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Martina Barone
November - I cinque giorni dopo il Bataclan: recensione del film
Tags: jean dujardin, November, November - I cinque giorni dopo il Bataclan
Tratto da fatti realmente accaduti, November – I cinque giorni dopo il Bataclan di Cédric Jimenez (BAC Nord) arriva nelle sale italiane dopo essere stato presentato con successo all’ultimo Festival di Cannes ed essere stato candidato a ben 6 Premi César. In uno spy thriller adrenalinico, il film ricostruisce quei terribili giorni del novembre 2015, quando una serie di attentati terroristici sconvolse la Francia e proietta lo spettatore nel fulcro dei servizi antiterrorismo francesi, in una caccia all’uomo senza esclusione di colpi.
Nel cast di November – I cinque giorni dopo il Bataclan: Jean Dujardin, Anaïs Demoustier, Sandrine Kiberlain, Lyna Khoudri
Era il 13 novembre 2015 quando un gruppo di terroristi ha attaccato punti strategici della Francia. Tutti collocati a Parigi, le esplosioni e gli spari sono stati innescati per causare più vittime possibili, interrompendo un concerto che molte delle persone presenti non potranno più sentire, fermando un momento di vita mondana di tante altre sedute ai tavolini di un bar. Gli attentati dell’Isis la sera del Bataclan riecheggiano tremendi e spaventosi al solo ricordo di una notte sembrata eterna, che ha causato una delle perdite più gravi nella popolazione in una Capitale e che, dopo l’evento, non è più stata la stessa.
November – I cinque giorni dopo il Bataclan, scritto da Olivier Demangel e diretto da Cédric Jimenez, ne è la prova e la conferma cinematografica. Fotografia che tenta di ricostruire un accadimento che è terribile dover razionalizzare sotto la lente fredda della strategia e della consapevolezza, mentre a pompare nelle orecchie è il sangue di una pressione portata alle stelle, con cui un’intera città si è dovuta confrontare.
Nella sua riedificazione degli avvenimenti in un’ottica solo all’apparenza più distaccata e analitica, November – I cinque giorni dopo il Bataclan non si ferma allo scoppio degli attacchi terroristici, ma scorre leggermente indietro e in avanti per mostrare l’operazione che ha coinvolto l’arresto dei colpevoli e un’indagine dalle radici ben piantate. Di un estremismo che la Francia cerca di fronteggiare da anni, cercando di mantenere sempre alta la guardia e non sottovalutando mai il fanatismo che ha portato ad atti così duri.
L’opera di Jimenez è un’autentica prova di rispetto verso una compagine umana e professionale che non si è fermata per alcun motivo al mondo di fronte al terrore di ciò che stava succedendo, ponendo l’interesse degli altri prima del proprio. Il bene di una comunità al posto della salvaguardia della persona.
Con fermezza e rigore, la pellicola non si perde in sentimentalismi o in compianti, ma va spedita come le indagini delle squadre protagoniste, restituendo la tensione e il tempo stringente che separava la perdita totale di qualsiasi traccia dei colpevoli, alla possibilità invece di acciuffarli.
Di prenderli e trattenerli, sapendo certamente di non aver fermato un’intera organizzazione che si estende a macchia d’olio tra Occidente e estremismo islamico, ma sperando di restituire un minimo di sicurezza e di pace a una città martoriata. Che avrebbe imparato a rialzarsi mostrando le proprie ferite, cercando comunque la maniera di saperle anche un poco lenire.
Sebbene November – I cinque giorni dopo il Bataclan si costruisca con questo senso del dovere che muove i personaggi nelle loro operazioni e che imposta una scrupolosità che diventa anche proprietà stessa della pellicola, a instaurarsi nelle dinamiche degli accadimenti successivi alla strage è un monotono che immobilizza il racconto e l’immagine. Pur con i protagonisti intenti a inseguire e fermare colpevoli o presunti tali, ammirando di certo la saldezza di un film che procede spedito esattamente come i personaggi, finendo leggermente per risultare più un reportage che un’esperienza cinematografica.
Un tirare dritto che è l’unica cosa che possono e vogliono fare i protagonisti della pellicola, che punta al proprio obiettivo e fa di tutto per raggiungerlo. E alla fine ci riesce. Ha realizzato il proprio scopo. Quello che si sa essere un piccolo successo in una rete di giri terroristici più grandi, ma che è comunque una vittoria che può rimarginare un’altra cicatrice.