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Los Colonos: recensione del film denuncia di Felipe Gálvez Haberle
Alessio Zuccari

Los Colonos: recensione del film denuncia di Felipe Gálvez Haberle

Tags: los colonos, Los Colonos: recensione del film denuncia di Felipe Gálvez Haberle, Mubi
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Alessio Zuccari

Los Colonos: recensione del film denuncia di Felipe Gálvez Haberle

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La pellicola, che ha vinto il Premio FIPRESCI al Festival di Cannes 2023, racconta del genocidio del popolo nativo cileno dei Selk’nam.

Ci sono film che hanno cose sacrosante da raccontare. Los Colonos, debutto cinematografico di Felipe Gálvez Haberle presentato al Festival di Cannes 2023 e vincitore del Premio FIPRESCI, è uno di questi film. Ma un film che ha cose sacrosante da raccontare non significa che le stia raccontando necessariamente bene. Los Colonos è ancora uno di questi film. Anche se, appunto, ci sono pochi dubbi sul fatto che la pellicola alzi il bordo del tappeto per rivelare uno sporco spazzatoci sotto troppo a lungo.

Una pagina nera della storia del Cile

Los Colonos: recensione del film denuncia di Felipe Gálvez Haberle
Photo Credits: MUBI

Siamo alle porte del XX secolo. Il Cile è terra di conquista da parte di coloni stranieri come lo spagnolo José Menéndez (Alfredo Castro), realmente esistito, che si stanno spartendo lo sfruttamento di spazi quali la Patagonia. Per farlo vanno poco per il sottile e badano ancor meno a chi e cosa c’era in quei territori prima di loro. Vogliono una cosa e quella cosa va fatta. E per farlo Menéndez si serve di altri conquistatori come lui, il soldato britannico MacLennan (Mark Stanley) e il cowboy americano Bill (Benjamin Westfall). I due hanno un compito dritto: farsi spazio nella Terra del Fuoco e reclamare i possedimenti che lo Stato ha assicurato a Menéndez. Solo che qui vivono gruppi numerosi di nativi, in particolare i Selk’nam, uno dei tre popoli indigeni della Patagonia e di cui Los Colonos è in sostanza manifesto alla memoria del genocidio perpetrato ai loro danni.

L’intento dell’opera scritta da Haberle con Antonia Girardi e la consulenza di Mariano Llinás è infatti quello di tracciare un filo rosso sangue che parte dalla conquista di questa frontiera e finisce al cuore dell’istituzione. Nello scegliere le coordinate di genere ed estetiche del western, ma rovesciandone la semantica, la pellicola sfoglia una pagina nera del Cile e del suo retaggio storico-politico. Quasi a dire che ciò di cui quell’istituzione gode oggi è anche conseguenza delle azioni spregevoli di uomini spregevoli come Menéndez, elevatisi élite a colpi di epurazioni. E a sottolineare che lo Stato degli stranieri s’è fatto e civilizzato, ma col sangue dei nativi.

A guardar bene, un po’ alla stessa maniera in cui Killers of The Flower Moon di Martin Scorsese discute gli Stati Uniti e il Re di Robert De Niro, pur mantenendo quel film un’ambiguità irrisolta nel posizionamento del punto di vista. Perlomeno Los Colonos qui sceglie Segundo (Camilo Arancibia), meticcio che MacLennan e Bill si portano dietro perché dalla mira eccezionale. Segundo è la bussola morale del racconto, uomo di mezzo tra la radice etnico-culturale cilena e quella del conquistatore-invasore.

Un tema esposto solo negli assunti

Los Colonos: recensione del film denuncia di Felipe Gálvez Haberle
Photo Credits: MUBI

La criticità di Los Colonos, delineato il confine impegnato in cui si muove, sta però sta nell’appiattimento drammaturgico del racconto, davvero troppo striminzito e archetipico di fronte alla portata della sua analisi storica. Non è sforzo complesso rintracciare la volontà di rendere gli antagonisti emanazione ben chiara di uno status e di Paesi che si sono spartiti gli interessi del Cile come ci si spartisce una torta. Nella regia di Haberle è evidente soprattutto nella messa in scena dei dialoghi in cui si stringono accordi e impartiscono ordini, realizzati con un rigore da palcoscenico teatrale. Momenti, questi, che si alternano alle vedute paesaggistiche e ai campi lunghi mutuati invece dal western, dallo sguardo sporco ad una frontiera dove con brutalità mai risparmiata spilla il sangue e squillano i fucili.

Nel voler conciliare questi due registri, a farsi spazio nel mezzo è in realtà un didascalismo di fondo che mai seriamente riesce a rendere più complessa, più argomentata e problematica l’esposizione di un tema che resta comandato solo negli assunti. E quindi nei ruoli assolti da personaggi che sono fatti e finiti già nel primo momento in cui li si incontra. Che sia nell’aberrazione morale, MacLennan e Bill, che sia nella scioccata e traumatizzata testimonianza, Segundo.

Sia chiaro, non si chiede a Los Colonos di rispettare a tutti i costi la canonicità dell’evoluzione drammaturgica, perché parte del suo potenziale starebbe anche nel rigettare gli stilemi di un’impostazione narrativa tradizionale. Sarebbe però disonesto non imputargli l’affidare la sua carica quasi solo nella denuncia e nelle pedine funzionali a determinare il chi, il come e il dove, facendosi remissivo nei confronti di un’indagine nel ‘cuore di tenebra’ di una storia qui troppo sostanziata dalla sua allegorica ombrosità.

Los Colonos è al cinema dal 7 marzo e poi in streaming su MUBI dal 29 dello stesso mese.

Guarda il trailer ufficiale di Los Colonos:

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