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Tapirulàn: recensione del film diretto e interpretato da Claudia Gerini
Tags: claudia gerini, film, Tapirulàn
Sinossi ufficiale di Tapirul?n:
Prodotto da Stefano Bethlen per Milano Talent Factory in associazione con Attitude e Big Tree Movie Entertainment, TAPIRUL?N?oltre ad essere la sua opera prima, rappresenta anche una delle?prove attoriali pi? complesse per Claudia Gerini, che veste i panni di?Emma,?una counselor che lavora da casa correndo incessantemente su un tapis roulant, tra angosce interiori e fantasmi del passato? che improvvisamente tornano a tormentare la sua vita.?
Non ? affatto male l?idea alla base di Tapirul?n. Una psicologa di professione esercita il proprio mestiere direttamente da casa, andando incontro alle esigenze di una pandemia che ha costretto tutti quanti a rifugiarsi nel perimetro di uno schermo e trovare attraverso questo anche il modo di poter scappare. Ma Emma in fuga in fondo lo ? da sempre, costretta da se stessa e dal suo regime di ferro a correre in continuazione sul proprio tapirul?n anche mentre ? impegnata nel lavoro coi pazienti. E Claudia Gerini corre. Corre, corre e corre mentre tenta di trovare un equilibrio in quella asocialit? che si ? scelta e che la tiene sempre costretta a casa, tranne che per quegli sporadici appuntamenti per rifocillare la serotonina.
L?attrice protagonista che guardiamo da uno schermo, il quale ne contiene poi al suo interno altri e vari, sceglie per l?occasione di farsi anche regista di un?operazione che ricade perci? totalmente sulla proprie spalle. Un primo tentativo che dimostra una vicinanza alla direzione degli attori che, probabilmente, riflette il background che Claudia Gerini si ? costruita negli anni, riproposto nei toni e negli accenti emozionali dei suoi interpreti a cui, nonostante una superficie che li divide, si sente comunque di stare accanto. E questo vale anche per una propria auto-determinazione che rende convincente il personaggio di Emma, questa professionista che nel metodo non convenzionale di svolgere il lavoro durante il proprio allenamento trova una maniera per schiarire meglio la mente e non lasciarla accalappiare da ansie e pensieri.
In fondo le pulsioni che spingono la protagonista a restare costantemente in movimento percorrono un arco narrativo che giustifica adeguatamente le azioni della donna la cui trasformazione, anche grazie ai pazienti che si ritrova a seguire, ? perci? progressiva ed evidente. Le persone che vengono messe sulla sua strada, virtuali come quelle che lei schiva per finta e che le passeggiano davanti sullo schermo del tapirul?n, vanno componendo e scomponendo i vari traumi che hanno frantumato la donna e che ha cercato di rimettere insieme. Di creare un ricircolo su cui vedere la propria evoluzione, quella che avviene pur dovendo utilizzare dei clich? di scrittura che si rivelano in particolar modo nei dialoghi dati agli attori.
Pur dimostrando comunque un?attinenza con le personalit? che gli interpreti si ritrovano a riportare, ? nella banalit? di alcune descrizioni e determinati caratteri che Tapirul?n vede susseguirsi una sequela di personaggi ognuno con la propria condizione difficilmente sviscerata, pur seguendo un filo conduttore sensato, ma comunque fortemente prevedibile. Quello che accade principalmente alla protagonista Emma, che rimasta per troppo tempo su quella lastra a rotazione non riesce pi? a scendere per cercare anche una chiosa soddisfacente per la propria opera, vedendo lo sviluppo del personaggio non riuscendone per? ad andare in profondit?.
Il film si perde, si sfilaccia, il tempo si dilata troppo per il racconto e, se cos? non ?, la percezione ? comunque quella di essere incastrati anche noi come spettatori su quel loop che ? l?esistenza oramai fittizia e digitalizzata della donna. ? il sentire una spinta propulsiva nel sotto testo del film che finisce anche per emergere, ma ? il modo in cui lo fa che lascia ancora pi? un senso di delusione, come se quella corsa continua della protagonista fosse stata per un momento veramente lo slancio per far decollare la pellicola.
Con l?ingenuit? di una prima regia che deve venir affinata e che avr? il tempo per farlo, cercando comunque un’intensit? che purtroppo per? si smarrisce ad una delle svolte dell?allenamento costate di Emma, Tapirul?n ? fuggire da un?esistenza che vorremmo dimenticare per avviarci verso un?altra possibilit?. Quella che la protagonista cerca per mestiere per le altre persone e che dovrebbe trovare per se stessa. Spingere un pulsante, scendere dalla ruota e ricominciare, lentamente, a camminare. Fuori da quattro mura che ci soffocheranno sempre, fuori da uno schermo per poterci permettere una visuale pi? grande.
Tapirul?n ? in sala dal 5 maggio distribuito da Milano Talent Factory.