Recensioni, Festival, Top News
0
Martina Barone
Venezia79 | The Hanging Sun - Sole di mezzanotte: recensione film con Alessandro Borghi
Tags: alessandro borghi, The Hanging Sun, Venezia79
Alessandro Borghi è il protagonista di The Haning Sun – Sole di mezzanotte, un thriller anonimo e senza personalità
Sono anni che la Mostra di Venezia offre ai propri spettatori come opera di chiusura una pellicola che si distacca dalle solite narrazioni consumate nei dieci giorni di Lido, preferendo intrattenerli con visioni più leggere e di genere così da porre quasi un distacco tra ciò si è visto durante il festival e salutare con spensieratezza i suoi ospiti. È perciò nel thriller che la Mostra sembra ultimamente rifugiarsi, purtroppo non perturbante o almeno controverso come quello di un Don’t Worry Darling presentato Fuori Concorso. Bensì di una tipologia più convenzionale, più da serata da passare sul divano con un il telecomando in mano, girando di canale in canale finendo per immischiarsi nel percorso torbido e tortuoso di muti e ombrosi personaggi.
The Hanging Sun – Sole di mezzanotte rispetta i parametri con cui il festival ha deciso di concludere nei passati anni i suoi giorni di cinema più estremo, polemico, politico e straziante, virando su una decisione esattamente all’opposto e che dunque anestetizza quasi il coinvolgimento dello spettatore, spompato tanto dal trascorso turbinio cinefilo quanto dalla pellicola stessa selezionata.
Tratto dal romanzo Sole di mezzanotte di Jo Nesbø, autore spesso portato sullo schermo e abituato a venir vessato per operazioni cinematografiche come L’uomo di neve, il film rientra con convinzione nel panorama dei thriller generati automaticamente rubando atmosfere e personaggi da un bacino tradizionale e poco rimaneggiato. Quello da cui ha attinto quasi alla cieca lo sceneggiatore Stefano Bises per la pellicola con alla regia Francesco Carrozzini. Non un cattivo thriller, semplicemente uno qualunque.
Pur non macchiandosi di una violenza che solitamente potrebbe far parte di questa tipologia di opere, cercando una sottrazione che va dalla recitazione dei protagonisti alle svolte e ai dialoghi minimalisti con cui è stato riempito il contenuto di The Hanging Sun, l’opera dà l’iniziale impressione di poter svincolarsi dalla canonicità, affondandoci poi completamente. La volontà del protagonista John, interpretato dal nostro attore Alessandro Borghi, spinge l’uomo ad allontanarsi da una vita corrotta su cui è stato condotto da quando era un ragazzino, dovendo nascondersi dalle grinfie del padre e dall’odio del suo fratello acquisito, trovando in un bambino e la solitaria madre una formula di riscatto. La speranza di poterli portare via da un’isola bigotta e opprimente, quella su cui si ritroverà aspettando di poter finalmente scappare, dovendo cercare di nascondersi e di passare inosservato.
Intento in cui riesce benissimo se si domanda agli spettatori, che del John di Borghi poco riusciranno a ricordare se non l’ennesimo personaggio con barba e capelli lunghi, cappotto deforme e maglioni abbondanti che su un territorio ostile e ventoso cerca un percorso di liberazione e redenzione. Un’ambientazione nordica che negli echi fa percepire il rimando a luoghi già esplorati dal cinema di riferimento. Un’opera che non riesce perciò nemmeno ad avere un’identità, se non rubandola ad altri. Convinta di potersi adagiare su un racconto effettivamente strutturato discretamente partendo dalla base del libro di Nesbø, a cui non viene però riservata l’adeguata trasposizione cinematografica.
Un’opera dolente questo The Hanging Sun – Sole di mezzanotte, a cui sarebbe bastato non compassare i suoi tempi e cercare un ritmo moderato così da trasportare il proprio racconto fino alla fine, scegliendo invece di non soffermarcisi più del necessario e adagiandosi sul colpo d’occhio di una messinscena già vista e già fatta. Un thriller a cui erano stati dati tutti gli strumenti, incapace però di usarli. Un sole costretto a calare troppo presto, gettando l’oscurità sul racconto.