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Alessio Zuccari
RoFF18 | Dream Scenario, recensione del film con Nicolas Cage
Tags: dream scenario, kristoffer borgli, nicolas cage
Kristoffer Borgli ha all’attivo solo tre film e già si delinea il contorno di un tema che pare interessargli parecchio. Il regista norvegese classe 1985 prende infatti di petto la questione della nuova celebrità. Con Sick of Myself, la seconda pellicola girata in patria e in circolazione dall’anno scorso dopo il passaggio al Festival di Cannes, Borgli affrontava la generazione social e la sua bulimia di fama ad ogni costo. Ora con Dream Scenario, presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2023, si sposta invece negli Stati Uniti sotto il patrocinio di A24 e della supervisione produttiva di Ari Aster. La questione è ancora quella: il successo come un fiammifero che arde alimentato dall’effimero.
Stavolta però la popolarità casca in testa ad un uomo che non l’ha mai cercata per davvero. Paul Matthews (un Nicolas Cage oramai nel suo terreno di caccia preferito) è un uomo qualunque. È sulla sessantina, è professore ordinario in università per una materia non molto stimolante, è buono ma anche noioso e forse pure un po’ fessacchiotto. L’unica ambizione che insegue a debita distanza è quella di arrivare a pubblicare una ricerca nemmeno mai cominciata a redigere.
All’improvviso accade però qualcosa di strano: le persone iniziano a sognare Paul. Lo fanno in continuazione e lo fanno anche quelli che non lo hanno mai incontrato in vita loro. La voce si sparge in fretta e quello di cui Paul è protagonista involontario diventa un fenomeno virale. Tutti ne parlano, tutti raccontano dei loro sogni in cui l’uomo semplicemente compare, osserva una situazione spesso catastrofica e poi se ne va senza alzare un dito. Nell’arco di pochissimo, Paul è al centro dell’attenzione di quella moltitudine in cui per tanto tempo si è nascosto schivando le intemperie della vita.
Partendo da qui – il cui spunto di ispirazione proviene probabilmente da This Man, un celebre meme degli anni Duemila – Borgli, che il film lo scrive e monta anche, commenta con ironia le frenesie ed ipocrisie di un web capace di innalzare idoli edificati sopra il nulla. Sfrutta il buffo, e un pelo inquietante, evento nel mezzo del quale si ritrova Paul per farne architrave anche di una riflessione sopra il model business sfrenato a cui chiamano le nuove piattaforme di diffusione dell’informazione.
Tra gli altri, un’azienda di marketing vuole infatti sfruttare l’immagine del professore accoppiandola al brand di una nota bibita, sperando di indurre il marchio a comparire nei sogni delle persone. Insomma, con l’intento andare a colonizzare l’inconscio collettivo nella speranza di farne la prossima, e probabilmente ultima, frontiera capitalista – qualcuno conierà il termine “dreamfluencer”.
Paul a tutto ciò non è affatto preparato, ma accarezza l’idea di poter governare i suoi cinque minuti al centro dei riflettori. Salvo che poi le cose gli si rovesciano tra le mani quando Dream Scenario sterza nell’accogliere anche il rapido e lapidario declino che a questo immotivato successo fa da contraltare. Perché se prima Paul nei sogni era protagonista passivo e uomo qualunque, adesso nella testa delle persone inizia a compiere gesti orribili.
Con un cinismo pruriginoso mutuato dall’aspro umorismo scandinavo (di cui il precedente Sick of Myself rimane ottimo esempio), il film mette in metafora gli umori invisibili di un collettivo invisibile, che celato dietro schermi, nickname e foto profilo condiziona con grande facilità e grande volubilità il quotidiano degli individui. Adiacente a questo, Borgli trascina sul banco le spine della “cancel culture” e del modo in cui essa si ponga a strumento di pulizia di coscienza occidentale. Un rullo compressore che spazza via la controversia appiattendone le complessità, osservabile anch’esso, in una società dove tutto è vendibile e spendibile, come orizzonte economico al quale proporsi e in cui riciclarsi se le cose si mettono male.
Dream Scenario amalgama tutto ciò in un’opera compatta e diretta, forse meno raffinata rispetto al lavoro di Borgli venuto prima, ma di certo più conforme per estetica e linguaggio al suo differente pubblico di riferimento. La performance di Nicolas Cage fa il resto e puntella con tragicomico estro le vertigini in cui è risucchiato il suo Paul, emblema di una mediocrità su cui pasteggiano ghignanti tutti quanti gli altri.
Dream Scenario è al cinema dal 16 novembre.