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The Dropout, recensione: la girlboss che volò troppo vicino al sole
Tags: amanda seyfried, disney, the dropout
Cavalcando la cresta dell’onda degli show televisivi che mettono sotto i riflettori scandali finanziari, da Inventing Anna di Netflix al dramma di prossima uscita WeCrashed con Jared Leto e Anne Hathaway protagonisti, The Dropout si propone come uno studio sfaccettato della figura di Elizabeth Holmes, un tempo acclamata come la pi? giovane miliardaria self-made.
Nei primi anni 2000, Elizabeth Holmes (Amanda Seyfried) abbandona l’Universit? di Stanford per avviare la societ? Theranos, con la promessa di rivoluzionare svariate tecnologie sanitarie e mediche grazie alle quali, tra l’altro, si sarebbero potute condurre analisi del sangue poco invasive ed estremamente accurate. Tuttavia, l’azienda ? stata ben presto travolta dallo scandalo, dal momento che nessuna delle tecnologie promesse fu davvero in grado di funzionare come assicurato e, dopo un iter giudiziario approfondito, in divenire dal 2015, nel gennaio 2022 Holmes ? stata condannata per frode e associazione a delinquere.
The Dropout?vede protagonisti?Amanda Seyfried?nel ruolo di?Elizabeth Holmes?e?Naveen Andrews?in quello di?Sunny Balwani.?La serie, composta da otto episodi, include nel cast anche le guest star?Utkarsh Ambudkar, Kate Burton, Stephen Fry, Michel Gill, LisaGay Hamilton, William H. Macy, Elizabeth Marvel, Laurie Metcalf, Dylan Minnette, Alan Ruck, Sam Waterson, Michaela Watkins?e molti altri.
Amanda Seyfried ? incrollabile nel ruolo della studentessa ritiratasi dalla Ivy League, la cui ambizione giovanile si manifesta in un bisogno implacabile di rivoluzionare la tecnologia sanitaria. Incaricata di conferire un’alta carica emotiva a un personaggio che abitualmente rifugge le proprie emozioni, Seyfried corre assieme alla storia, che attraversa l’adolescenza di Holmes fino ai suoi 34 anni.
Dal punto di vista della ricostruzione storica, c’? poco di inedito in The Dropout, specialmente se avete ascoltato l’omonimo podcast che ha ispirato la creazione della sere. Ma la showrunner Elizabeth Meriwether e la Seyfried riescono a sbrogliare efficacemente la matassa truffaldina di Elizabeth Holmes, e di come sia riuscita a perpetuare l’inganno a cos? tante persone per cos? tanto tempo. Inoltre, Meriwether ? meglio conosciuta per aver ideato la celeberrima sitcom della Fox New Girl, con cui non ? difficile leggere un parallelismo narrativo ribaltato, con The Dropout come racconto del lato oscuro dell’adorkability (il fascino del geek, isolato nella sua geniale eccentricit?).
La sete di potere di Holmes equivale alla ricerca di accettazione, riscontro emotivo e amichevole dei protagonisti pi? amati delle serie tv coming-of age, solo che la formazione della nostra Dropout dirotta il proprio interesse sulla gestione di un impero incandescente, che nasce al ritmo odierno di followers che crescono, di condivisioni inconsapevoli. E’ l’inconsapevolezza mascherata dal volto risolutivo della business woman che si configura man mano come il male peggiore per Holmes, rappresentato come una sorta di trance, con gli occhi della Seyfried che si allontanano sempre pi? da chi le sta attorno, chi la conosce – e quindi anche da noi spettatori – per concentrarsi sempre pi? su se stessa.
Ma il treno che divora il capitale delle startup esige progresso continuo, dunque la Holmes sceglie di farlo?funzionare nell’unico modo possibile: abbindolando un investitore di alto profilo dopo l’altro con il suo linguaggio ambizioso e il suo fascino misterioso. E’ cos? che riflettiamo sulla legge del ritiro, sul significato che le nostre velleit? performative possono assumere, soprattutto se vogliamo essere gli unici eroi della nostra storia.
Che mali, interiorizzati e collettivi, possono sorgere dalle scelte a cui ci siamo abbandonati, soprattutto per noi stessi? Holmes non ? mai riuscita a far funzionare la sua macchina miracolosa, e questo ? messo soprattutto in luce dalla sceneggiatura di The Dropout, che mostra come, in questo studio contemporaneamente sociale e sul personaggio, un ritiro a fini personali non ? riuscito ad amalgamarsi con obiettivi comunitari.
Non solo, ma The Dropout si afferma solidamente anche come un pezzo d’epoca del decennio 2000-2010, specialmente per quanto riguarda la tecnologia in rapida evoluzione. L’ascesa dell’iPhone, la morte di Steve Jobs, e il boom generale della Silicon Valley sono tasselli fondamentli nella costruzione di un’identit? autorevole, che deve saper maneggiare accuratamente tutti gli strumenti necessari per potersi assicurare visibilit?, passa parola e controllo gestionale. Questa cornice geolocalizzata di progresso, che si staglia sullo sfondo del fallimento di Theranos nel cercare di creare, plasmare un’idea di business dopo quasi un decennio di lavoro martellante, evidenzia ulteriormente ci? che era in gioco per una societ? che iniziava a credere nell’affermazione tecnologica, nel like al posto della firma.