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Alessio Zuccari
RoFF18 | Zucchero - Sugar Fornaciari, recensione del documentario sul grande cantante italiano
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Solo poche settimane fa arrivava su Netflix Il Supervissuto, la docuserie incentrata su vita e professione di Vasco Rossi. Ora, in anteprima tra gli Special Screenings della Festa del Cinema 2023, si affaccia anche Zucchero – Sugar Fornaciari, film documentario con al centro uno dei cantautori più importanti del nostro panorama musicale.
Entrambi sono lavori che condividono l’intento celebrativo di due patrimoni viventi dell’Italia, eppure caratterizzati da approcci del tutto diversi. Vasco Rossi: Il supervissuto partiva dalle radici e dall’infanzia, scandendo i rintocchi della carriera intrecciandoli alle luci e alle ombre di un’esperienza personale spesso portata al limite. Zucchero – Sugar Fornaciari è sotto questo profilo molto più contenuto. Ha meno tempo e meno spazio a disposizione, quindi lascia quasi del tutto sullo sfondo la persona – fatta eccezione dell’accenno alla forte depressione che ha colpito il cantante negli anni Novanta – per lasciare che ad emergere sia la grandezza dell’artista.
Zucchero si racconta, ma soprattutto a raccontarlo sono i tanti collaboratori ed ammiratori che nel corso del tempo hanno instaurato con lui un rapporto di lavoro e in alcuni casi anche d’amicizia. Parlano De Gregori, Guccini, Sting, Bono Vox, Randy Jacskon, Paul Young, Andrea Bocelli, Salmo, Roberto Baggio e molti altri. Il documentario di Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano mette queste voci e queste impressioni subito in prima fila, concatenandole a formare il ritratto eterogeneo ed internazionale di un cantante che con la sua musica ha saputo superare gli impervi confini nazionali.
Ecco, la musica, l’altra grande protagonista di un lavoro che è sì promozionale – arriva in coda al trionfale World Wild Tour e alle porte dei prossimi concerti nel 2024 –, ma anche onesto nell’offrire una panoramica sulle influenze e sui significati della carriera di Zucchero. Il documentario illustra la centralità dei ritmi blues e soul nell’opera del cantautore emiliano, prima costretto a contenere le proprie sonorità per cercare aderenza con i gusti del pubblico italiano – con le prime due fallimentari partecipazioni al Festival di Sanremo – e poi definitivamente sbocciato con l’incontro di New Orleans e della sua cultura.
E nel sud degli USA, in cui afferma di aver ritrovato uno spicchio di quell’Emilia-Romagna rurale e un po’ mistica dov’è cresciuto, Zucchero vive una liberazione musicale che ha il sapore della contaminazione e dell’ibridazione. Qui forgia quel cantato profondo e graffiato in cui la lingua italiana si apre a sonorità capaci di rendere l’arte di Zucchero riconoscibile all’istante, a partire dalla prima nota e dalla prima sillaba.
Così, con canzoni epocali come Donne e poi Diamante e poi ancora Baila Morena (troppe sarebbero quelle da elencare), si solidifica poco a poco la gigantografia di un artista in grado di catturare l’interesse di alcuni dei più grandi della musica mondiale, da Miles Davis all’amico Pavarotti, passando per Brian May ed Eric Clapton.
Zucchero – Sugar Fornaciari nel comporre questo ritratto da tante voci e tanti elogi sacrifica forse un pizzico di omogeneità, puntando piuttosto sulla forza viscerale ed epidermica di questi ritmi fatti esplodere a tutto volume. Il lavoro di Zanella e De Stefano è quindi sì un’agiografia che forse aggiunge poco sul lato storiografico, ma ha il pregio di sapersi rivolgere con convinzione ai fan di Zucchero per un’occasione che di certo non si lasceranno scappar via.
Zucchero – Sugar Fornaciari sarà nelle sale con un’uscita evento il 23, 24 e 25 ottobre.