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Martina Barone

Venezia79 | Dead for a Dollar: recensione del film con Christoph Waltz 

Tags: christoph waltz, Dead for a Dollar, Venezia79
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Martina Barone

Venezia79 | Dead for a Dollar: recensione del film con Christoph Waltz 

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Walter Hill torna al cinema con un wester canonico e scontato come Dead for a Dollar, pur presentando un cast ricco di stelle

I grandi cineasti rimangono grandi in qualsiasi caso. Qualunque sia il percorso che intraprendono, qualsiasi strada decidano debba percorrere la loro terza fase d’età. Come Dario Argento, che nonostante con Occhiali neri abbia toccato il peggior punto della sua carriera non smetterà mai di rimanere il maestro dell’orrore italiano. Come George Lucas che non dirige un film dal 2005, ma viene considerato ad oggi ancora uno dei più rinomati cineasti della modernità. Come Walter Hill che alla Mostra del Cinema di Venezia presenta Fuori Concorso il film Dead for a Dollar, ricalcando alcuni dei punti cardini espressi nel corso dei decenni nella sua filmografia, racchiusi per un western duro e puro senza uscire mai dal seminato del far west sporco e retorico.

Una pellicola che in verità non presenta problematicità insormontabili all’interno della propria storia, ma che conferma una sterilità nella stesura di una narrazione che basa la propria struttura su una storiella da bar tra un whisky e una pistolettata e che esattamente così viene rappresentata sullo schermo. Una tiepidezza nella costruzione di un film appartenente a un genere secolare che racchiude in sé la conoscenza di ogni stilema possibile del western e che non apporta nemmeno un piccolo, impercettibile tentativo con cui provare a sovvertirlo. Un adagiarsi su una convenzionalità che è comoda per il cineasta e altrettanto per lo spettatore, che da parte sua vorrebbe però trovare un intrattenimento scoppiettante e immersivo.

Il solito Far West

Nella ricerca di questa donna che il marito dice essere stata rapita, ma che ben presto si scoprirà essere scappata di propria volontà, il protagonista Max Borlund dell’attore Christoph Waltz intraprende un viaggio che sarà esteriore nell’inseguimento di questa fuggitiva, nonché interiore nel momento della loro conoscenza. Uno scambio di lealtà e di fiducia che i due riescono a lasciare intercorrere accogliendo e abbracciando l’uno gli aspetti insoliti dell’altro. Due menti brillanti intente a sopravvivere alle leggi del west, mai stato così canonico e scontato come in Dead for a Dollar.

La semplicità dell’opera potrebbe però anche porsi distante dalla sola sensazione di noia, portando lo spettatore a poter apprezzare la fattura essenziale e facile che ha da offrire, magari immaginando già le svolte e le dipartite che andrà a riservare e apprezzandolo proprio per questo sue essere spoglio e sostanziale. Ogni aspetto nodale viene rispettato da Dead for a Dollar per l’edificazione di un western innocuo nonostante le innumerevoli sparatorie che vedono coinvolti i personaggi. La delineazione di pedine bidimensionali che ne abitano i territori polverosi su cui consumare ripicche e vendette.

Dead for a Dollar e le sue stelle

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Credits: Quiver Distribution, Myriad Pictures

Anche i personaggi rientrano senza opportunità di scampo in un immaginario ideale che, senza un racconto originale di supporto, tendono a diventare solamente caratteri vuoti, privi di una personalizzazione delle peculiarità e dei ruoli che nemmeno le interpretazioni dei loro attori riescono a dare. La risonanza dei nomi non è sinonimo di successo, men che meno se nemmeno loro sembrano credere veramente alle parti che è stato chiesto loro di interpretare. Tra Christoph Waltz e Willem Dafoe, è Rachel Brosnahan l’unica a mettere forse del fuoco nella sua Rachel Price (probabilmente anche troppo). Un’attrice che cerca di dare spessore a una donna teoricamente insolita per la classicità del genere, eppure oramai ingabbiata anche essa all’interno di un’etichetta.

Non necessariamente godibile, ma pur sempre visionabile, distante dai lavori memorabili di Walter Hill e destinato a non farne parte, Dead for a Dollar è un’opera accennata che non diventa mai leggenda. Al massimo ritornello, strofa cantata di una ballata su di un gruppo di uomini in cerca di riscatto. Quello in cui la vittoria significa far perire l’altro, provando in tutti i modi a salvarsi la pelle. 

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