonare campanelli nella testa di chi va a stringere i braccioli delle poltrone in sala.

Aiuta poi che la sceneggiatura di Mark L. Smith, su soggetto di Joseph Kosinski, sia un copione che fila fluido tra colpi in rovescio, personaggi gustosi (ottima la sintonia tra Edgar-Jones e Powell) e begli scambi, amalgamato in vortice a una regia che sa bene cosa significano azione e vibrazione. In relazione a quanto detto pocanzi, e a verso chi puntare il dito, c’è anche una minore retorica del tornado come mostro o creatura, che nel capitolo del 1996 era esaltata soprattutto attraverso il sonoro che li annunciava con ‘versi’ feroci e bestiali.

Ciò non significa che qui non accrescano a dismisura e arrivino letteralmente ad infiammarsi, ibridati ad un contesto – umano – che li rende implacabili e che Lee Isaac Chung trasforma in minaccia terrificante eppure spettacolare. Proprio in questa direzione va il crescendo della sequenza finale e mozzafiato all’interno di una sala cinematografica, che è già materiale iconico, incastonato in quell’album collettivo delle immagini fatte per restarci in testa. E per dire, stavolta sì ad alta voce, che emozioni simili, se le si vuole trovare, le si può trovare per davvero solo dentro quelle quattro mura.

Twisters è al cinema dal 17 luglio con Warner Bros.

Guarda il trailer italiano di Twisters:

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