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maestro recensione film di bradley cooper
Alessio Zuccari

Venezia80 | Maestro: la recensione del film di e con Bradley Cooper

Tags: bradley cooper, maestro, venezia80
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Alessio Zuccari

Venezia80 | Maestro: la recensione del film di e con Bradley Cooper

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La seconda regia cinematografica del celebre attore è un volo d’uccello sulla vita di Leonard Bernstein, sfogliata distrattamente come un album fotografico.

Cosa voleva fare Bradley Cooper con Maestro? Il ritratto complesso della complessa figura di Leonard Bernstein, primo grande compositore d’orchestra statunitense? Oppure tracciare le linee direttrici del rapporto che lo ha tenuto legato per decenni alla moglie Felicia (Carey Mulligan)? Ancora: raccontare la bisessualità celata al pubblico ma sfoggiata nel privato del musicista? O magari tenersi appeso tra tutte queste cose, insinuarsi tra l’estro creativo della mente musicale dietro West Side Story e il percorso irto di ostacoli di un matrimonio che non ha accolto solo gli sposi, ma anche le tante e ripetute scappatelle di Bernstein?

Viene da chiederselo al termine delle due ore che segnano la seconda regia di Cooper dopo la sua personale e intensa rivisitazione di A Star Is Born. Viene da chiederselo perché questo sforzo che ha tanto l’aspetto, il sapore e l’odore del one man show – Cooper lo scrive, assieme a Josh Singer, lo dirige e soprattutto lo interpreta pure – sembra il perfetto pacchetto assemblato per concorrere al trofeo durante la stagione dei premi. E in quest’ottica, il primo test è sicuramente il passaggio in Concorso nella selezione di Venezia80.

Inseguire un uomo: ma fino a che punto?

maestro recensione film di bradley cooper
Photo Credits: Netflix

Eppure, una volta che ce lo si chiede e si riflette per qualche momento sulla risposta, ci si rende anche conto di tenere stretto nella mano solo qualche granello di sabbia. Perché Maestro, di queste cose qui che si son dette, prova a suggerire tutto e infine afferra davvero molto poco. La sensazione che disorienta di più è il modo in cui il film paia voler indurre all’idea di un continuo inseguimento di quest’uomo. In gioventù, alle prime armi, alla prima direzione, poi saltando in avanti quando arrivano la fama, il successo, i grandi impegni professionali e anche i grandi problemi privati.

Questa panoramica a volo d’uccello che sorvola la vita del maestro è però un depistaggio. Depista la struttura narrativa disossata in questa spartizione temporale che naviga in superficie e non si immerge mai, così come depistano le scelte di regia di Cooper, anch’esse volte – a partire dal bianco e nero che si tramuta poi nel colore – a restituire la sensazione di un prima e di un dopo. Quello che manca sono i punti di demarcazione, le svolte che spingono in avanti, indietro o di lato i rapporti umani che in Maestro sono sempre enunciati, mai mostrati.

Così come sono enunciati i sentimenti, le tante manifestazioni d’amore e di dolore che trovano posto sempre e comunque solo nelle parole. Quindi mai nella rappresentazione narrativa, in questi scorci di un vissuto di fatto vuoto e ignoto allo spettatore che si infiocchetta di una regia molto raffinata e curata nella messinscena, il valore di maggior pregio dell’operazione.

La mancanza di un punto di vista

maestro recensione film di bradley cooper
Photo Credits: Netflix

A lasciare ancora più perplessi è la gestione del personaggio di Felicia. Questa idea dell’inafferrabilità di Bernstein, creatura indomabile nascosta sotto il sorriso beffardo e bonario di Cooper curato nel make-up dal premio Oscar Kazu Hiro, sembra chiamare in maniera fisiologica il punto di vista di Felicia, presentata come non solo come il grande amore di una vita, ma come vero e proprio contraltare alla crescita della persona e dell’artista.

Eppure il film da qui esce fuori in modo del tutto ipocrita. Relega i pensieri e le emozioni di Felicia in un angolo, lasciando nel cono di luce solo e sempre il gigionismo di Bernstein e sfruttando la figura della donna prima come meccanismo promozionale (a partire dai poster del film) e poi come lacrimoso movimento emotivo verso il finale dell’opera.

Un passo indietro

maestro recensione film di bradley cooper
Photo Credits: Netflix

Un netto passo indietro rispetto alla dignità e allo spazio che sempre Cooper concedeva a un personaggio come quello di Lady Gaga in A Star Is Born, nonostante, chiaramente, lì ci fosse una gloriosa eredità cinematografica dalla quale attingere. Tutto questo non sarebbe di per sé un problema se non fosse sempre Maestro, ancora una volta, a proporre la lettura sin dall’inizio passando dal turbolento ma duraturo rapporto tra i due coniugi.

Cosa rimane, alla fine, di questo album fotografico sfogliato con distrazione? Poco, molto poco, perché la formula biografica che Cooper sceglie di adottare lavora così tanto in sottrazione da desaturare ogni cosa. Il chi e cosa fosse Leonard Bernstein, cosa lo ha reso grande nel pubblico e reso dubbio nel privato, chi gli è stato accanto e chi lo ha abbandonato. E tutto svanisce rapidamente così come scorre rapido sotto gli occhi, distante, vacuo, freddo.

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