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Alessio Zuccari
The Fall Guy: recensione del film con Ryan Gosling e Emily Blunt
Tags: David Leitch, emily blunt, ryan gosling, The fall guy
Il mondo degli stuntman è quel mondo formato da un gruppo di professionisti che si fanno pestare, lanciare nel vuoto e saltare in aria per il nostro intrattenimento. Solo che noi non li vediamo. Ogni tanto ci ricordiamo che sono lì, sono proprio loro quelle e quelli sparati contro una parete che va in frantumi. Eppure no, non li vediamo. In prima pagina, e nel primo piano, ci sono invece altri: le star. Gli verrà almeno riconosciuto il giusto credito nei titoli di coda o, che ne so, un premio apposito da parte di Hollywood. Magari un Oscar, direte voi. E invece no, niente Oscar, come ci ricordano con una battuta al vetriolo in The Fall Guy, film che arriva da uno stuntman per celebrare tutti gli altri stuntman. A dirigerlo c’è infatti David Leitch, che da controfigura ha lavorato per diverso tempo fino a quando non si è messo dietro la macchina da presa parallelamente a Chad Stahelski, un altro stuntman, con il quale ha co-diretto, da non accreditato, il primo John Wick.
E sappiamo quanto proprio la saga di John Wick abbia ridisegnato le geometrie dell’action contemporaneo nell’ultimo decennio, periodo durante il quale Leitch si è dato da fare anche in proprio con la sua casa di produzione 87North Productions e con film come Atomica bionda e Bullet Train. Allora The Fall Guy arriva in sostanza a compimento di questa emersione in superficie di un nuovo rapporto di forza nello show business hollywoodiano, con un’operazione che decreta l’importanza e la voce assunte da certe istanze sempre meno disposte a restare in secondo piano – e in scia alle molte rivendicazioni collettive e sindacali del 2023.
E lo fa con l’ironia di una commedia strampalata se non apertamente demenziale, che la sceneggiatura di Drew Pearce combina tra la vita da set e un intrigo di cui venire a capo. L’ispirazione per l’intreccio arriva direttamente dalla serie omonima degli anni Ottanta, da dove si recupera il protagonista Colt Seavers, interpretato qui da Ryan Gosling. È uno stuntman, lavora in coppia fissa con l’odiosa star action Tom Ryder (Aaron Taylor-Johnson), ha una storia con l’operatrice di camera Jody (Emily Blunt) e un giorno finisce per rompersi la schiena durante una scena. Stacco, passano diciotto mesi. Colt si è allontanato dai set e da Jody, ma un giorno viene contattato da Gail Meyer (Hannah Waddingham), produttrice dei film di Ryder, perché lo vuole a bordo di un nuovo progetto. A dirigerlo c’è finita Jody, alla sua prima e grande occasione. Colt allora vola dall’altra parte dell’oceano, fino a Sydney, dove rimane però impantanato in qualcosa di losco: Tom Ryder è sparito e Gail affida a lui il compito di ritrovarlo e così assicurarsi che la carriera di Jody non collassi ancor prima di iniziare.
Da qui The Fall Guy fa capitombolare il suo protagonista in un crescendo di assurdità e situazioni paradossali, fiondandolo in una drogata (letteralmente) quanto grottesca caccia all’uomo mentre tenta nel frattempo di ricucire lo strappo sentimentale con Jody. Sulla commedia il film si gioca tutto o quasi, usando espedienti di regia che si fondono alle cose che i personaggi dicono e fanno, così come alla pellicola che la novella regista sta girando – Metalstorm, una sorta di Cowboy vs. Aliens che scimmiotta Mad Max che scimmiotta Dune –, in una consapevole, esagerata e carnevalesca giostra di toni metacinematografici.
Interessante è soprattutto, perché mossa editorialmente molto furba, l’aver scelto Ryan Gosling nei panni di un protagonista la cui identità è malmenata, screditata e minacciata (anche dall’invadenza dell’effettistica visiva, delle scansioni digitali e dai deepfake), ma a cui, in fin dei conti, interessa il giusto. Furba perché prosegue quel percorso che una star come Gosling sta portando avanti nello smantellamento del machismo applicato al proprio corpo attoriale.
Un interprete attraente, virile e fisicato che si è riconfigurato come un maschile in apparenza prominente e performante, ma di fondo rassicurante perché aperto alla messa in discussione della propria raffigurazione cinematografica, prestata quasi allo slapstick e alla parodia. Il picco dimostrativo si è avuto senza ombra di dubbio con il Ken – e con il suo successo – nel Barbie di Greta Gerwig. Ma già prima Gosling aveva iniziato ad attraversare la poliedricità romantica di La La Land, l’action comedy di The Nice Guys e se vogliamo anche di The Gray Man, così come le fragilità da non-eroe di Blade Runner 2049.
Attorno a lui ruota dunque un impianto da romantic-action-comedy dove, paradossalmente, l’aspetto non tanto più debole, ma quasi secondario, sta proprio nella gestione dell’azione. È il pane per i denti di Leitch e ci sono da riconoscere anche un paio di sequenze particolarmente spettacolari. Ma quando la frenesia sale in cattedra – contaminata, sì, proprio dall’effettistica visiva – è un tipo di intrattenimento che interessa meno di quanto non sia in grado di catturare l’attenzione lo sconclusionato e quasi idiotico rapporto tra Colt e Jody, così come fanno anche le gustose dinamiche da set che richiamano, avremmo voluto di più, a un Effetto notte in salsa Hollywood.
The Fall Guy è al cinema con Universal Pictures in anteprima il 26 aprile e poi dall’1 maggio.