
Top News
Roberta Panetta
The White Lotus 3 recensione: la satira sociale sbarca in Thailandia
Il basket come terapia, i quartieri di Los Angeles e il ricordo del compianto Lance Reddick. Calmatic, Sinqua Walls, Jack Harlow e le due protagoniste femminili Teyana Taylor e Laura Harrier ci raccontano in una lunga intervista tante curiosità sulla realizzazione di White Men Can’t Jump, il remake del film cult del 1992 di Ron Shelton, ora su Disney+.
Disponibile su Disney+ dal 19 maggio, White Men Can’t Jump (qui la nostra recensione) è il remake, pardon…rivisitazione, del cult con Wesley Snipes, Woody Harrelson e Rosie Perez del 1992. Una comedy su due streetball hustlers, uno nero e l’altro bianco, che troveranno uno spazio d’intesa a dispetto dei pregiudizi e degli screzi inziali, attraverso la riscoperta di una passione in comune lasciata a lungo in un angolo: il basket.
A oltre trent’anni di distanza, è il regista di videoclip d’autore Calmatic a prendere le redini di Ron Shelton, in una versione celebrativa più contemporanea, ipercitazionista ma fedele, che scompone e ricompone in pezzi l’originale trovando alcune interessanti attinenze con i giorni nostri. Nell’incontro con la stampa mondiale, il cast del film ha raccontato che clima c’era sul set, perché Los Angeles è così speciale, e come scegliere i pezzi per una buona colonna sonora.
Los Angeles è una parte molto importante in questo film, ma è una versione più autentica della città e di tutte quelle zone che spesso non sono abbastanza raccontate. Calmatic, perché era così importante per te mostrare il distretto di Crenshaw nel sud di Los Angeles?
“Sono nato e cresciuto a Los Angeles e, specialmente nei film di Hollywood, è presentata in tanti modi diversi. Ma c’è un’intera LA che il mondo non ha ancora visto. È la LA in cui sono cresciuto. Solo il modo in cui camminiamo, il modo in cui parliamo, il modo in cui giochiamo a basket. Nel nostro film lo spettatore vede le parti di LA che non hanno visto nell’originale del 1992. Vedi le persone, la cultura, il colore e la vivacità: l’essenza. Se sei cresciuto a Los Angeles, conosci qualcuno di Watts e capisci come si muovono davvero; di Compton; di Gardena, di Crenshaw.”
Sinqua, tu hai giocato a basket al college. Com’è stato affrontare il ruolo di Jamal usando quel po’ di conoscenza che hai del basket?
“Penso che quella sia stata la parte più importante: il volerci assicurare che il basket risultasse autentico, naturale. Gran parte del film è stato girato con riprese singole, e quei movimenti non funzionano a meno che qualcuno non riesca a giocare veramente a un livello professionale. Gioco a pallone da quando avevo sei anni, quindi era qualcosa che poteva effettivamente accadere in modo piuttosto spontaneo e divertente.“
Laura, Rosie Perez ha precedentemente interpretato il tuo personaggio, ma tu hai fatto il tuo personale viaggio interiore per interpretare Tatiana, la fidanzata di Jeremy. Com’è stato ricreare il ruolo?
“Rosie Perez è un’attrice che ho sempre ammirato, penso che lei nel film originale sia un personaggio davvero iconico. Quindi, non avevo intenzione di ricopiare quello che lei aveva già costruito. Volevo dare a Tatiana il suo carattere e la sua personalità, la mia interpretazione su chi fosse. Quindi, penso che, come l’intero film, abbiamo ridisegnato l’originale pezzo per pezzo. Inoltre, devo dire che mi sono molto divertita a girare il film. Penso che tutti andassero molto d’accordo, c’era un’energia davvero buona sul set”
Questo film parla di un viaggio individuale, ma anche di amicizia. Ed è bellissimo vedere Jeremy e Kamal crescere insieme. Sinqua, qual è stato il tuo momento preferito nel dare vita a quest’amicizia?
“É stato il nostro primo giorno sul set. Con Jack abbiamo avuto davvero la possibilità di conoscerci e ascoltarci a vicenda, insieme siamo stati noi stessi. Penso che il motivo per cui le persone sentano la chimica che abbiamo o l’amicizia che abbiamo è perché siamo semplicemente stati Jack e Sinqua. Non abbiamo cercato di forzare o di fingere troppo. Ci siamo semplicemente conosciuti l’un l’altro in modo naturale. E lo vedi lungo il corso del film. Alla fine si capisce come stavamo interagendo, scherzando. Jack nel finale dirà qualcosa e io lo capisco e sto già ridendo, ma provo comunque a rimanere nel personaggio. Questo momento e quando eravamo a Leimert Park, sono due dei miei momenti preferiti nel film.”
