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Whitney Una voce diventata leggenda
Martina Barone

Whitney: Una voce diventata leggenda, recensione del film biopic sull'icona musicale

Tags: Whitney, whitney houston, whitney una voce diventata leggenda
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Martina Barone

Whitney: Una voce diventata leggenda, recensione del film biopic sull'icona musicale

Tags: Whitney, whitney houston, whitney una voce diventata leggenda

Dal 22 dicembre arriva al cinema Whitney: Una voce diventata leggenda, biopic sull’artista musicale più premiata della storia

La trama di Whitney: Una Voce Diventata Leggenda

Whitney: Una Voce Diventata Leggenda è un tributo al mito di Whitney Houston. Diretto da Kasi Lemmons, scritto dal candidato all’Oscar® Anthony McCarten, prodotto dal leggendario discografico Clive Davis e interpretato dalla vincitrice del BAFTA Award® Naomi Ackie, il film è un ritratto inedito della complessa e sfaccettata vita della donna dietro a “The Voice”.

Dalle sue origini come corista nel New Jersey fino a diventare una delle artiste più iconiche e premiate di tutti i tempi, Whitney: Una Voce Diventata Leggenda è un viaggio commovente ed emozionante attraverso la vita e la carriera della Houston, con esibizioni spettacolari e una colonna sonora con i successi di una delle voci più amate di sempre.

Recensione di Whitney: Una Voce Diventata Leggenda

Quando a Hollywood, o in qualsiasi altra parte del mondo, si decide di procedere nella realizzazione di un biopic, si dovrebbe sempre considerare se la persona presa in esame ha già un documentario a sé dedicato e, soprattutto, se tale opera è un prodotto di gran cura e di meritevole prestigio. 

Se il materiale d’archivio e le ore di ricerca abbiano tratteggiato un profilo non solo soddisfacente e veritiero, ma profondo e emotivo della figura che si ha davanti, così da esaltare tanto l’abilità narrativa del creatore e la realtà che, in maniera potente, riesce ad attraversare lo schermo grazie al genere utilizzato.

Whitney: una figura sotto i riflettori

Whitney Una voce diventata leggenda
Credits: Sony Pictures Entertainment

Whitney Houston viene ripresa in un documentario uscito nel 2018 e presentato anche fuori concorso alla 71esima edizione del Festival di Cannes. Un’operazione approfondita, che scava forse anche con fastidio nei problemi che la cantante aveva. La sua omosessualità repressa, o comunque un amore per nulla libero, a prescindere dalla persona che aveva accanto. 

L’abuso di alcolici e di sostanze, che ne hanno alterato lo stato della voce, abbinato all’uso compulsivo di nicotina. Una famiglia pressante che ne voleva tanto il successo per permetterle di realizzare il suo sogno, quanto per succhiarle fino all’ultimo centesimo. Genitori traditori o severi, avari o intransigenti che hanno contributo sicuramente a renderla la stella che è diventata, ma altrettanto a vederne spegnersi presto la luce. 

Come si realizza un biopic

Whitney Una voce diventata leggenda
Credits: Sony Pictures Entertainment

Con Whitney Kevin Macdonald non risparmia nessuno, nemmeno la sua protagonista. Ma non per questo se ne ritrae un quadro dispregiativo del talento e dei tentativi dell’artista di far fuoriuscire la propria voce e concederle di raggiungere il mondo. Cosa che ha effettivamente fatto battendo i Beatles e diventando la cantante più premiata della storia della musica.

Preso atto dell’esistenza di un’opera come il documentario di Macdonald, ci si domanda cosa possa venirne nel mettersi al lavoro su di una biografia che non punta su nessuno dei traumi che, purtroppo, hanno segnato il percorso personale e produttivo della performer, cedendo su un qualunquismo che accenna senza realmente scavare. Che scrive qualche frase di circostanza per far comprendere che la cantante aveva un problema con le dipendenze e che non ha potuto vivere con la donna che amava, sottraendo poi la mano.

Whitney: Una voce diventata leggenda è una copia sbiadita

Whitney Una voce diventata leggenda
Credits: Sony Pictures Entertainment

La grande ingiustizia di un biopic come Whitney: Una voce diventata leggenda è quella di non ricercare un taglio o un carattere preciso, di non dedicarsi ad un particolare aspetto o di sviluppare una poetica che possa stratificare la sceneggiatura dedicata all’artista e rendere la pellicola sia specchio della (simil) realtà, sia del contesto cinematografico. 

Film come questo diretto da Kasi Lemmons, su sceneggiatura di Anthony McCarten (non a caso lo stesso di Bohemian Rhapsody), appiattiscono un’esistenza e una carriera, dando informazioni sommarie sulla persona e adagiandosi su di un tema già tracciato che bisogna solo ricopiare.

La vita di Whitney Houston: dove tutto accade, ma nulla succede davvero

Whitney Una voce diventata leggenda
Credits: Sony Pictures Entertainment

È come se in due ore e ventisei minuti non succedesse niente in Whitney: Una voce diventata leggenda. La protagonista è una giovane che canta in chiesa, incontra la sua migliore amica/fidanzata Robin, firma un contratto con un produttore musicale e da lì comincia la notorietà. Poi prosegue con l’incontro con Bobby Brown, l’affaccio al cinema, l’entrata in riabilitazione e quel tragico incidente finale. Null’altro

È tutto approssimativo nel film di Lemmons. Tutto sbrigativo. Certamente la pellicola passa, ma scivola talmente veloce che significa che nulla rimane aggrappato. Che niente trafigge il cuore dello spettatore, che dalla storia di Whitney Houston sarebbe potuto uscire sconvolto, travolto, scioccato. E invece eccolo lì, un’altra fotografia edulcorata e innocua su una personalità straordinaria dello spettacolo.

Tra Whitney: Una voce diventata leggenda e Elvis: come sono cambiati i biopic

Whitney Una voce diventata leggenda
Credits: Sony Pictures Entertainment

È una pellicola innocente Whitney: Una voce diventata leggenda, che nel suo non voler far male a nessuno danneggia gravemente il pubblico. Gli offre un’opera inespressiva, insufficiente, che dopo la visione non può lasciare altro se non il ricordo di qualche bella canzone e un dispiacere generico, come può suscitarlo qualsiasi altro.

Ma in tempi in cui un Elvis ci ha dimostrato cosa si può fare con un’icona musicale, in cui Baz Luhrmann ci ha insegnato che ogni star può avere un proprio vestito, basta saperglielo cucire addosso, un lavoro come Whitney: Una voce diventata leggenda non può venir accettato. Non maltratto, né insultato, né tanto nemmeno accusato. Ma sicuramente non può venir accettato. 

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