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Alessio Zuccari
RoFF18 | La chimera, recensione del nuovo film di Alice Rohrwacher
Tags: alice rohrwacher, Josh O'Connor, la chimera
Arthur è un inglese alto, un po’ burbero e con i vestiti insozzati tutto il tempo. È trapiantato nella Toscana degli anni Ottanta e da poco è uscito di prigione. Gli presta l’andamento dinoccolato Josh O’Connor, protagonista de La chimera, nuovo film scritto e diretto da Alice Rohrwacher e presentato nella sezione Best of della Festa del Cinema di Roma 2023 dopo il passaggio in concorso al Festival di Cannes di quest’anno.
Si tratta di un figuro strano già allo sguardo, in totale contrasto con il mondo che lo circonda e in cui si muove come se nessuna urgenza terrena lo riguardasse. Il mondo dei vivi lo sfiora soltanto. A lui interessa altro. Arthur ha una sorta di dono che lo àncora al sottosuolo: con un bastoncino biforcuto in mano, proprio come fanno i cercatori d’acqua, riesce a individuare con estrema facilità le tombe antiche che riposano sotto la superficie.
Quando Arthur è sopra un sepolcro, gli prende un brivido, un principio di svenimento: ha le chimere. Nasce archeologo ma con il tempo s’è fatto tombarolo, mestiere che pratica facendo da leader a uno sgangherato gruppo di paesani. Li guida per campagne e per boschi a disturbare il sonno eterno degli etruschi, che nei loro giacigli di pietra capita abbiano nascosto tesori da vendere poi al mercato nero.
Arthur però ai soldi non pare più di tanto interessato. Vive quasi come un bohemien, addormentandosi dove gli capita e con una casa fatta di legno e lamiere dove torna solo per nascondere la refurtiva sotto ad un albero. Nello scavare la terra cerca probabilmente altro. Forse Beniamina (Yile Vianello), sua promessa sposa deceduta giovanissima e che la madre Flora (Isabella Rossellini) non ha mai smesso di chiamare.
Tutto attorno si muovono i temi cardine del cinema di Rohrwacher. Il contrasto tra mondo moderno e mondo rurale – una necropoli in cui il gruppo è solito ritrovarsi confina con un impianto industriale –, il cambiamento che rischia di farsi portatore di una rottura dell’equilibrio, le donne come custodi di verità e resistenza. Calato sopra questa realtà c’è il mantello di un realismo magico che è filo conduttore di un’ideale trilogia tra presente e passato che l’autrice italiana ha iniziato nel 2014 con Le meraviglie e proseguito poi con Lazzaro felice, premiato a Cannes con la miglior sceneggiatura nel 2018.
Su queste direttrici si sviluppa l’erraticità de La chimera, così come il tormento silenzioso del suo protagonista diluito nella sempre particolare attenzione che la regista concede alle ritualità e alle tradizioni paesane. Balli, danze e folklore locali mescolati all’alcol e alla polvere, nei quali Arthur è il primo a farsi trascinare prima di tornare a impugnare la pala. Si conferma, insomma, il raffinato e talentuoso sguardo di Rohrwacher, patrimonio del nostro cinema contemporaneo che eppure in questa occasione forse costeggia solo il cuore più profondo, più sepolto della sua opera. Ci sono momenti di grande ispirazione: basti pensare all’ultimissima sequenza del film.
Ma c’è anche la sensazione che questa immensa capacità di inquadrare – nella macchina da presa e negli umori – personaggi pittoreschi, sbilenchi e umanissimi sia un grande movimento registico che non si accompagna fino in fondo ad una sceneggiatura a conti fatti sì suggestiva, ma vacua. È impossibile non restare affascinati da La chimera, dal suo rasentare l’etereo passando prima di tutto attraverso il materico dei corpi e del contatto di questi corpi con la vita circostante. Al netto dell’evocativa atmosfera se ne percepisce poi anche il soffio a vuoto, una sospensione argomentativa che si vuole giustificata solo dall’intervento di quelle influenze tematiche appunto care a Rohrwacher.
Manca, ora più che in passato, un certo piglio, una certa nettezza nel dare una forma alle pulsioni che muovono e tormentano personaggi come Arthur – sostentato alla fine solo dalla sua inafferrabilità e dal suo fascino. Che questo film invochi un cambio di passo per ciò che arriverà poi? Probabilmente sì, e sarà interessante stare a vedere l’ulteriore evoluzione di una poetica cinematografica da anni già forte e riconoscibile.
La chimera uscirà nei cinema il prossimo 23 novembre.