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Confidenza: recensione del film di Daniele Luchetti con Elio Germano
Alessio Zuccari

Confidenza: recensione del film di Daniele Luchetti con Elio Germano

Tags: Confidenza, daniele luchetti, elio germano, federica rossellini, vittoria puccini
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Alessio Zuccari

Confidenza: recensione del film di Daniele Luchetti con Elio Germano

Tags: Confidenza, daniele luchetti, elio germano, federica rossellini, vittoria puccini

Il regista dirige un’opera tratta ancora una volta da un romanzo di Domenico Starnone. La musica originale è quella di Thom Yorke.

La premessa da cui parte Confidenza è davvero una grande intuizione. In realtà è farina del sacco del romanzo omonimo di Domenico Starnone, scrittore che il regista Daniele Luchetti torna ad adattare per il cinema dopo aver già trasposto sullo schermo Lacci. Pietro (Elio Germano) e Teresa (Federica Rossellini) vivono un amore trascinante ma che definire tormentato è forse poco. Un amore in disequilibrio. Lei è un’ex studentessa liceale di lui. Litigano spesso e un giorno Teresa propone a Pietro di fare una cosa: di confessarsi un segreto che non hanno mai detto a nessun altro, così da rimanere legati per sempre e sul serio. Lo fanno. Si lasciano poco dopo.

Le distorsioni di un rapporto e di un tormento

Confidenza: recensione del film di Daniele Luchetti con Elio Germano
Photo Credits: Vision Distribution

E questa premessa qui, che è alimentata e coltivata nella bufera della prima mezz’ora del film, pare essere lo spunto perfetto per trovare posto nelle angosce che il cinema ha tutti gli strumenti per raccontare a dovere. Lo può fare con la regia, lo può fare con il montaggio, lo può fare con il sonoro. Confidenza, la cui sceneggiatura firmata da Luchetti e da Francesco Piccolo descrive poi il corso di una vita che continua nell’arco di decenni, su questi sembra in effetti fare un deciso affidamento. Sta soprattutto dietro a Pietro, che quel segreto che ha confessato – a Teresa, non a noi – è una croce che si porta dietro anno dopo anno.

E se lei, che afferma di essere la sola ad aver realmente conosciuto l’uomo, decidesse di tornare e rivelarlo a tutti? Se decidesse di farlo proprio ora che Pietro sta per ricevere un premio dal Presidente della Repubblica per il contributo che ha dato come apprezzato insegnante e sindacalista? Che cosa penserebbe sua moglie Nadia (Vittoria Puccini)? Che cosa penserebbe sua figlia Emma (Pilar Fogliati)? Su questo tormento Luchetti pare lavorare con le obliquità, con le altezze e con gli strapiombi, con l’escluderci da un discorso, da una stanza, da un pensiero. E poi, quando Teresa esce di scena, fa calare il nefasto. Lo introduce come una nebbia, soprattutto grazie alle musiche originali di Thom Yorke, che lavora con gli archi e i tromboni e le loro distorsioni, in un crescendo di inclinature che scartano e schizzano via dalle direttrici di senso.

Di vertigini sciupate

Confidenza: recensione del film di Daniele Luchetti con Elio Germano
Photo Credits: Vision Distribution

Ma se l’utilizzo dell’accompagnamento sonoro trova una sua legittimità nel lavorare sullo stonare delle sensazioni, Confidenza nasconde però anche un grande difetto. Sta nel non tenere mai saldo il timone su che tipo di racconto il suo sia nel momento in cui attraversa grandi ellissi temporali, personaggi e storie che li legano assieme. Confidenza, a un certo punto, sembra parlare di tante cose. Di intavolare molte, troppe, discussioni sopra lo stesso tavolo. Addosso a quella traccia glaciale da cui scaturisce il tormento di Pietro, che altro non è se non la parafrasi di un piccolo borghese terrorizzato dall’idea di perdere tutto da un momento all’altro, la sceneggiatura affastella toni e umori differenti.

Un attimo prima Luchetti lavora sull’inconfessabile, l’attimo dopo volta la carta e insegue grossolane riflessioni sull’amore sputate fuori dai denti. La sequenza prima è asettico e distante, quella dopo quasi grottesco. E anche se si è tentati di individuare uno schema consapevole nel mettere in scena la schizofrenia dai tratti allucinatori a cui è soggetto un protagonista ossessionato e visitato da visioni, ad un certo punto l’impianto cade. Ci si rende conto che Confidenza parte per la tangente, insegue dietro ad altri personaggi (Isabella Ferrari, Giordano De Plano) e ad altri sguardi una vaghezza da dramma da camera che allenta quella tensione di fondo fino a scioglierla del tutto.

E nel far ciò è come se si rosicchiasse di continuo i propri piedi, arrivando a passo più che incerto, e piuttosto stanco (il film dura due ore e un quarto), ad un finale dove la vertigine di questo delirio è sciupata fino a farsi solo fiacco giramento di capo. Insomma, Confidenza raccoglie per strada altre storie rispetto alla sua, o quantomeno tante altre variazioni sul tema, che però non gli appartengono e in cui non trova qualcosa di davvero fertile da argomentare. Allora di quella messa in scacco della paranoia borghese, quasi da azzeccato horror psicologico, resta poco, sicuramente meno di quanto il suo germe iniziale lasciasse aspettare.

Confidenza è al cinema dal 24 aprile con Vision Distribution.

Guarda il trailer ufficiale di Confidenza:

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