Top News, Recensioni, Streaming
Il Gattopardo, recensione della serie Netflix
Alessio Zuccari

Il Gattopardo, recensione della serie Netflix

Tags: Benedetta Porcaroli, Deva Cassel, il gattopardo, kim rossi stuart, netflix, Saul Nanni
Il Gattopardo, recensione della serie Netflix
Il Gattopardo, recensione della serie Netflix

Il Gattopardo, recensione della serie Netflix

Top News Recensioni Streaming
Alessio Zuccari
Tags: Benedetta Porcaroli, Deva Cassel, il gattopardo, kim rossi stuart, netflix, Saul Nanni

Kim Rossi Stuart, Saul Nanni, Benedetta Porcaroli e Deva Cassel sono protagonisti del nuovo adattamento del celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Torto sarebbe probabilmente il chiederle di essere altro rispetto a quello che le è concesso essere. Ma della rivisitazione seriale de Il Gattopardo è chiaro molto già dai primi istanti del primo episodio. Una ripresa in drone plana sulle coste della Sicilia, subito seguita da alcune didascalie che contestualizzano un 1860 in cui la spedizione garibaldina dei Mille sta per sbarcare nell’isola per scardinare il controllo borbonico e unificare l’Italia sotto la bandiera dei Savoia. Poco dopo entrano in scena dei personaggi, le cui prime parole sono volte a elencare il chi come cosa e perché. Qualcuno non si perde allora in chiacchiere: lasciate passare, c’è Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, detto il Gattopardo.

Quello che ci dicono questi primissimi minuti della serie originale Netflix scritta da Richard Warlow e Benji Walters con la regia di Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti è che tutto, ogni singola cosa, deve essere immediatamente comprensibile e identificabile. È l’era della TV da divano (quella tradizionale era da poltrona, ma lì stiamo convergendo), e allora anche l’intramontabile romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa deve essere ripensato secondo nuovi e aggiornati criteri.

Il Gattopardo: un nuovo modo di intendere un classico

Il Gattopardo, recensione della serie Netflix
Photo Credits: Netflix

La cosa che infatti è più evidente è la sostanziale rivalutazione della cornice riflessiva all’interno della quale si inserisce la storia de Il Gattopardo. I personaggi e le traiettorie narrative rimangono per lo più invariate. Il principe di Salina (Kim Rossi Stuart) è capofamiglia di una prestigiosa dinastia nobiliare che osserva l’arrivo di un nuovo ordine che potrebbe sconvolgere le sicurezze di un’aristocrazia che si considera immutabile. Ha diversi figli, tra cui Concetta (Benedetta Porcaroli), invaghita di Tancredi Falconeri (Saul Nanni), nipote del principe, anima ribelle e scapestrata, giovane fascinoso che campa della rendita dello zio mentre corteggia l’idea di partecipare tra le fila dell’eccitante spedizione guidata da Garibaldi.

Ma se la struttura si pone a stampo della sua matrice letteraria, Il Gattopardo a timbro Netflix cambia griglia di lettura. Non più un testo sull’inesorabile declino dell’aristocrazia feudale davanti all’ascesa di una nuova idea di mondo e di impostazione sociale dove a emergere è una nuova, aggressiva e cinica classe, quella della borghesia, rappresentata da Don Calogero (Francesco Colella) e dalla sua magnetica figlia, Silvia (Deva Cassel). Ma un racconto che si accorda alle istanze tematiche della contemporaneità e al gusto da salotto che un contenitore come quello della piattaforma streaming è interessato a coltivare.

Allora Il Gattopardo, divisa in sei episodi da circa un’ora l’uno, si inquadra sugli umori caldi delle tempeste sentimentali dei suoi protagonisti quasi sui toni del teen drama, dove tutto o quasi è questione di rapporto umano ed emotivo, di sguardo languido, di parole sussurrate all’orecchio e di corteggiamento pruriginoso. Che non riflette (solo) l’arte subdola dell’affettare come il burro una sfera sociale, quella nobiliare, debole di fronte ai propri vizi e ai desideri della carne in contrasto ai dettami della dottrina cristiana (Paolo Calabresi è padre Pirrone). Bensì chiama soprattutto la necessità di farsi melò in costume tormentato e palpitante, con occhio di riguardo – ben più di quanto lo fosse la leggendaria trasposizione cinematografica di Luchino Visconti, il primo ad adattare il romanzo di Tomasi – al triangolo di scomposti desideri che si forma tra Tancredi, Silvia e Concetta.

Un differente punto di vista

Il Gattopardo, recensione della serie Netflix
Photo Credits: Netflix

Il Gattopardo si innesta in particolare nello sguardo di quest’ultima, una sorta di protagonista morale della serie sopra la quale, dopo aver capito quale cifra discorsiva adottare, costruisce l’altra colonna portante. Sarebbe a dire quella di una costruzione drammatica incentrata su un femminile in rivalsa contro il desiderio impollinatore e cieco di un maschile invece già anacronistico davanti al proprio inevitabile tramonto. Insomma, dalla dissertazione di classe si transita nel discorso di genere, argomentato nei carteggi tra uomini, negli scambi di favori dove le donne, le loro mani, le loro concessioni per un ballo, sono una merce di scambio di favori e di dominio territoriale. In quest’ottica è interessante la rivisitazione fatta del romanzo, che indubbiamente sconta però una forzata stilizzazione di posizioni e motivazioni – Don Calogero, ad esempio, diventa un villain grottesco ma mefistofelico, calcolatore e subdolo, in un’azione di semplificazione semantica di chi è cosa e di come lo è.

Seguendo questo filo è evidente infatti come anche l’estetica della serie si accoda a uno stile visivo sempre più standardizzato, piano e privo di particolari picchi artistici – nonostante un budget molto alto, seppur non dichiarato nel dettaglio. Sembra indubbio che Netflix stia inseguendo sempre più l’anima ‘fiction’ nel tentativo (quanto indotto? Quanto subito a causa di regioni tecnico-produttive interne alle lavorazioni?) di assestamento sul gusto di un pubblico abituato, altrimenti da abituare, alla placidezza visiva e non alla particolarità. Tra un occhio che schizza pigro sullo schermo della TV e uno sullo smartphone, ogni cosa deve essere immediatamente visibile e comprensibile. Anche Il Gattopardo allora non ne scampa, figlio non eccellente, ma poi nemmeno così maldestro, dei suoi tempi.

Il Gattopardo è in streaming su Netflix dal 5 marzo.

Guarda il trailer de Il Gattopardo:

Articoli recenti

l'amore in teoria
Business
Federica Marcucci
L’amore, in teoria: intervista ai protagonisti del nuovo film romantico con Nicolas Maupas
l'amore, in teoria
Film
Federica Marcucci
L'amore, in teoria: la recensione del film con Nicolas Maupas
Light & Magic 2: "Questa stagione racconta l'avvento del digitale, che ha cambiato tutto"
Top News
Alessio Zuccari
Light & Magic 2: "Questa stagione racconta l'avvento del digitale, che ha cambiato tutto"
Una figlia, recensione del film di Ivano De Matteo
Top News
Alessio Zuccari
Una figlia, recensione del film di Ivano De Matteo
STAY CONNECTED