Teyana, hai rivisto qualcosa di te stessa nel tuo personaggio? Ti definiresti una persona amorevole e solidale come è Imani, la compagna di Kamal?
“Credo che nei momenti di alti e bassi, tra una coppia ad esempio, è nostro compito esserci e sostenere in ogni modo possibile l’altra nostra metà. Quindi, è stato facile per me attingere a Imani perché nelle mie relazioni ci sono stata sia quando tutto andava bene che quando andava male. Bisogna esserci sempre, esserci in modo amorevole, essere in grado di rimettersi in discussione“
Calmatic, come hai selezionare le canzoni che sono state inserite nella colonna sonora?
“Abbiamo cercato di essere molto specifici su questi luoghi e questi personaggi e poi, di conseguenza, anche sul suono. Lil Russell stava era occupato in altri progetti, ma essendo lui un’artista della West Coast abbiamo dovuto inserirlo nella soundtrack. Questa è la sua prima volta in un film, ma sento che sarà un grande artista in futuro. Anche rapper come Epic Must Die e Baby Stone Gorillas, sono musicisti noti nella scena di Los Angeles; vivono nei quartieri che abbiamo ripreso nel film. Era giusto avere quella musica in sottofondo.”
Sinqua, c’è una forte enfasi sulla salute mentale all’interno di questo film. Perché era una cosa così importante da includere in questa storia, specialmente con il percorso di Kamal rispetto a quello che gli è successo al liceo?
“Penso che sia stato davvero importante perché è un tema molto attuale. Molte persone si sentono afflitte, stanno lottando con diversi problemi che cercano di superare. Ciò che ha fatto il film del ’92 è stato anticipare quello che stava per accadere. E penso che ora la nostra cultura sia progredita in fatto salute mentale: si parla di come poter ottenere aiuto e di come aiutare. Teyana ha detto qualcosa di eccezionale: l’amore è essere presente ma anche ritenere qualcuno responsabile. Abbiamo questa battuta nel film “Il basket è la tua terapia”, perché può davvero essere uno strumento terapeutico, sia per crescere che per avere pace. Volevamo assicurarci che la storia avesse quel tipo d’impatto. Volevo mostrare il viaggio tra due persone che iniziano insieme a sentirsi più a loro agio con il proprio benessere mentale, aprendosi agli altri. Ed è quello che devono affrontare Jeremy e Kamal.“
Laura, il tema del sogno contro la realtà ha un ruolo importante in questo film. Come si riflette nella tua vita e carriera?
“A me sembra sempre di vivere in un sogno, anche fare questo film è stato surreale. Questo scontro realtà e illusione è qualcosa che ho subito amato del mio personaggio; adoro il fatto che questo film si concentri anche sulle storie femminili, di come le vite delle donne siano colme anche di speranze e obiettivi separati dalla famiglia.”
Calmatic, è stato intenzionale mantenere alcuni riferimenti dal film originale nel tuo remake? E come hai deciso cosa tenere e cosa eliminare?
“Non mi piace dire di aver fatto un remake. Abbiamo cambiato il tono, inserito nuovi personaggi, una nuova trama. Ma dovevamo mantenere alcuni elementi, alcuni di quei luoghi familiari a tutti associati al film originale. Ad esempio Venice Beach, il ragazzo che pattina sul lungomare, Il ponte di Watts Towers. E poi, ovviamente, la grande scena del lanciafiamme. È stato divertente rendere omaggio.“
Chiudiamo nel ricordo di Lance Reddick, scomparso a marzo di quest’anno: White Men Can’t Jump è stata la sua ultima prova d’attore. Calmatic, come è stato lavorarci insieme?
“Il suo nome è stato tra le prime opzioni per il personaggio di Benji, (il padre di Jamal affetto da sclerosi multipla, ndr), appena ha ricevuto la mia proposta ha accettato. Ha fatto un sacco di ricerche sulla malattia del personaggio, ha incontrato alcuni dottori e ha effettivamente intervistato qualcuno che aveva quella stessa condizione. Dopo ogni ripresa andavo da lui e gli dicevo semplicemente “È stato perfetto“. So che gli attori odiano sentirlo, ma gli chiedevo “Facciamolo di nuovo e proviamo qualcosa di diverso“. E lui lo faceva, ed era ugualmente perfetto. Ho capito subito che era uno dei migliori attori con cui abbia mai lavorato. E sai, è un vero peccato che non sia qui con noi.”