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Godzilla e Kong - Il nuovo impero, recensione del nuovo film della saga
Alessio Zuccari

Godzilla e Kong - Il nuovo impero, recensione del nuovo film della saga

Tags: Adam Wingard, Godzilla e Kong - Il nuovo impero
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Alessio Zuccari

Godzilla e Kong - Il nuovo impero, recensione del nuovo film della saga

Tags: Adam Wingard, Godzilla e Kong - Il nuovo impero

Continuano le vicende del franchise statunitense in cui la Terra è attraversata dai due grandi re titani. Restano le botte da orbi, ma la forza concettuale di Godzilla Vs Kong è attenuata.

Godzilla Vs Kong era un grande film, anche se in non molti se ne erano accorti. Lo era non tanto per la qualità del racconto o degli scontri tra i kaiju. Quanto per il modo in cui quel film lì rifletteva sulla messa in scala: mai prima di allora si era demarcato così tanto in termini concettuali, ancora che prettamente visivi, l’impietoso confronto tra i corpi digitali e quelli in carne ed ossa. L’essere umano, in Godzilla Vs Kong, era accessorio, una formichina affannata. Sia inteso come interprete, sia inteso come personaggio.

Quell’opera centrava lo sguardo posizionandolo ad altezza di mostro, pitturandone una sorta di mitologia rupestre in computer grafica e rendendo la superficie terrestre nient’altro che un luna park, un’arena per creature troppo immense per noi. Insomma, se vogliamo, Godzilla Vs Kong era pure una riflessione antispecista ai tempi del digitale, camuffata da prodotto di largo consumo. Godzilla e Kong – Il nuovo impero arriva in scia a quel capitolo, ma pare averne assorbito solo a piccoli tratti l’insegnamento. In regia c’è ancora Adam Wingard, anche se cambia la compagine di sceneggiatura che stavolta conta Terry Rossio, Simon Barrett e Jeremy Slater.

La trama di Godzilla e Kong – Il nuovo impero: alla ricerca delle origini

Godzilla e Kong - Il nuovo impero, recensione del nuovo film della saga
Photo Credits: Warner Bros. Italia

Dell’intreccio si fa presto a dire. Siamo a qualche anno di distanza dal precedente film, ma le cose sono rimaste per lo più le stesse. Godzilla vaga per la Terra a far fuori tutti i mostri che sbucano qui e lì – tra cui Roma, dove il titano devasta larga parte del patrimonio UNESCO italiano – garantendo un precario equilibrio sulla superficie terrestre. Kong invece vive in una Terra Cava dove si riscopre re solitario e stanco (ha persino una leggera ‘barba’ bianca). È su di lui che il film si concentra maggiormente, attorno al quale costruisce l’ossatura di un racconto volto a riscoprire, con colpi di scena, le origini della grande scimmia e degli altri titani.

Come al solito, e come è lecito aspettarsi, il tutto si sviluppa con un lavoro di motivazioni davvero striminzito, in mezzo al quale carambolano anche i protagonisti umani. Tornano infatti la Dr.ssa Andrews (Rebecca Hall), accompagnata dalla figlia Jia (Kaylee Hottle), dal medico hippie Trapper (Dan Stevens) e dal complottista Bernie (Brian Tyree Henry), che già in precedenza era strizzatina d’occhio al mondo delle sub-culture cospirazioniste che “ogni tanto ci pigliano”. Nell’avventura che richiama il gruppetto dentro il cuore del pianeta, in un calco evidente al pattern di Viaggio al centro della Terra, Godzilla e Kong – Il nuovo impero finisce per negare parte del posizionamento ideologico di Godzilla Vs Kong. Non resiste, in sostanza, a rimettere al centro l’essere umano da un punto di vista culturale e storico. A renderlo quindi di nuovo un anello di congiunzione nella catena narrativa e uno snodo risolutivo anche lì dentro nella Terra Cava.

Quando gli uomini non ci sono… i titani si picchiano forte

Godzilla e Kong - Il nuovo impero, recensione del nuovo film della saga
Photo Credits: Warner Bros. Italia

Chiaro è che si tratta di un’esigenza pensata nell’ottica di un’immedesimazione dal tono esplorativo nella vicenda, ma non è un caso che i momenti migliori restino quelli dove l’umano è fuori campo e non ci ammorba con dialoghi che sono mera didascalia di commento. Dove in scena, anche per diversi minuti consecutivi, si trovano allora solamente le interazioni non verbali dei titani, che spesso e volentieri finiscono con il menare le mani accompagnati da una CGI notevole ma giocosa – altra cosa rispetto a quella di Godzilla: Minus One, recente iterazione giapponese fresca vincitrice agli Oscar per i Migliori effetti visivi.

È in questo impulso da percorso proto-ancestrale che la saga statunitense pare davvero dare il suo meglio, conciliando poi il tratteggio di un mondo sconosciuto al divertimento più becero e spaccone. Perché Godzilla e Kong – Il nuovo impero sottolinea anche il suo essere un film, come mai in precedenza, particolarmente tamarro e ai limiti della consapevole cafoneria. Che si permette, oltretutto, anche di dare una gomitata e fare una smorfia tutta interna alla realtà industriale della Warner Bros. quando sfoggia il nuovo look di Godzilla, il grande sacrificato dell’opera a cui tocca nel suo revamp rosa corteggiare, tra meme e sghignazzamenti social già apparecchiati, il fenomeno Barbie.

Forse la cosa più importante per chi è fan del franchise è sapere che, comunque, nel film troverà ciò per cui paga il biglietto. Per chi cerca le botte tra mostri giganti, pane per i denti infatti non manca di certo. Peccato che dietro queste ci sia meno di quanto c’era stato per un momento in precedenza. Ma sperarlo, forse, è più colpa nostra che loro.

Godzilla e Kong – Il nuovo impero è al cinema dal 28 marzo con Warner Bros. Italia.

Guarda il trailer ufficiale di Godzilla e Kong – Il nuovo impero:

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