Abbiamo visto il primo episodio della serie con protagonista Tom Hiddlestone, costretta a rapportarsi con diversi grattacapi.

La prima stagione di Loki ci aveva lasciato in sospeso con il ruolo che avrebbe giocato l’atteso arrivo di Kang il Conquistatore. Questa seconda stagione, di cui abbiamo visto il primo dei sei episodi totali, si apre proprio su una statua di quel Kang. Ma il filo diretto teso dalla serie ideata da Michael Waldron in questi due anni si è ramificato in maniera incontrollata. Proprio come si sono ramificate le linee temporali al centro del grande pasticcio che sono chiamati a fronteggiare Loki (Tom Hiddlestone) e i suoi compagni.

Un momento particolare

Tra 2021 e 2023 si è chiusa infatti la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe e si è aperta la Fase 5. C’è stato nella saga l’ingresso in pompa magna del concetto di Multiverso, culminato con l’arrivo sul grande schermo proprio di Kang in Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Ci sono state attorno a questo film le molte polemiche legate alle accuse di una qualità artistica e tecnica sempre più discendente, con qualcuno che già decanta lo scoppio della bolla cinecomic.

C’è stato, soprattutto, l’emergere del fattaccio legato a Jonathan Majors, attore lanciatissimo ad Hollywood e interprete di Kang, accusato nella prima parte di quest’anno di violenze domestiche e tutt’ora in attesa di processo. E l’ultimo punto toccato è cruciale perché il volto di Majors – che in Loki 2 appare, in attesa di decisioni future – è quello designato a porsi come grande villain della Saga del Multiverso, corpus narrativo che fin qui ha conosciuto tutto tranne che risultati esaltanti o particolare affetto da parte del pubblico.

Le sensazioni positive su una matassa da districare

È bene dare questo contesto perché permette di capire in quale clima si va ad incastonare la seconda stagione di Loki. Da una parte è chiamata a tamponare le falle di una nave che fa acqua da molte parti, dall’altra a gestire la coerenza di un racconto già di per sé molto complesso. Ricordiamo infatti come la serie abbia alzato l’asticella della difficoltà spostando il baricentro del proprio racconto: non in un percorso narrativo o temporale parallelo, ma al di sopra di tutto questo. Al di sopra delle umane e meno umane faccende di cui si occupano tutti gli altri film e serie, al di sopra di Thanos e delle Gemme dell’Infinito.

E lo ha fatto reinventando anche il personaggio di Hiddlestone, che nel corso degli anni è stato rimodellato da zero (un po’ come avvenuto con il fratello Thor di Chris Hemsworth), portandolo da spietato dio norreno a corpo comico nel duo che ora forma con il Mobius di Owen Wilson. A conti fatti, la migrazione ha funzionato. Perché in quello che abbiamo avuto modo di vedere, il lavoro sui siparietti e sui rimpalli di coppia, sul genere del buddy movie, è ancora il motore di un racconto che abbraccia il semiserio con grande naturalezza.

In questa direzione non può che andare quindi anche l’apprezzato ingresso nello show del fresco premio Oscar Ke Huy Quan nei panni di Ouroboros, un tuttofare della TVA che ha aspettato per tanto tempo con ottimismo ed entusiasmo che arrivasse il suo momento – ci ricorda qualcosa della parabola dell’attore? La sensazione è positiva, ma la serialità a marchio Marvel ci ha sin qui purtroppo abituati che le cose partono forte e si sgonfiano in fretta. Per testare la tenitura della serie è quindi presto, con l’impressione che Loki 2 possa comunque giocare un ruolo cruciale negli snodi di un universo che deve riavvolgere per bene la propria matassa. Dentro e fuori lo schermo.

Guarda il trailer di Loki 2: