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Federica Marcucci
L’amore, in teoria: intervista ai protagonisti del nuovo film romantico con Nicolas Maupas
Al centro del nuovo film di Giovanni Veronesi, Romeo è Giulietta, c’è il teatro come luogo più di scontro che d’incontro. In primis tra generazioni: quella novecentesca del regista Federico Landi Porrini (Sergio Castellitto), figura ipertrofica ma anche terribilmente decadente, contraddittoria nella sua arroganza che lo rende carnefice e vittima del suo stesso modello; quella millennial di Vittoria (Pilar Fogliati), attrice trentenne che ha un disperato bisogno di lavorare e che per tutto il film si porta sulle spalle il peso di un peccato originale, da lei stessa in realtà generato.
E a valanga sul palcoscenico si prendono a spallate un mondo dello spettacolo fatto di rancori, pochi soldi in tasca e spietate ottiche di mercato, un vecchio che alza barricate nei confronti del nuovo, un’insicurezza cronica che è specchio della crisi identitaria di giovani adulti che non sanno più che pesci pigliare.
Allora, in seno alla precarietà, finiscono per sdoppiarsi. Nei lavori – Vittoria con i bambini in una scuola e il suo compagno Rocco (Domenico Diele), anche lui piccolo attore, si mantiene come rider – e anche nella personalità. Quando Vittoria viene infatti rifiutata da Landi Porrini per la parte della protagonista in Romeo e Giulietta, decide di presentarsi mascherata per il ruolo di Romeo. Il trucco e parrucco dell’amica Gloria (Geppi Cucciari) regge e Vittoria viene scelta con incredibile miopia del regista. Una bugia tira l’altra e la messinscena nella messinscena va avanti, fin quando non si aggroviglia ancor di più nel momento in cui Rocco viene scritturato nei panni di Mercuzio, cioè il miglior amico di Romeo per chi non è avvezzo all’opera di William Shakespeare.
Romeo è Giulietta, che è commedia composta e abbastanza ben confezionata nei ritmi e nei modi di una sceneggiatura scritta da Veronesi assieme a Nicola Bardoni e proprio Fogliati (i due avevano già collaborato per il copione di Romantiche, esordio alla regia dell’attrice), si calibra sull’esagerazione di caratteri e personalità, nel complesso riuscendo a centrare il punto. Che sarebbe il senso di scollamento del passato con il presente, dove la simpatia pungente di Landi Porrini attraverso l’istrionismo di Castellitto è sempre anticamera di una mitomania arricciata su se stessa, consapevole della propria fine e quindi intrattabile. Ma anche del presente dal presente, con il boccheggiare di una ragazza in fondo vittima di una personalità non proprio limpidissima e succube dell’esigenza di cercare costantemente un’affermazione altrui, al di fuori di sé.
Nel mezzo si muovono gli equivoci di un azzeccato carrozzone fatto di personaggi tra lo sconsolato e il rassegnato servilismo (Margherita Buy, Alessandro Haber, Maurizio Lombardo) alle prese con i capricci, diversi a loro modo, dei due protagonisti. Certo, occorre scontare con scrollata di spalle un generale senso dell’impeccabile che stride con i presupposti di fondo, come la casa dei due precarissimi Vittoria e Rocco che nel suo finto trasandato è in realtà un sogno glamour ben oltre la portata delle loro tasche. E ancora una frettolosità nel glissare – nonostante la durata di quasi due ore di Romeo è Giulietta – su alcuni dietro le quinte utile a scansare sotto il tappeto i rischi contraddizione dell’inganno, ma in potenza anche fertili di un brio non raccolto appieno. La giostra del film si chiude infine forse un po’ tronca, ma tutto sommato compiuta quando arriva all’unica soluzione possibile dell’intreccio che è anche punto d’incontro tra due generazioni destinate poi a continuare, inesorabilmente, a divergere.
Romeo è Giulietta è al cinema dal 14 febbraio.