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Jacopo Iovannitti
La Casa - Il Risveglio del Male, recensione dell'horror di Lee Cronin
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Il 20 aprile torna al cinema La Casa (in originale Evil Dead), l’iconico franchise horror nato nel 1981 dalla mente di Sam Raimi. Il quinto capitolo, “La Casa – Il Risveglio del Male“, prodotto da New Line Cinema e Renaissance Pictures arriverà nelle sale italiane grazie a Warner Bros. Pictures Italia. Questa volta, però, alla regia (e alla sceneggiatura) c’è Lee Cronin, con un cast formato da Lily Sullivan, Alyssa Sutherland, Morgan Davies, Gabrielle Echols e Nell Fisher.
Spostando l’azione dai boschi alla città, “La Casa – Il Risveglio del Male” racconta l’intricata vicenda di due sorelle intente a riavvicinarsi tra loro, il cui ricongiungimento viene interrotto dall’ascesa di demoni in carne e ossa, che le spingono a una battaglia primordiale per la sopravvivenza mentre affrontano il loro incubo peggiore.
Ben girato, con qualche inquadratura fuori dalla classicità del genere (merito dell’uso del grandangolo), un’ottima cura per le scenografie, per i costumi, la colonna sonora e per la fotografia, rispettivamente curati da Nick Bassett, Sarah Voon, Stephen McKeon e Dave Garbett, “La Casa – Il Risveglio del Male” decide fin dai suoi primi minuti, dopo un breve omaggio iniziale alla saga originale, di volersi distaccare dai titoli precedenti. Lo fa per la location, lo fa per le dinamiche del gruppo di protagonisti che dovrà affrontare il male e purtroppo, forse in modo involontario, lo fa anche con il proseguire della narrazione.
Il film uscito 10 anni fa riusciva a gestire l’equilibrio tra horror e splatter, diretto da Fede Álvarez e co-sceneggiato insieme Rodo Sayaguesn. Questo sequel, invece, fatica. Se la colpa sia della regia e della sceneggiatura lasciata solo nelle mani di Lee Cronin, con alla spalle solo The Hole in the Groud o della produzione, che rispetto al titolo precedente non è più direttamente di Sam Raimi (che figura solo come produttore esecutivo) ma di Rob Tapert, lo scopriremo solo con un terzo titolo o con un prossima opera del regista.
Al netto di una serie di personaggi ben caratterizzati, che cercano di sfondare gli stereotipi dei protagonisti dei film horror, si contrappongono una serie di cliché del tutto evitabili che portano solo dei minuti e delle scene “già viste” o paradossali, tendenti alla risata di troppo. E questo è proprio uno dei classici errori del genere. Una nota di merito va data agli effetti speciali e al montaggio di Bryan Shaw.
Con grandi possibilità dettate dalle intuizioni che la regia aveva avuto, che il cambio di luogo e di dinamiche (da amicali a familiari) avevano enfatizzato, “La Casa – Il Risveglio del Male” non riesce a spaventare e generare delle situazioni parzialmente credibili, pur nell’assurdità del genere. Il sangue e la lacerazione di carne e pelli, prendono troppo spazio soffocando spiegazioni e persino omaggi – come quello finale – che il film poteva concedere allo spettatore.