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Un Altro Giro, la recensione del nuovo film con Mads Mikkelsen
Tags: another round, festa del cinema di roma 2020, mads mikkelsen, un altro giro, un altro giro film
Lo 0,5% di alcol nel corpo porterebbe l?essere umano a una vita pi? spigliata, piena di coraggio, di gran lunga pi? ricettiva di quella che svolge quotidianamente, con una spinta a conversare e confrontarsi che in situazioni normali non riuscirebbe a presentarsi. Teoria esposta dalla scienza stessa, a cui il gruppo di amici di Un altro giro non pu? certo sottrarsi, visti gli effetti benefici che potrebbe portare nelle loro vite. C?? il protagonista di Mads Mikkelsen, l?introverso Martin, che potrebbe finalmente ritrovare la verve che serve per insegnare la grande storia ai suoi studenti liceali e avere finalmente la forza di affrontare i vuoti del suo matrimonio. C?? il Nikolaj di Magnus Millang che potrebbe trovare la reattivit? adatta per affrontare i suoi tre figli e le notti insonni che gli fanno passare. Ci sono poi Tommy (Thomas Bo Larsen) e Peter (Lars Ranthe), che nella moria dei loro studenti hanno l?opportunit? di riaccenderne la scintilla dello sport e della musica.
Quattro professori, quattro uomini comuni, un unico esperimento da seguire secondo le regole ferree e le direttive che gli stessi partecipanti si sono dati. Raggiungere quella percentuale in pi? di alcol da far scorrere nel sangue ? un obiettivo scientifico legato all?umanit?, fatto di fasi e di esperienze di gruppo e individuali che vanno a segnare i possibili miglioramenti della vita dei personaggi. Una storia che chiunque vorrebbe farsi raccontare, se non addirittura avere lo sghiribizzo di volerla, anche solo per un po?, vivere. Perch? quei due o tre bicchieri al giorno, quel cocktail dal sapore pi? forte e dal tasso alcolemico decisamente alto, possono farsi da innesto per un vulcano che sta programmando solamente di eruttare, sapendo che lo far? senza alcuna esitazione, dovendo solo decidere quando.
Eppure ? proprio nel suo comprimersi fino a sopprimere tutto ci? che era stato preparato che Un altro giro di Thomas Vinterberg finisce per ritrovarsi, pellicola presentata al Toronto Film Festival, al BFI London Film Festival e alla Festa del Cinema di Roma, ma solo dopo essere stata bollata come appartenente all?originario, bench? mai esistito listino di opere in concorso al Festival di Cannes. Con un potenziale irruente che dall?opera sarebbe potuto dilagare attraverso una detonazione composta da rabbia, frustrazione, incoscienze e visione sprovveduta degli accadimenti e dagli effetti che pu? riservare l?esistenza, il film di Vinterberg va gi? come un buon bicchiere di champagne fresco e frizzante per larghissima parte della sua iniziale durata, non portando per? a termine l?esasperazione che ci si sarebbe attesa dalla stravaganza e problematicit? del tema, ribilanciando invece il tutto.
Come tornando su binari pi? facilmente convenzionabili, riquadrando una sceneggiatura che, scritta dal regista assieme a Tobias Lindholm, ha in mano semplicemente un?idea declinabile in trovate incredibili, Un altro giro ha scritto nel suo destino di veder sfumare la sua capacit? di inebriare. Tirandosi indietro al posto di affrontare un?assurdit? che si vorrebbe veder portata alle estreme conseguenze, ma che, pur avendo insegnato qualcosa ai protagonisti a partire da se stessi fino alle relazioni con gli altri, finisce come una bevanda in verit? annacquata, l?opera danese fa perde un po? l?entusiasmo allo spettatore che aveva riposto la massima fiducia nel test preso in esame dai protagonisti.
Un reale dispiacere vista la brillantezza che Thomas Vinterberg riesce a ringalluzzire attorno a quattro bicchieri alzati, per una comicit? amara nel suo essere soltanto, essenzialmente buffonesca, complici un quartetto magnificamente rodato di interpreti, pescati direttamente dalle fila e dalla carriera del loro autore. Nel trainare i suoi co-protagonisti, Mads Mikkelsen si d? ad una performance tra le pi? peculiari della sua filmografia, traballando su umori che Un altro giro vuole costantemente alterati dall?assunzione di alcol e consapevolezze.
Nonostante, dunque, una propulsione che scende di gradazione nel proseguo della pellicola, riuscendo ad apprezzarne maggiormente le premesse che le reali soluzioni, concentrandosi su ci? che per un po? ci viene giurato, finendo per venir sommessamente ritrattato, Un altro giro ? l?acuto esperimento sociale reiterato nella cinematografia di Vinterberg, che trova nell?escamotage elaborato dei personaggi, la verit? pi? stupida: bere superando il limite ? solamente alcolismo, bisogna trovare il modo di ubriacarsi e farlo sapendo di godere di una vita piena.
In una ricorsa contro il livello alcolemico nel proprio corpo, in cui ? la celebrazione dell?esistenza quella a cui, alla fine, si interessa Vinterberg, il film del cineasta danese si apre e chiude nell?esaltazione stessa di un piacere che vuole esprimersi e liberarsi, al principio con la giovinezza ancora in fiore degli studenti dei protagonisti, e nella fine catartica con un ballo che ne ricerca lo spirito perduto. Un interno, quello di Un altro giro, che scollegandosi dal proprio centro, vive le sue due sequenze fondamentali con un senso di lotta e apparente riscatto dove ? il ballo lo stupefacente pi? stordente, con la meraviglia di un Mads Mikkelsen perso nella danza, in quello che sar? ci? di realmente memorabile che rimarr? di questo film.
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