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Babylon
Martina Barone

Babylon: recensione dello straordinario film di Damien Chazelle

Tags: babylon, damien chazelle, margot robbie
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Martina Barone

Babylon: recensione dello straordinario film di Damien Chazelle

Tags: babylon, damien chazelle, margot robbie

Dal 19 gennaio Damian Chazelle torna al cinema e lo fa con la nuova, incredibile, pellicola della sua filmografia: Babylon

La trama di Babylon

Babylon è una storia di ambizioni smisurate e di eccessi oltraggiosi, che ripercorre l’ascesa e la caduta di molteplici personaggi in un’epoca di sfrenata decadenza e depravazione nella sfavillante Hollywood.

Nel cast: Brad Pitt, Margot Robbie, Diego Calva, Jovan Adepo, Li Jun Li, Jean Smart.

Recensione di Babylon

Partiamo dalla scena iniziale. C’è un elefante, ci sono degli escrementi, e questa inquadratura del deretano dell’animale viene posizionata al punto da sporcare la telecamera, così come i personaggi. Passiamo alla festa in casa. In un’orgiastica villa in cui tutto è permesso. Una giovanissima attrice si diverte col suo nuovo “amico” del mondo dello spettacolo facendogli la pipì addosso e sniffando insieme. L’overdose non mancherà ad arrivare.

È poi il momento della statua, quella distrutta da Margot Robbie che arriva di fretta e di furia in quel girone infernale di eccessi e lussuria, fatta saltare in aria al suo passaggio con una macchina che la futura attrice non manca di ammaccare: “Stai tranquillo, non è la mia”. C’è eroina, cocaina, etere, oppio, qualsiasi tipologia di droga possibile. E c’è una band di musicisti che riempiono l’ambiente già stracolmo di jazz, fin quando non diventerà troppo ingombrante con l’arrivo del suddetto elefante. E questa è solo la prima ora di film.

La Baylon di Damien Chazelle

Babylon
Paramount Pictures

La Babylon di Damien Chazelle non è solamente il crocevia di tutte le stranezze e stravaganze che solo un universo eccentrico e depravato come quello dello show business potrebbe incanalare, ma è il suo concetto metaforico alle spalle, nonché il racchiudervi una parabola di grandezza e disfatta come solo il cinema sa raccontare. È l’ascesa, è la rovina. È la salita, la discesa, il sogno e tutto ciò che c’è nel mezzo.

È la storia di un giovane che da galoppino diventa assistente, da assistente diventa dirigente di studio e da dirigente di studio capisce che Hollywood è solo una parentesi, per molti, prima di diventare immortali. È un’industria che ti prende, ti accudisce, ti coccola, per poi fagocitarti e strozzarti, fin quando non decidi di scappare. Ma è inutile andare lontano, perché il cinema è un’arte abitata da fantasmi, e i fantasmi sono sempre abituati a tornare.

La ri-scrittura della storia del cinema in Babylon

Babylon
Credits: Paramount Pictures

Dimostrandosi un cinefilo e un autore, un appassionato, ma anche un maestro in grado di saper padroneggiare una realtà come quella della finzione, Damien Chazelle si fa voce della storiografia contemporanea e ci racconta la trasformazione di un mestiere andando indietro nel tempo e spingendosi anche un pelino nel futuro – che è poi il tempo che stiamo vivendo. Come sceneggiatore decostruisce il passato per raccontarcelo nella maniera più moderna possibile.

È il vero faro del presente, il quale mostra l’unico modo per poter riportare ancora quella classicità con cui il cinema ha raccontato se stesso, dovendolo adattare ai nuovi tempi e concretizzando la sola maniera per tratteggiare una Storia del Cinema che sia in linea con le poetiche e lo sguardo post del post-moderno. È rendere dei fatti reali anche se sono solamente stralci di fantasia. È riuscire a creare uno scarto tra il simulacro e l’assicurargli un porto sicuro riconducibile alla verità di quello che è successo. Ma non c’è nulla di vero nel Babylon di Chazelle, eppure il suo finale dice proprio il contrario.

“Non si diventa una stella. Lo si è o no. Io lo sono”

Babylon
Paramount Pictures

Se ogni tempo deve avere il suo narratore per rinfrescarci la memoria su cosa è stata e fin dove può spingersi la settima arte, con l’autore americano ci troviamo di fronte alla rivisitazione del panorama hollywoodiano e del suo sviluppo. Il desiderio di fare qualcosa, di fare di più, andando dal muto al sonoro, dall’apice all’addio.

Dal comprendere quanto si è stati in alto e quando, invece, si è diventati obsoleti. Perché il cinema è in divenire, soggetto alle richieste dei produttori, del tempo, del pubblico. “Non si diventa una stella. Lo si è o no. Io lo sono”. È la frase che pronuncia la Nellie Leroy di Margot Robbie, ma è ciò che descrive perfettamente l’arte cinematografica. Quella cosa che “è più grande di te”. E allora ci sparisci dentro, tutto svanisce e vai in nero. 

Babylon: tra cattivo gusto e magia

Babylon
Credits: Paramount Pictures

Di cattivo gusto e magia, come decreta la giornalista di gossip Elinor St. John, Babylon è l’edonismo di una Hollywood che non c’è più – o forse non c’è mai stata – e di come la brama e la giovinezza di Damien Chazelle potevano raccontarla. Un cinema pieno di ragazze selvagge e di canzoni sotto la pioggia. La sua versione/visione di Singin’ in the Rain. La sua visione di cinema. 

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