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Jacopo Iovannitti
Barbie, la recensione di un uomo sul film più rosa dell’anno
Tags: barbie, Recensione, Warner Bros Picture
Grazie a Warner Bros. Pictures, arriva oggi nelle sale di tutta Italia l’attesissimo Barbie, una produzione Heyday Films, LuckyChap Entertainment, NB/GG Pictures e Mattel, con protagonisti i candidati all’Oscar® Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni di Barbie e Ken.
Diretto da Greta Gerwig, che cura la sceneggiatura del film insieme a Noah Baumbach, nel cast trovimo anche America Ferrera, la cantautrice Dua Lipa, il premio Oscar® Helen Mirren, Kate McKinnon, Issa Rae, Rhea Perlman e Will Ferrell, supportati da Michael Cera, Ariana Greenblatt, Ana Cruz Kayne, Emma Mackey, Hari Nef, Alexandra Shipp, Kingsley Ben-Adir, Simu Liu, Ncuti Gatwa, Scott Evans, Jamie Demetriou, Connor Swindells, Sharon Rooney, Nicola Coughlan e Ritu Arya.
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Questa la trama ufficiale del film:
Vivere a Barbie Land significa essere perfetti in un luogo perfetto. A meno che tu non stia attraversando una crisi esistenziale. Oppure tu sia un Ken.
I produttori del film David Heyman, Margot Robbie stessa, Tom Ackerley e Robbie Brenner con la regista e lo sceneggiatore del film, Ynon Kreiz, Richard Dickson, Michael Sharp, Josey McNamara, Courtenay Valenti, Toby Emmerich e Cate Adams nel ruolo di Produttori Esecutivi.
Il gruppo creativo che ha lavorato dietro la macchina da presa con Greta Gerwig è composto dal direttore della fotografia Rodrigo Prieto, la scenografa Sarah Greenwood, il montatore Nick Houy, la costumista Jacqueline Durran, il supervisore agli effetti visivi Glen Pratt, il supervisore musicale George Drakoulias con le musiche dei vincitori del Premio Oscar® Mark Ronson e Andrew Wyatt.
La persona che sta scrivendo questa recensione è un uomo. Se non aveste letto il nome, è bene sottolinearlo, perché Barbie è un film per uomini. Ed è impeccabile da qualsiasi punto di vista tecnico. I costumi sono realistici e coloratissimi, la colonna sonora si destreggia tra nuove canzoni (come quella di Dua Lipa, ascoltatissima in radio), hit storiche e brani perfettamente coreografati che speriamo di poter vedere in un musical di Broadway al più presto. Anche la fotografia è pulita e gli effetti speciali sono ben tarati in un’unione di prove tanto tecniche quanto digitali (riuscendo a parlare il linguaggio dell’animazione e del fumetto).
Ma il cuore di Barbie sta nella storia, quell’aspetto che Hollywood spesso dimentica di curare, provando a compensare con grandi campagne e promesse mai mantenute.
Se il mondo costruito, Barbieland, è esattamente ciò che ci aspettavamo di vedere, quello che accade nel film non lo è. Lì tutto è donna, la donna è il sesso forte, dominante. Ken, e i vari Ken, sono il sesso debole. Non è una corsa per guadagnarsi il proprio ruolo nell’universo, la donna ce l’ha. Un rovescio della medaglia che nel mondo reale è impensabile, perché anche se non lo si vuole ammettere fino in fondo è ciò che accade. E nell’umorismo geniale e cinico del film, nella voce narrante, nei discorsi involontariamente divertenti per lo spettatore (perché conscio di come la realtà sia ben diversa da quella che all’inizio del film si crede esistere nel “Mondo Reale”), la minoranza bistratta è quella rappresentata da Ken, il cosiddetto “uomo, bianco, etero”. Non può rispondere a Barbie, a nessuna Barbie, non può prendere iniziativa o aspettarsi nulla di diverso da quanto la società in cui vive vuole dargli. Il primate di 2001: Odissea nello Spazio non ha mai scoperto il concetto di evoluzione, è stata Barbie a farlo. E tutto è cambiato. Tutto è glitterato, rosa e donna. La conseguenza è dunque la consapevolezza di quanto il mondo che viviamo non lo sia. Che si rimanga scioccati da questa rivelazione? No. Che si rimanga stupiti che un film come Barbie possa esser qualcosa di più, colpire lo spettatore maschile, enfatizzare con lui per poi “colpirlo” alle spalle e al cuore? Sì.
(E no, questa recensione non vuole essere un modo per far appropriare il genere maschile anche di Barbie, quanto per svegliarlo, con una semplice e poco complessa analisi, di quanto questo film rosa (non per il genere ma per il colore predominante) sia per lui fondamentale per evolversi e permettere l’evoluzione.)
Greta Garwing, con Noah Baumbach creano qualcosa non di unico, ma di inaspettato, rivolto alle “grandi masse” ma con temi che superano i classici a loro rivolti. Femminismo contro patriarcato, per farla breve. Ma anche l’attenzione al corpo, il senso della propria vita, la forza dell’immaginazione e l’importanza dell’infanzia e della famiglia. E ancora la libertà, di tutti, per tutto. E infine, la morte. Barbie è dunque un film perfetto, sugli stereotipi per abbattere gli stereotipi e la loro perfezione, ai quali ci ha abituato proprio Barbie.
“Ciao Barbie, ciao Ken” e grazie per questa nuova avventura!