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Alessio Zuccari
Il mondo dietro di te: recensione del film apocalittico su Netflix
Tags: ethan hawke, il mondo dietro di te, julia roberts, Mahershala Ali, netflix, sam esmaili
Il mondo dietro di te è un film dalle grandi suggestioni. Per focalizzare una delle molte vertigini sulle quali scivola, basti pensare al fatto che dopo due ore e un quarto tese, angosciate e recitate divinamente il tutto si chiude su uno schermo nero dove risuona la celebre sigla di Friends. Scritto e diretto da Sam Esmaili (che i più potranno ricordare per aver creato la serie Mr. Robot) a partire dall’omonimo romanzo del 2020 di Rumaan Alam, Il mondo dietro di te è una creatura molto particolare.
Dietro la sinossi dichiarata c’è altro. Quando i Sandford, Amanda (Jessica Roberts), Clay (Ethan Hawke) e i figli Archie (Charlie Evans) e Rose (Farrah Mackenzie), affittano una lussuosa villa vicino al mare per sfruttare un weekend di fine stagione, non si aspettano di certo la fine del mondo per come lo conoscono. Una serie di cyberattacchi infatti causa un immenso blackout. E mentre la famiglia cerca ancora di capire come comportarsi, alla porta suonano G.H. Scott (Mahershala Ali) e sua figlia Ruth (Myha’la), affermando di essere gli affittuari dell’abitazione.
Sul velo più esterno l’opera di Esmaili è un thriller psicologico che incrocia un disaster movie palesato solo attraverso riverberi e conseguenze. Sta effettivamente accadendo qualcosa lì fuori, qualcosa sta sul serio cambiando al di là della striscia di mare in cui si scorge il profilo urbano di New York. In questa casa isolata e livellata su più gradi di separazione che richiamano la distanza fisica, geografica e sociale dell’abitazione di Parasite di Bong Joon-ho – la vera protagonista di quel film – si consuma, appunto, altro. Che in realtà è forse la stessa cosa.
Sarebbe a dire un disastro in scala, una crepa aperta da uno scalpello che si pone a sigillo metaforico dell’enorme frattura nel cuore degli Stati Uniti. Un Paese ideologicamente arenato tra posizioni politiche, e quindi sociali, all’apparenza inconciliabili e ipocrite al loro stesso interno, cui sfogo più emblematico è stato e resta l’assalto di manifestanti a Capitol Hill del 2 gennaio 2021 all’indomani della vittoria alle elezioni di Joe Biden.
Il mondo dietro di te non nasconde questa sua natura da manifesto, resa palese anche dalla presenza in produzione della Higher Ground Production, di proprietà dell’ex presidente USA Barack Obama e della moglie Michelle. Nei momenti in cui la riflessione esce fuori dai denti dei personaggi si fa talvolta a grana grossa, magari un pelo semplicistica nel dire le cose che argomenta altrimenti in maniera altrettanto efficace con un’impalcatura calibratissima.
Esmaili dimostra infatti di non perdere mai la bussola dietro all’enunciazione, e quindi di avere nelle mani notevoli qualità di scrittura e di messa in scena. Anche nei frangenti in cui si inizia a comprendere verso quale esito del dialogo, della sequenza o del film si stia andando a parare, c’è sempre una sensazione di ambiguità che non fa sconti a nessuno e che pervade uno script ben stratificato. Stratificato a partire dalla sua divisione in quattro capitoli, punti di demarcazione in un crescendo di claustrofobia in cui si alternano presagi ed accadimenti quasi da piaghe d’Egitto. Strane apparizioni – quella dei cervi è forse facile, ma da pelle d’oca – e fenomeni che ammantano Il mondo dietro di te di un misterico che per certi versi richiama l’ignoto che caratterizzava una serie seminale come Lost.
Ma la pellicola è stratificata anche e soprattutto nel lavoro di contrapposizione a cui assolvono i personaggi, tutti contraddittori a loro modo, animati da performance centratissime che con sguardi, smorfie, pause e tic raccontano molto delle persone e dei cittadini. Come nel caso di Amanda e della sua diffidenza, incapace di accettare una convivenza forzata perché minata dall’orgoglio – cosa succede quando un borghese liberale scopre di essere meno borghese di qualcun altro? – e dal pregiudizio sociale – se poi l’altro borghese, quello più facoltoso, ha pure un colore della pelle che istintivamente associ a un ben altro tipo di retaggio?
Quando lavora su queste tensioni, Esmaili ci lavora bene e tutta la struttura lo segue con un sudore freddo che prende spesso alle mani. Perché poi ci sono strappi davvero geniali come quello dell’ostruzione arteriosa delle automobili Tesla, che in preda al delirio elettronico intasano le superstrade e in cui non ci vuole molto a leggere anche la schizofrenia cyber-capitalista di una certa tipologia di magnati-guru tech.
De Il mondo dietro di te colpisce, infine, anche il profondo pessimismo in bocca al quale si chiude tutto quanto. Sì, c’è la sigla di Friends di cui si diceva in apertura, ma sulle cupe battute conclusive si rende altare di una critica aspra a un mondo che quando è felice lo è perché set, un costrutto di pose, facciate e slogan. Allora in virtù di un epilogo così il film fa il paio con il rassegnato nichilismo di Don’t Look Up di Adam McKay, altra opera radicata nell’entropia del nostro presente senza soluzioni che se guarda al domani lo vede più nero che non si può.