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Roberta Panetta
Andor, recensione in anteprima dei primi episodi della serie Star Wars
Tags: andor, andor recensione, andor star wars, diego luna
Dopo alcune cocenti delusioni cinematografiche (La Nuova Trilogia) e televisive (The Book of Boba Fett), l’universo creato da George Lucas si appresta a fare i conti con nuovi giudizi. E sono quelli che rivolgiamo alla nuova creatura di casa Star Wars, la serie tv Andor, dal 21 settembre su Disney+. In uscita con i primi tre episodi, Andor è uno spin-off, un sequel e un prequel, tutto ciò che di derivativo può esserci per un’opera all’interno di una delle saghe più amate di sempre.
La storia segue la scintilla della Ribellione e l’azione è tutta incentrata a scoprire le origini del protagonista Cassian Andor (Diego Luna), già visto chiaramente in Rogue One: A Star Wars Story. In un’era pericolosa, Cassian intraprenderà un percorso destinato a trasformarlo in un eroe ribelle.
Trattandosi di un episodio parallelo alla classica continuity starwarsiana, Rogue One aveva provato con successo a fare qualcosa di diverso, pur conscio che da certi canoni disneyani non si scappa.
C’era più guerra, c’era più epicità nella messa in scena, c’era più attinenza con il nostro passato storico (l’occupazione dell’Impero come quella dei nazisti) e con il nostro presente-futuro (Morte Nera/incubo nucleare) e c’era persino un po’ di violenza in più, seppur nascosta sotto i soliti laser anti-sangue ed esplosioni giocattolo che naturalmente non coinvolgono alcun civile.
Sembrava insomma di guardare uno Star Wars diverso dal solito e anche Gareth Edwards, che grande regista non è, ebbe almeno il merito di inventarsi diverse sequenze dal forte impatto spettacolare e di saperci fare sul versante visivo. Ma la cosa che sorprese di più poi, trattandosi sempre di Star Wars, fu la volontà di andare oltre caratteri bianchi o neri tagliati con l’accetta e così i protagonisti avevano numerose sfumature rispetto al solito, capaci di renderli qualcosa di più che non i soliti eroi della galassia senza paura, senza macchia e senza tentennamenti.
E da questa atmosfera cupa e tenebrosa che Andor – con i suoi primi quattro episodi che abbiamo potuto vedere in anteprima – prende vita. Ed è certamente sul piano visivo, e delle scelte operate in questo senso, che la serie Disney+ trova la propria originalità costitutiva: quella di un ibrido tra blockbuster e racconto personale, specie nella gestione del tempo, che regia e produzione sottraggono alle logiche di mercato.
Se Rogue One ci aveva sorpreso per la sua anima fortemente ribelle, qui a generare il mito sono le scenografie cyberpunk e l’atmosfera di disillusione e di pessimismo tipica del noir. Non c’è un tradizionale viaggio dell’eroe nè una distinzione netta tra bene e male. La natura sfumata, scettica, dubitativa e profondamente umana di Andor è ciò che più di ogni altra cosa contribuisce a renderlo speciale e filosoficamente vicino allo spettatore.
Cassian, il cui pianeta natale è stato distrutto dall’Impero, è fondamentalmente un ladruncolo qualsiasi alla ricerca della sorella scomparsa. All’inizio del suo viaggio, uccide senza troppi scrupoli due guardie, crimine che attira l’attenzione dell’ufficiale Syril Karn (Kyle Soller). Ormai solo e con pochi alleati, trova nel personaggio di Luthen Rael (Stellan Skarsgård) l’unica “nuova speranza”.
Scontroso e decisamente lontano dalla Luce che irradia un cavaliere Jedi, le caratteristiche di Cassian si rispecchiano nella scrittura dello show, che vede Tony Gilroy nei panni di creatore e in quelli di showrunner.
È un’epoca piena di pericoli, inganni e intrighi in cui Cassian intraprenderà il cammino destinato a trasformarlo in un eroe ribelle. E Andor esplorerà una nuova prospettiva della galassia di Star Wars, concentrandosi sul viaggio di Cassian Andor che lo porterà a scoprire come può fare la differenza. Dice la serie, tra le altre cose, che ribelli magari non si nasce, ma la Ribellione è una conquista possibile, e farlo vuol dire immediatamente divenire fuori legge, costretti a disobbedire alla regola.
Come il film Rogue One, Andor è una storia di personaggi nuovi, fratelli, figli e famiglie che sono sempre stati la vera forza di questa galassia lontana. Lo spazio è infinito ma i sentimenti e i legami sono comuni a tutti i prodotti della saga.
Altra costante starwarsiana di tutto rispetto è il ruolo delle protagoniste femminili: le donne nel mondo di Star Wars sono sempre state grandi figure iconiche e di ispirazione: pensiamo alla principessa Leia di Carrie Fisher, Padmé Amidala di Natalie Portman, e ancora alla Jyn di Felicity Jones in Rogue One o alla Rey di Daisy Ridley. Qui il personaggio di Adria Arjona (Bix) è una ribelle che ci fa capire già dalle prime puntate che l’innovazione nasce rompendo le regole.
Nonostante inizialmente proietti un’ombra oscura sul futuro della saga – ma di cui noi conosciamo il finale – questi primi quattro episodi di Andor portano a simpatizzare con tutti i suoi protagonisti, a capirne le ragioni e a volerne vedere riconosciuti i diritti. Paradossalmente, nel farlo, lo script finisce per non essere nichilista ma ovviamente ricco di speranza, ‘antropocentrico’ nella misura in cui ci ricorda che la conseguenza inevitabile dell’avere un’anima ribelle è il desiderio di salvezza e la volontà di lasciare un segno.
Andor vi aspetta dal 21 settembre su Disney+.