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Diamanti: recensione del film di Ferzan Ozpetek
Alessio Zuccari

Diamanti: recensione del film di Ferzan Ozpetek

Tags: Diamanti, Ferzan Özpetek, Jasmine Trinca, Luisa Ranieri
Diamanti: recensione del film di Ferzan Ozpetek
Diamanti: recensione del film di Ferzan Ozpetek

Diamanti: recensione del film di Ferzan Ozpetek

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Alessio Zuccari
Tags: Diamanti, Ferzan Özpetek, Jasmine Trinca, Luisa Ranieri

Il regista raccoglie attorno a sé un nutrito cast di grandi attrici italiane e ne fa un’opera in affresco corale.

Diamanti inizia con una delle cifre più riconoscibili del cinema di Ferzan Ozpetek. Un pranzo in veranda tra amici, stretti attorno a un tavolo dove transitano pietanze, piatti e bottiglie. Però a sbucare tra tutte queste persone a un certo punto c’è lui, Ferzan Ozpetek stesso. Ed è proprio lui, non un personaggio. Come le persone che gli stanno attorno sono le attrici e gli attori reali, tutti suoi ricorrenti collaboratori o amici. È una dichiarazione di presenza: l’Ozpetek regista afferma di voler fare con loro un film che ripercorra la propria memoria, e che da loro vuole lasciarsi ispirare.

Più che momenti di cinema-verità o di meta-cinema, è il modo per mettere in chiaro l’intento di fare un’opera di raccordo e di omaggio. A chi lo ha accompagnato in tutto questo tempo, certo, ma anche a se stesso. Ed è ovvio: questi squarci del velo sono anche frangenti (che tornano a metà e in chiusura del film) che peccano, e forse non possono non peccare, del narcisismo di un artista che quantomeno sa riconoscersi in quel narcisismo, con la sua firma ed i suoi riferimenti, anche con sfrontatezza.

Il film lo fanno le protagoniste

Diamanti: recensione del film di Ferzan Ozpetek
Photo Credits: Vision Distribution

È la maniera con la quale Ozpetek in libertà affonda poi Diamanti in quello che è poco più che un abbozzo di trama. 1974, le due sorelle Canova, Alberta (Luisa Ranieri) e Gabriella (Jasmine Trinca), gestiscono una sartoria d’alto profilo che lavora per il teatro e per il cinema. Tutto si fa concitato quando arriva a bussare alla porta la costumista premio Oscar Bianca Vega (Vanessa Scalera), la cui commissione degli abiti del prossimo film di un noto regista (Stefano Accorsi) sarà il pretesto attorno a cui ruotare emozioni, sensazioni, idee di chi in questa sartoria lavora.

L’autore afferma di aver attinto dalla sua esperienza e dal suo ricordo di quando negli anni Ottanta lavorava come aiuto regista ed era solito frequentare le sartorie dei reparti costume, e da questo trae un racconto diramato tutto sui personaggi e quasi per nulla in verticalità. La centralità sta allora in questo luogo d’artigianato che fonde alto e basso, élite e popolare. Un filo rosso, com’è rosso il vestito che fa nell’opera da orizzonte di riferimento, mediato da una complicità umana, e soprattutto femminile, che dal corale si irradia nella specificità delle singole storie.

Ozpetek raduna attorno a sé un cast di attrici d’eccezione mai raccolte in questa misura in un’opera cinematografica. Sara Bosi, Loredana Cannata, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Giselda Volodi, Milena Vukotic e persino Mara Venier. Sono loro la spina dorsale di Diamanti, e vien da sé che sono loro i diamanti stessi di cui il regista si circonda. Se le coccola, donando un respiro ampio nella sceneggiatura quasi in canovaccio che scrive assieme a Carlotta Corradi ed Elisa Casseri.

Ozpetek a suo agio nel corale

Diamanti: recensione del film di Ferzan Ozpetek
Photo Credits: Vision Distribution

Gli scorci nella vita privata di queste donne sono finestre prese ad esempio di una condizione di genere, di un posizionamento sociale, di una difficoltà psicologica. Non c’è tempo e spazio per indagarle a dovere, non è nemmeno troppo quello il tema. Ma questo balzare dentro e fuori è l’altalena che determina lo spartiacque tra i momenti di Diamanti più efficaci e tra quelli meno riusciti. Ozpetek è incredibilmente a suo agio nella gestione dell’affresco collettivo. Non sbaglia mai un tempo, un ritmo, una cadenza quando fa vorticare le sue attrici (e la sua manciata di attori, nello sfondo: Luca Barbarossa, Vinicio Marchioni, Edoardo Purgatori) nelle stanze di questa villa-officina.

Dove anche i toni carichi di umori dei suoi film trovano un perfetto collocamento nell’umorismo spinto, giocoso, soprattutto dietro le due capocomiche Cucciari e Minaccioni. Toni che invece strabordano quando il film sceglie il melò, il posizionamento nei primi piani d’enfasi e di batticuore. Lì qualcosa si disperde, si raffredda, rincorre la ricerca di una pulsazione dietro le ombre negli occhi che forse non arriva mai convinta – accadeva pure nel precedente Nuovo Olimpo.

Però sempre allo sguardo d’insieme si torna, a questa compresenza artistica dove partecipa anche Stefano Cimatti, costumista del film che emerge con un lavoro eccellente (è uno dei protagonisti silenziosi) che porta in superficie e in omaggio anche grandi abiti come quelli di Piero Tosi e Danilo Donati. Ozpetek con Diamanti fa allora una pellicola tra lo sfacciato e il faceto, dove si colloca più davanti alla sua persona e al suo percorso che a tutti gli altri.

Diamanti è al cinema dal 19 dicembre con Vision Distribution.

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