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#RoFF19: U.S. Palmese, recensione del nuovo film dei Manetti Bros.
Alessio Zuccari

RoFF19 | U.S. Palmese, recensione del nuovo film dei Manetti Bros.

Tags: Blaise Afonso, manetti bros., rocco papaleo, RoFF19, U.S. Palmese
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Alessio Zuccari
Tags: Blaise Afonso, manetti bros., rocco papaleo, RoFF19, U.S. Palmese

Rocco Papaleo e Blaise Afonso sono tra i due protagonisti del film con al centro il calcio presentato nella sezione Grand Public della Festa del cinema di Roma 2024.

Probabilmente ai Manetti Bros., al secolo Marco e Antonio, serviva proprio un film come U.S. Palmese per ripigliare respiro dopo l’avventura d’alto profilo di Diabolik, cinecomic in tricolore e tripartito che non ha convinto nessuno per davvero. Qui tornano a un progetto più piccolo, dal respiro volutamente contenuto che si porta dietro tanto del sapore del detox dalle grandi e talvolta tossiche ambizioni.

Che ci potrebbe essere dunque di meglio se non affidarsi alla vena sempreverde di un racconto di riscatto, di un sogno tanto grande e bislacco da confinare con la genuina follia. Nello specifico quello di Don Vincenzo (Rocco Papaleo), pensionato tifoso della squadra locale della cittadina di Palmi in Calabria, la U.S. Palmese appunto (esiste davvero!), che si intestardisce di aver trovato la soluzione alle continue difficoltà prestazionali del team. Quale? Ingaggiare Etienne Morville (Blaise Afonso), giovane fenomeno francese del Milan e originario delle banlieu parigine, noto per avere una testa calda che un giorno lo fa finire addirittura fuori dal progetto sportivo.

Il talento di un campione tra sagre e dialetto calabresi

#RoFF19: U.S. Palmese, recensione del nuovo film dei Manetti Bros.
Photo Credits: 01 Distribution

Don Vincenzo organizza così una colletta tra tutti i 18 mila abitanti di Palmi per racimolare la cifra milionaria da poter garantire al giocatore nel caso accettasse di trasferirsi nella cittadina calabrese. Tra lo sberleffo dei compaesani (Massimiliano Bruno, Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato, Guglielmo Favilla), la perplessità della figlia Concetta (Giulia Maenza) e anche sostegni inaspettati (l’esilarante poetessa di Claudia Gerini). Cosa che però Etienne fa per davvero, seppur mosso più dalla necessità di ripulirsi l’immagine pubblica che per un gesto di reale predisposizione al cambiamento.

Da questa assurda premessa i Manetti, in sceneggiatura assieme a Luna Gualano ed Emiliano Rubbi, si muovono dondolando di continuo tra la fiabetta di buon animo e una leggera traccia sentimentale, con la relazione che Etienne deve ricostruire con la sua ex ragazza parigina (Lisa Do Couto Teixeira). Chiaro allora è come il cuore di tutto stia nella spacconaggine da ridimensionare di Etienne, ragazzo povero e arricchitosi troppo in fretta (e con troppa rabbia) che dalla sua nuova finestra dell’hotel di Palmi osserva l’estrema regionalità italiana.

Che è e resta un sempre naturale e imprescindibile motore comico per il nostro cinema, tra chiasso, sagre e dialetti che volenti o nolenti rappresentano comunque il tessuto dell’appartenenza popolare del Belpaese. E che contrastano bene nel raccontare come oggi la fede calcistica sia sempre più spaccata in due, tra le massime serie contaminate dal potere economico altissimo, virtuale, e quelle più dilettantistiche che si appellano a un’aggregazione che supera i deludenti risultati e i campi dissestati.

Un’ironia esagerata e tutta di pancia

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Photo Credits: 01 Distribution

Certo, è una morale semplice questa attorno alla scelta del calcio come architrave metaforica del film, sport che resta comunque quello di più difficile rappresentazione cinematografica. Non tensivo come il basket, non estetico come il tennis (qualcuno ha detto Challengers?). I due Manetti ambiscono allora a prenderlo con un’ironia e un umorismo che ne spezza le componenti agonistiche e punta tutto alla risata anche più grottesca – alla quale partecipano pure inserti comici estemporanei ed esagerati, come quello legato al difensore dell’avversaria Vigor Lamezia che arriva così sguaiato e sfacciato da non poter trascinare in una sincera risata di pancia.

Un’operazione, in sostanza, dove a fare comicità basterebbero i singoli nomi delle squadre (cose come la Cinquefrondese o la Gioese, acerrima avversaria di derby) o degli altri giocatori – scarpari – compagni di Etienne, pungolato dall’allenatore in massima caricatura slapstick di Max Mazzotta. Forse un pelo troppe le due ore di durata, che addormentano il calore del film in qualche circostanza. Ma comunque un gradevole ritorno a un cinema più spontaneo per i due registi, dal quale ripartire con il carattere verace delle storie che li hanno sempre contraddistinti.

U.S. Palmese sarà al cinema il 20 marzo 2025 con 01 Distribution.

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