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Martina Barone
Women Talking: recensione del film di Sally Polley
Tags: claire foy, Sally Polley, Women Talking
Women Talking è basato sul romanzo best-seller di Miriam Toews e porta sul grande schermo la storia di un gruppo di donne di una colonia religiosa che discutono di un segreto scioccante che riguarda gli uomini della comunità che per anni le hanno drogate e poi violentate. Quando la verità viene a galla, le donne discutono della loro drammatica condizione e dovranno decidere se restare e combattere o andare via.
Nel cast di Women Talking: Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Sheila McCarthy, Michelle McLeod, Kate Hallett, Liv McNeil, August Winter, Frances McDormand ed al loro fianco anche Ben Whishaw
Sarah Polley ha fatto un’ottimo lavoro di adattamento per il suo Women Talking. Partendo dal romanzo Donne che parlano di Miriam Toews pubblicato nel 2018, a sua volta ispirato da eventi reali accaduti nel cuore di una colonia Manitoba in Bolivia, la sceneggiatrice e regista ha lavorato sulla parola per trasformarla da testo narrativo a dialogo recitato. Da pagina fissa, ferma, immobile, più descrittiva che discorsiva, a una trasposizione per il cinema che sembra tratta da un testo teatrale tanto è immediato e incalzante lo scambio tra protagoniste.
Un gruppo di donne, un insieme di mogli, madri e figlie stuprate, che devono decidere se andarsene dall’unica fetta di mondo che conoscono dopo essere arrivate a un punto di rottura con gli uomini della propria comunità. Un‘insofferenza taciuta per anni, perpetrata sul corpo e la mente di qualsiasi abitante di sesso femminile, il venir stordite e violate come prassi di una collettività in cui le donne valevano meno del bestiame e per cui come tali venivano trattate.
La parola è il punto da cui ripartire, il sasso da lanciare, l’arma da utilizzare per una dialettica che alcune donne selezionate devono usare per prendere una decisione per il resto delle loro sorelle e amiche, dovendo scegliere se restare o andarsene. O, al più, combattere. Una riunione che è ciò che viene riportata dal libro di Toews, ma che Polley rende conversata e dinamica. Che non si definisce statica e inamovibile, almeno non nella sceneggiatura.
È infatti di contro la regia, semmai, a stabilizzarsi in quanto concentrata unicamente su quel solo luogo – un fienile – in cui le protagoniste consumano la loro adunanza. Il “grande consiglio” che però non sa assolutamente che fare, se non confrontarsi per valutare i pro e i contro delle proprie future azioni.
La materia letteraria si tramuta in versi e pagine per uno uno script che mantiene in primo piano la parola, su cui si basano i confronti delle personagge, accendendo e animando il loro raduno. La riflessione di Women Talking viene sospinta dall’indagine attorno ai vocaboli e alle definizioni, per portare quei concetti da una dimensione teorica a un’altra più concreta, pratica.
Dove il perdono andrà prendendo forma nell’allontanamento delle donne o, in alternativa, al loro rimanere e abbassare ancora una volta la testa. O in cui la rabbia, il senso di dolore e la frustrazione non si sa bene se debbano venir espressi attraverso percosse e armi, rendendole così spregevoli come coloro che in precedenza hanno recato loro danno.
Un lavoro impegnativo, in cui dover misurare ogni virgola e qualsiasi accento, in cui dover rendere concreti dei pensieri e delle considerazioni che rimangono comunque nel territorio del concettuale. Da dover riportare sempre a un terreno che non sia solamente teorico, ma abbia un corrispettivo nel mondo tangibile. Dover rimanere o dover andarsene. Dover combattere o dover tacere.
Un cinema fatto di astrazioni, che devono però essere applicabili alla risoluzione adottata dalle protagoniste, dando senso e significato a nozioni universali, cercando di renderle soluzioni empiriche con cui trovare la libertà.
Un’opera che focalizza occhio (cinematografico) e penna (narrativa) sul circolo chiuso delle protagoniste, per una pellicola che pur mettendo in evidenza ogni sua rifinitura, ha come pecca quella di andare in profondità, ma non uscirne con intuizioni che riescano a cambiare lo sguardo – e la mente – dello spettatore, almeno più di quanto non abbiano saputo fare in precedenza testi simili e più incisivi. Che ragiona con prontezza, ricostruendo i processi che si possono innescare nel risalire alle radici di un qualsiasi problema, che sia questo strutturale, etico, personale o sociale.
Un essere esaustivi, ma non sublimi come questa tipologia di film desidera. Permettendo comunque allo spettatore di confortassi con questioni anche primigenie che appartengono all’umanità e ai suoi primordi, ma che non si spostano più di quanto facciano le protagoniste durante la riunione nel capanno. Women Talking dà l’impressione di aver stilato un compito che si aveva ben tratteggiato in testa e che si è portato a compimento. Ma l’eccellenza, quella a cui aspira, è ancora lontana. Come la comprensione di quel male che gli uomini vogliono esercitare in continuazione sulle persone. In particolare sulle donne.