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Federica Marcucci

Finalmente l'alba: la recensione del film di Saverio Costanzo

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Federica Marcucci

Finalmente l'alba: la recensione del film di Saverio Costanzo

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Dopo la presentazione allo scorso Festival di Venezia il film arriva nelle sale oggi 14 febbraio.

Finalmente l’alba segna il ritorno al cinema di Saverio Costanzo che scrive e dirige un soggetto affascinante e complesso. Una vera e propria lettera d’amore al cinema per un viaggio onirico lungo un’intera notte. Interpretato da un cast internazionale guidato da Lily James, Joe Keery, Rachel Sennott, Alba Rohrwacher e Willem Dafoe, il film vede la giovane Rebecca Antonaci nei panni della protagonista Mimosa.

Il film segue le sue vicende nella Cinecittà degli anni Cinquanta mentre, inaspettatamente, diventa la protagonista di ore per lei memorabili. Una notte che da ragazza la trasformerà in donna.

Dalla cronaca al sogno

Partendo da suggestioni cinefile, spunti realistici e vicende di cronaca (il delitto di Wilma Montesi), Finalmente l’alba è un film che galleggia in una dimensione in cui realtà e sogno si mescolano per raccontare di un’epoca in cui l’Italia iniziava a perdere la sua innocenza. Un tema che si riflette sull’arco narrativo della protagonista la cui esistenza – dalla sequenza iniziale ambientata all’interno di un cinema, a quella finale in Piazza di Spagna, diventa essa stessa cinema mentre lei prende per la prima volta consapevolezza di sé.

Catapultata per caso nella macchina delle comparse di Cinecittà insieme a sua sorella, Mimosa – una promettente Rebecca Antonaci, è una giovane con un matrimonio programmato e un futuro già scritto. Ma il destino a volte ti prende in contropiede e, tra le impalcature del set di un kolossal e fondali di cartapesta la giovane incrocerà la propria vita con quella della diva Josephine Esperanto e di Sean Lockwood, attore con qualche complesso di inferiorità, interpretati rispettivamente da due inediti Lily James e Joe Keery. Accompagnati dall’affabile quanto ambiguo Rufo Priori, un misuratissimo Willem Dafeo, i due porteranno Mimosa con sé durante una lunghissima notte in cui lei diventerà adulta, rendendosi conto che i sogni del grande schermo possono tramutarsi in incubi.

Il fatto che l’intera vicenda sia vissuta dal punto di vista della protagonista rende il tutto ancor più straniante e soffocante: soprattutto la lunga sequenza che si svolge all’interno della villa fuori Roma in cui è in corso la festa presso cui Mimosa si reca con i suoi accompagnatori. Ingenua e pura, la ragazza diventa, suo malgrado, elemento disturbante in un contesto predatorio da cui comunque uscirà vincitrice. Peccato che alla sua discesa nell’incubo, estremamente dilatata così da giustificare la durata di una notte e che va di pari passo con una certa passività del personaggio, segua poi una presa di coscienza improvvisa che – per quanto funzionale e in linea con l’atmosfera onirica del film, non convince appieno.

All’alba del giorno successivo Mimosa è una donna nuova, una giovane che prende in mano il proprio destino in una società in cui si inizia a parlare di femminicidio in radio e in tv. Tuttavia, per quanto interessante e d’impatto possa essere questo risvolto, l’approdo finale – con la protagonista che cammina fiera in una Roma in cui passato e presente si incontrano, è piuttosto confuso sul piano prettamente narrativo.

Tra passato e presente

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Photo Credits: 01 Distribution

Stando anche a quanto dichiarato dal regista Mimosa è sì una ragazza degli anni Cinquanta ma anche una dei giorni nostri. Un simbolo, per certi versi, il cui potenziale sembra non essere stato sfruttato appieno per via di una scrittura che presta molta attenzione al corpo centrale della narrazione risolvendo l’arco narrativo della protagonista troppo rapidamente.

In ogni caso Finalmente l’alba, grazie a un gruppo di interpreti d’eccezione e alla ricerca di Costanzo che – dopo l’esperienza de L’amica geniale torna a lavorare su ambientazioni d’epoca, è il ritratto affascinante di un’Italia ancora ingenua ma, non per questo, meno spietata. Un film che lavora sulla storia e sulla storia del cinema, creando dei veri e propri falsi storici che vanno a omaggiare quel momento in cui Hollywood si era trasferita davvero sul Tevere. Non un film perfetto, ma potente nell’evocare l’amore per il cinema e tematiche contemporanee senza essere passatista.

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