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Martina Barone

Tutto chiede salvezza: recensione della serie con Federico Cesari su Netflix

Tags: Federico Cesari, netflix, Tutto chiede salvezza
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Tutto chiede salvezza: recensione della serie con Federico Cesari su Netflix

Tags: Federico Cesari, netflix, Tutto chiede salvezza

Dal romanzo omonimo alla produzione su Netflix: Tutto chiede salvezza tratta di salute mentale con ironia, schiettezza e emotività

Dal suo film Cosa sarà Francesco Bruni è passato alla serialità con Tutto chiede salvezza. La pellicola con Kim Rossi Stuart esplorava il percorso di scoperta, accettazione e cura del personaggio, che ricalcava lo stesso cammino affrontato nella vita reale dall’autore, che metteva in scena il suo viaggio nella malattia e come ha influenzato la propria vita e famiglia. Un mettersi in prima persona totalizzante, per un’opera che mescola dramma e commedia, così come Bruni interpreta l’esistenza. Un’onestà che lo rende la personalità adatta per approcciarsi al lavoro di adattamento e direzione dell’operazione Netflix, anche questa una ripresa di accadimenti reali affrontati dallo scrittore e poeta Daniele Mencarelli, che ripercorre il proprio periodo di permanenza nel reparto di un TSO.

Una diagnosi su un disturbo mentale che la serie esplora ponendosi con estrema sincerità nel trattarla in quanto evento da far rientrare nella sfera della normalità. L’eliminazione di uno stigma che il libro omonimo aveva già processato, e che viene affidata a Bruni per permetterle una diffusione che ci si augura esponenziale grazie alla finestra su cui quanti più spettatori possono affacciarsi. Una maturazione dei tempi per cui è arrivato il momento di aprirsi alla conoscenza di una parte che potrebbe spaventarci di noi stessi, ma che è nell’istante in cui la reprimiamo che ci soffoca facendoci affogare. Annegare con angoscia nell’ansia, quella che ci blocca ancor prima di comprendere quale è il disagio che ci mette in crisi e che inibisce la nostra capacità di esprimere il turbamento che proviamo.

Tutto chiede salvezza: esprimersi per non scoppiare

Nella schiettezza necessaria per non addolcire una pillola che non vuole mai essere carezzevole o indulgente, Tutto chiede salvezza divide in sette puntate i sette giorni di ricovero di Daniele e lo inserisce in una camerata, la “nave dei matti”, in cui la clausura e le restrizioni lo metteranno in contatto con la parte più umana della malattia. Quella che lo obbligherà a esprimersi, a condividere, a parlare con gli altri di sentimenti che non ha ammesso neanche mai a sé, indagando i motivi della sua tensione verso una depressione che potrebbe rischiare di farlo scoppiare. Come in fondo ha già fatto prima di finire sul letto di un ospedale, in una furia di incandescenza e rabbia che gli ha annebbiato la memoria e i ricordi. 

Proprio come per Cosa sarà, e su una scia di opere che dai suoi esordi seguono l’alchimia possibile e veritiera del reale, anche con Tutto chiede salvezza Bruni prosegue una dialettica sul dramedy all’italiana che con la serie va toccando l’apice della carriera dell’autore, concedendogli lo spazio necessario per indagarne il linguaggio e le sfumature. Forse eccedendo leggermente, facendosi prendere la mano con le parti più fantasiose del prodotto, le quali si fanno trasposizione visiva dei pensieri e delle parole dei personaggi. Ma in ogni caso sapendo avanzare su quella linea  sottile su cui doversi destreggiare come un funambolo, non sbilanciandosi mai sprofondando nel dramma, smorzandolo con una risata come si è soliti fare con la vita. Un condirla di quell’ironia di cui abbiamo maggiormente bisogno proprio quando entra in contrasto con il buio che ci abita, cercando di riportare fuori un po’ di luce.

Un cast di “matti” teneri e onesti

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Credits: Netflix Italia

Una tenerezza che la sceneggiatura prevede e che sono gli attori a saper trasporre con tale tatto sulla scena. Federico Cesari si appropria del peso di saper descrivere una gamma così ampia del ventaglio del suo protagonista, andando dalla furia incontrollabile alla battuta detta con immediatezza, anche con un certo garbo. Una genuinità che è quella di un giovane che capisce di essere giunto alla resa dei conti con quella tristezza abbacinante che talvolta sente dentro, spinto a cercare un senso che non sempre l’esistenza può dare e della cui vacuità è complicato scendere a patti. Una performance caricata, di cui Cesari accetta l’impegno e lo mostra nella sua prova d’attore. Un ruolo duro e commovente, come quello di tutti gli altri del cast.

Affabile e autentica, sconcertante e emotiva, Tutto chiede salvezza è la cristallina ripresa di un blackout in cui può cadere la mente, che la serie vuole (ri)accendere per dimostrare che anche la testa è un terreno di cui è importante prendersi cura, non trascurandola e ascoltandola sempre, ancor più quando vuole essere aiutata. L’intrattenimento che non si spaventa davanti a quella che è considerata una macchia sociale, che viene invece scardinata per avvicinarla quanto mai a ciò e a chi abbiamo accanto.  

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