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Oxygène: tra sci-fi e claustrofobia nel film francese con Mélanie Laurent
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Oxygène: tra sci-fi e claustrofobia nel film francese con Mélanie Laurent

Tags: Mélanie Laurent, netflix, Oxygéne
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Oxygène: tra sci-fi e claustrofobia nel film francese con Mélanie Laurent

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Tra mistero e fantascienza,?Oxyg?ne ? un film che dilunga troppo la propria storia, ma sa come interessare lo spettatore

Sinossi di?Oxyg?ne:

Rinchiusa in una capsula per l’ibernazione, una donna si sveglia col solo 35% di ossigeno rimanente e senza sapere cosa ci fa in quel posto…

Recensione?Oxyg?ne:

Oxyg?ne ha la sua esatta categoria d?appartenenza. Il film di Alexandre Aja, sceneggiato da Christie LeBlanc, va seguendo il prototipo delle pellicole ristrette in un unico luogo e, questa volta, rappresentato da una capsula criogenica umana dentro cui si risveglia la protagonista di M?lanie Laurent. L?opera ? dunque un continuo rimando al fuori, a voci che arrivano da lontano, che parlano col personaggio dell?attrice, ma non possono mai entrarci fisicamente in contatto, relegando alla sola interprete il compito di catturare e intrattenere lo spettatore. Ad aiutarla ? una sceneggiatura lineare, semplice da seguire pur nelle sue svolte necessariamente sensazionalistiche, poste a giustificare una camera concentrata puramente sul corpo sdraiato della Laurent, mentre tenta di capire come ? arrivata in quel singolo spazio.

A differenza, per?, di film del medesimo genere, Oxig?ne sfrutta l?esterno come ricordo della protagonista, rimembranza che serve al personaggio per ricostruire i pezzetti della sua identit? frammentata, racchiusa in quella prigione metallica. Un?uscita dai canoni, sia in senso strettamente detto che ?reale? nella riproposizione degli inserti memoriali della protagonista, unica fuga da quella bara per l?ibernazione dove la percentuale di ossigeno rimasta ? del 35%. Proprio contro l?esaurimento dell?aria vitale la Laurent cercher? di opporsi tentando in ogni maniera di poter uscire, una lotta dove il tempo ? una componente fondamentale, che assume contorni dilatati per raccontare l?ambiguit? della protagonista e del proprio arrivo nella capsula.

Il genere di riferimento di?Oxyg?ne

M?lanie Laurent nasce dunque nella prima sequenza del film, come una farfalla che esce dal proprio bozzolo lasciando indietro lo strato da crisalide. La donna spacca il tessuto che l?avvolge e la contiene, simula l?entrata nel mondo come viene affrontata dal neonato che esce dalla propria madre, ritrovandosi per? presto in uno stato di pronta morte a causa della condizione in cui ? costretta. Terrore che la protagonista cercher? si sconfiggere colmando la propria amnesia e tentando di ricevere pi? informazioni possibili pur rimanendo nella sua ristretta postazione. Procedimento che non ? facile al principio, come non lo diventa per lo spettatore, affascinato dal concetto di ?parto? di fronte a cui il film ha posto il pubblico, ma dilatando eccessivamente lo sgomento e lo spaesamento della donna all?interno del proprio ristretto spazio vitale, eccedendo in prolungamenti inutili all?economia del film.

L?opera di Aja avanza per? con scioltezza, incuriosendo gli spettatori, soprattutto quegli attratti da determinate dinamiche narrative, i quali traggono piacere da una storia che cerca di ricostruire i propri tasselli basandosi solamente sui rimandi di scrittura. Quella di Oxig?ne non raggiunge certamente livelli toccati ad esempio da un piccolo caso come Locke e non ha minimamente la finezza di un?opera lodabile quale The Guilty. Eppure, la sua semplicit?, snellisce il portato sci-fi su cui rischiava di arrovellarsi, non certo smarcandosi completamente da ogni pi? piccolo ostacolo, ma raggiungendo una completezza che seppur poco originale e non particolarmente sconvolgente, porta il film nella direzione intuita e congeniale a riferimento del suo genere.

Cosa accade fuori dalla capsula?

Sbavature, quelle che non permettono una maggiore esaltazione per Oxig?ne, che intaccano gli allungamenti ritenuti necessari dalla sceneggiatura, ma che fanno percepire solamente l?incertezza della propria idea iniziale e la paura che quest?ultima non sia abbastanza efficace da convincere il pubblico. Altres? ? la poca raffinatezza di alcune scene a venir sottolineata, soprattutto quando si va riprendendo l?esterno della capsula della protagonista: un occhio quasi differente da quello minimale e anestetizzato all?interno dell?unico luogo del film, che impoverisce e depotenzia cos? la parte visuale del racconto.

Oxig?ne vive della suggestione che tali impostazioni filmiche sanno suscitare, indebolendosi con una svolta facilmente presumibile, ma permettendo al pubblico di godere, anche con una certa superficialit?, della sua visione. Una produzione francese da elogiare che amplia i propri tipi di storia e lo fa con accuratezza produttiva, dovendo ancora affilare il proprio gusto, ma comunque in grado di portare lo spettatore in realt? altre.

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