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Gloria!: recensione del film esordio di Margherita Vicario
Alessio Zuccari

Gloria!: recensione del film esordio di Margherita Vicario

Tags: Galatea Bellugi, Gloria!, Veronica Lucchesi
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Alessio Zuccari

Gloria!: recensione del film esordio di Margherita Vicario

Tags: Galatea Bellugi, Gloria!, Veronica Lucchesi

La cantautrice italiana debutta alla regia cinematografica con un’opera ricca d’estro e ritmo. Presentata in competizione al Festival di Berlino 2024.

Mani che afferrano, dita che pizzicano, polpastrelli che sfiorano. E poi: un cenno, una fantasia e il cortile dell’Istituto Sant’Ignazio, Venezia dintorni, alba del 1800, si anima in una sincronia ritmica trascinante. Sta già tutto qui Gloria!, l’esordio alla regia cinematografica dell’ex solo cantante Margherita Vicario. In un incipit che fonde assieme, mettendo in lirica, il concreto che si tramuta in poesia e un’artista che pone la propria esperienza pregressa a servizio di una nuova forma.

È probabilmente la cosa più pregevole che Gloria! fa. Perché nel film, presentato in competizione al Festival di Berlino 2024, Vicario non si nega mai – c’è anche un suo piccolissimo cameo. Non si nasconde nelle pieghe dell’intreccio, non sceglie di calpestare la sicurezza di un debutto bell’e pronto. Vicario, forte anche del nome che ora ha e delle garanzie produttive che ne derivano, si slancia con un davvero apprezzabile guizzo in un affresco estroso, in uno stile libero vitale e ricco di una joy de vivre che contamina anche i momenti più bui della sua storia ai confini della Storia.

La trama di Gloria!: una piccola storia con lo sfondo della Storia

Gloria!: recensione del film esordio di Margherita Vicario
Photo Credits: 01 Distribution

Sullo sfondo ci sono infatti Napoleone e gli echi della Rivoluzione francese. O meglio, dell’illusione della Rivoluzione francese, che sull’Italia si propaga solo come una strozzata speranza. Nel primo piano ci sono invece le orfane dell’istituto comandato a bacchetta dal prete e maestro Perlina (Paolo Rossi, in un ruolo azzeccatissimo). Perlina è però più intrattabile del solito. Gli è stato concesso un grande onore, che comporta però anche un grande onere. Papa Pio VII verrà proclamato a Venezia e nei giorni successivi visiterà le chiesette locali, tra le quali quella di Sant’Ignazio. A lui, Perlina, uomo piccolo, livoroso e sconquassato dalle tentazioni, tocca comporre un concerto per il papa.

Ma non è Perlina il protagonista di Gloria!, film che individua nell’orfana serva e muta Teresa (Galatéa Bellugi) lo sguardo che mette in ordine i desideri e gli affanni di un’opera in fondo corale. È Teresa, figlia forse di un segreto, cuore e anima di un’altra rivoluzione, insperata e all’apparenza insignificante, racchiusa nel ventre stesso dell’istituto. Nelle cantine, Perlina ha infatti nascosto un nuovo strumento, un pianoforte lasciato in dono alle orfane. Attorno a questo oggetto additato come impuro vortica Teresa, ma finiscono anche per raccogliersi quattro orfane dell’orchestra che coltivano ognuna il proprio sogno fuori da quelle mura castiganti (Carlotta Gamba, la Veronica Lucchesi de La rappresentante di lista, Maria Vittoria Dallasta, Sara Mafodda).

Sopra la loro sghemba alleanza, fatta pure di diffidenze e gelosie da sciogliere, la sceneggiatura di Vicario e Anita Rivaroli imbastisce con precisione i rintocchi di una rivalsa che sfida l’ordine del tempo e dei paletti della Storia. Allora qui si capisce come Gloria! sembra in parte aver assimilato la lezione dei ritratti femminili anacronistici propri di un cinema come lo è quello di Susanna Nicchiarelli. Ma a quel rock pronto a scuotere non sempre in maniera tonante le traiettorie descritte da Nicchiarelli, Vicario sostituisce un pop entusiasta e generato nota su nota. Mutuato non nella sovrapposizione del repertorio, quanto piuttosto nell’elaborazione di una forma discorsiva integrata al racconto stesso, integrata all’emergere degli umori sommersi delle sue protagoniste – una delle intuizioni davvero più brillanti della pellicola.

Il modo giusto e coraggioso con cui esordire al cinema

Gloria!: recensione del film esordio di Margherita Vicario
Photo Credits: 01 Distribution

Dunque la regista non solo sembra aver fatto proprio quell’insegnamento, ma pare anzi di averlo anche portato a un livello di consapevole fluidità e coerenza drammaturgica nella sua incoerente impossibilità d’epoca. Gloria!, che è pure  un cinema già attraversato da volti e da occhi segnati dalle scorie del tempo e della vita (c’è anche Elio di Elio e le storie tese in un piccolo e dolce ruolo), unisce il gusto pittorico del film in costume alla scossa di una tonalità colorata con cui la contemporaneità irrompe decisa.

Il tutto – che è venato anche da fisiologici peccatucci d’esordio, come l’anticlimatica codina finale – si orienta quindi ad un’energica e fiera sconsacrazione dell’autorità, al desacralizzare i padri padroni con un’ucronia che spariglia l’ingiustizia al passo di un’affermazione individuale presa e non concessa. Il collante del film non può che essere la musica (composta da Vicario e Davide Pavanello), filo rosso su cui si annoda una regia che su di questa stabilisce gli squilli del montaggio e che in sua assenza sceglie spesso le dissolvenze, tra malinconie e speranze mai sopite. Gloria! è insomma il modo più giusto, sano e coraggioso con cui presentarsi a un nuovo palcoscenico. Un’opera che dai linguaggi e dalle pulsioni dell’oggi trae un ardore spigliato e rigenerante.

Gloria! è al cinema dall’11 aprile con 01 Distribution.

Guarda il trailer di Gloria!:

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