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Alessio Zuccari
FolleMente: recensione della nuova commedia di Paolo Genovese
Tra le realt? dell?industria hollywoodiana degli ultimi anni, la Blumhouse Productions ?, senza ombra di dubbio, una delle pi? vivide e impegnate. Improntata sul genere horror, quello che duramente prende dalle paure dello spettatore per proiettarle senza filtri sul grande schermo, la casa di produzione diretta da Jason Blum ha aperto uno scorcio per il genere orrorifico, restituendogli uno spazio predefinito che si ? andato espandendo nel corso degli anni, tornando ad occupare un piano di primo rilievo nella fruizione cinematografica degli spettatori.
Un?impronta dove la fattura e la precisione per l?inseguimento degli stilemi base dei film dell?orrore va di pari passo con la ricerca di un pubblico sempre pi? vasto, unendo alle sperimentazioni ci? che il pubblico si aspettava dal genere, costringendolo, per?, a rimanerne intrigato dall?esposizione inattesa di una grande inventiva. Tentativi che hanno visto la Blumhouse addentrarsi in pi? di un territorio dello spettro di tipologie legate agli stili e ai racconti dei cineasti, vincendo la propria scommessa sia nella vicinanza e nella fedelt? instaurata con il proprio pubblico, sia nell?investigazione di un miscuglio di identit? da cui far fuoriuscire pellicole distanti dall?ordinario. ? il risultato di un mix comico/slasher come Auguri per la tua morte o la collaborazione tra critica sociale e realt? inquietanti messe in piedi da una mente come quella di Jordan Peele e i suoi Scappa – Get Out e Us.