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Roberta Panetta
La Sirenetta: perché le polemiche sulla scelta dell'attrice sono INUTILI
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Nell’esperienza quotidiana di ognuno di noi è frequente identificarsi nei personaggi di un film, di una serie tv o di un libro. Tale immedesimazione, questo riconoscersi in un altro al di fuori di sé, è un argomento molto dibattuto, sia in ambito psicoanalitico, sia in ambito sociologico. Che cosa s’intenda per rappresentazione, per identità e per inclusività è molto più complesso di quanto si possa immaginare. Ed è una premessa doverosa che ci aiuta ad affrontare un tema spinoso: le polemiche e le critiche che stanno travolgendo Disney e la protagonista de La Sirenetta.
Alla ormai lunga lista di reboot cinematografici degli ultimi anni, si aggiunge infatti anche il live-action con protagonista l’amatissima Ariel, adattamento cinematografico del famoso lungometraggio di animazione Disney del 1989.
Era il luglio del 2019 quando Rob Marshall, regista dell’opera, annunciava il nome dell’attrice protagonista: Disney aveva trovato la sua sirenetta, e si tratta di Halle Bailey.
“Dopo una lunga ricerca, è stato chiaro a tutti che Halle possiede quella rara combinazione di spirito, cuore, giovinezza, innocenza e spessore – oltre a una voce fantastica -, tutte qualità necessarie per interpretare un simile ruolo”.
La ricerca dell’attrice non è stata dunque una passeggiata, e dopo nomi del calibro di Zendaya e Sophie Turner, la cantante R&B del duo Chloe x Halle ha avuto la meglio.
Dopo la pubblicazione del teaser sul remake della Disney sono ripresi i commenti razzisti per il colore della pelle della protagonista.
Da anni, per fortuna, Hollywood sta mettendo in atto una vera e propria rivoluzione finalizzata all’inclusione in molte delle sue sfaccettature: genere, colore della pelle, etnia, orientamento sessuale. Il fine è di rappresentare – attraverso le pellicole che si selezionano e si premiano – un atlante del mondo e delle relazioni, affinché un numero sempre maggiore di persone possa sentirsi rappresentato.
Disney, dunque, tenta di rispondere ai cambiamenti in corso, con una particolare attenzione ai temi dell’inclusività: donne, professionisti provenienti da etnie scarsamente rappresentate, esponenti LGBTQ+, persone con disabilità.
Ampiamente perpetuata negli anni, l’antipatica ritrosia dei media e dell’industria del cinema a mettere in scena la vita delle minoranze o a farlo per stereotipi, ha avuto effetti negativi sulla costruzione della personalità di molti individui. Il cambiamento in atto segna però un’inversione di rotta storica. E oggi le parole di un regista visionario come Ingmar Bergman acquistano ancora più valore: Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.
Su TikTok, in questi giorni è diventato virale un video: c’è una bambina nera di circa tre anni che guarda alla televisione il nuovo trailer Disney del remake live-action de La Sirenetta, quando si vede il viso di Halle Bailey comparire tra i fondali, la bambina si mette seduta e esclama: «Ariel ha la pelle marrone!». In tantissimi hanno ripreso il video mostrando le loro reazioni commosse quando la bimba si entusiasma nel vedere, come scrive la caption, «che la sua principessa Disney preferita le assomiglia». Sui social, però, ci sono state anche molte critiche razziste e si è riaccesa la polemica portata avanti da chi sostiene che Ariel debba avere la pelle bianca e che sia stata scelta un’attrice nera solo per assecondare il «politicamente corretto» e la diversity a tutti i costi. Ma chi dice che Ariel debba necessariamente essere bianca? Perché non accettare il cambiamento? Perché non pensare ai milioni di bambine e bambini che si sentiranno finalmente rappresentati, proprio come successo con Black Panther? A voi la risposta…