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Alessio Zuccari
Uno Rosso: recensione del film con Dwayne Johnson e Chris Evans
Tags: chris evans, dwayne johnson, J.K. Simmons, Jake Kasdan, Uno rosso
Che film di Natale sarebbe senza una bella morale di fondo? Uno Rosso è proprio quel caso che vorrebbe chiamare a gran voce l’eccezione alla regola. Nell’interminabile lista di cloni e clonazzi che ci sommergono ogni anno all’avvicinarsi del 25 dicembre – sempre prima, già a inizio novembre! –, la pellicola diretta da Jake Kasdan su sceneggiatura di Chris Morgan pare intuire di doversi creare un mondo narrativo complesso.
Ed è la cosa che in effetti più intriga di Uno Rosso, che di fondo è un film d’avventura, un po’ spy un po’ action, con un worldbuilding stimolante, fatto dei protagonisti della fiaba natalizia riconfigurati come un’organizzazione tecnologica e oliatissima, dove ogni momento è quello buono per scartare in altri meandri e reami fantastici. Peccato solo che voglia appiccicare a tutti i costi riflessioni di cuore e di anima lì dove sembra proprio non ce ne sia spazio o interesse alcuno.
L’intreccio si fa presto a dire. Qualcuno ha rapito Babbo Natale (J.K. Simmons). È il giorno prima della vigilia e tutti vanno comprensibilmente nel panico. Il compito di ritrovarlo è di Callum Drift (Dwayne Johnson), il capo della sicurezza del Polo Nord che poco prima aveva annunciato al suo datore di lavoro che dopo secoli di servizio questo sarebbe stato il suo ultimo anno. Perché non vede più la bontà nelle persone adulte.
Callum collabora con Zoe Harlow (Lucy Liu), la capa del MORA, agenzia globale che si occupa di gestire il mondo mitologico (qui c’è il seme di un’idea di franchise che molto probabilmente non vedremo mai). Insomma, persino l’arcano e la magia non si salvano da soli, ma hanno necessità di una sovrastruttura governativa che ne salvaguardi il benessere in un mondo dove la lista dei cattivi è più lunga di quella dei buoni. Risalgono così allo scapestrato hacker Jack O’Malley (Chris Evans), che ha venduto a sua insaputa le informazioni su dove trovare San Nicola.
Da qui Uno Rosso parte con la sua girandola di situazioni in giro per il globo e oltre, da Aruba a un regno infernale, con al centro Callum e Jack che ammiccano anche all’idea di un buddy movie che è forse la scintilla che meno si innesca nel film. I personaggi interpretati di Johnson e Evans sembrano però discutere continuamente lo statuto divistico dei due, con il primo che è la star al centro del progetto (Kasdan è regista anche dei due Jumanji più recenti, dove Johnson era protagonista; Morgan ha lavorato a Hobbs & Shaw), e il secondo che pare voler continuare a rovesciare il volto da bravo ragazzo di Captain America – nonostante alcuni frangenti d’azione lo chiamino comunque in causa.
Qualche trovata simpatica il film la ha, soprattutto nel momento in cui prende elementi caratteristici e li rifunzionalizza ai suoi scopi (i troll che “setacciano l’internet”, i pupazzi di neve scagnozzi cattivi). Al pari di un linguaggio sporco e persino un po’ becero, gustoso martelletto demenziale sbattuto in testa soprattutto al personaggio di Jack. Eppure è come se a questa esagerazione, a questo pensare il proprio universo narrativo rozzo, Uno Rosso credesse per davvero fino ad un certo punto. È chiaramente lì la formula azzeccata, basti guardare all’azzeccata (in atmosfera; narrativamente un po’ meno) sequenza nella corte del fratellastro di Babbo Natale, Krampus (Kristofer Hivju).
Ma poi si ricrede e si contorce su se stesso in una mancanza di direzione chiara su dove voglia andare e cosa voglia raccontare. Solo un’avventura? Una paraboletta edificante? Sarebbe persino intrigante il villain, la strega Gryla (Kiernan Shipka, che non è mai uscita da Le terrificanti avventure di Sabrina). I cui propositi sono nobili – tornare a un pianeta di virtuosi – e i metodi un po’ meno – rinchiudere per sempre tutte le persone presenti sulla lista dei cattivi, dalle parti delle teorie e pratiche di Thanos.
Così Uno Rosso finisce per affossarsi in scambi emotivi di estenuante lunghezza e profonda vuotezza, come quelli che caratterizzano l’inesistente e pretestuoso rapporto tra Jack e suo figlio (Wesley Kimmel). Che è abbastanza un peccato, perché tentativo forzato di portare il film dalle parti di un familismo e di un’emotività che non sono mai il centro, con l’inevitabile conseguenza di lasciare tutto appeso a metà.
Uno Rosso è al cinema dal 7 novembre con Warner Bros.