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Fallout: recensione della serie Prime Video tratta dai videogiochi
Alessio Zuccari

Fallout: recensione della serie Prime Video tratta dai videogiochi

Tags: Ella Purnell, Fallout, Jonathan Nolan, prime video
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Alessio Zuccari

Fallout: recensione della serie Prime Video tratta dai videogiochi

Tags: Ella Purnell, Fallout, Jonathan Nolan, prime video

Dopo quasi trent’anni di saga videoludica, Jonathan Nolan e Lisa Joy portano il mondo post-apocalittico di Fallout in TV.

Negli ultimi anni, ad Hollywood, hanno iniziato a crederci con convinzione. Generare film e serie TV tratti da saghe videoludiche di successo è un’operazione che paga. Soprattutto quando lo si fa bene, quando lo si fa da quality TV: The Last of Us con HBO. Forse un po’ meno quando si punta più al nome che al contenuto: Resident Evil: Welcome to Raccoon City, Uncharted, Five Nights At Freddy’s. Anche se, a sfogliare rapidamente gli incassi al botteghino, sempre di operazioni commerciali riuscite si può parlare. Ecco, Hollywood, che il mondo dei videogiochi l’ha sempre allisciato ma mai del tutto inglobato, ha capito che oggi ci si può puntare forte.

Ci si può puntare forte perché lì ci sono i soldi (è il mercato dell’intrattenimento con il maggior indotto) e soprattutto perché non c’è più lo stigma dei nerd. Videogiocare adesso è cool, è socialmente accettato. Così mentre all’orizzonte già scorgiamo l’arrivo al cinema di Borderlands e, in un futuro prossimo ancora non precisato, quello di Death Stranding sotto l’egida del vate dell’industria Hideo Kojima, su Prime Video deflagra con la grazia di una testata nucleare Fallout. Serie in otto episodi sviluppata da Jonathan Nolan e Lisa Joy, coniugi in arte e in vita, con la loro Kilter Film e dopo essere restati orfani di Westworld (cancellata proprio da HBO dopo quattro stagioni), ai quali si aggiunge la produzione esecutiva di Todd Howard, tra i nomi chiave del Fallout videogioco.

La trama di Fallout: vivere e morire nella Zona Contaminata

Fallout: recensione della serie Prime Video tratta dai videogiochi
Photo Credits: Prime Video

Nolan e Joy guardano allora a uno dei franchise videoludici più amati di sempre per creare ancora una volta un mondo distopico e governato da regole spietate. Ma anche molto ironiche. Dopotutto questa è da sempre una caratteristica distintiva di Fallout: la ferocia della post-apocalisse va a braccetto con l’umorismo dell’idiozia. Ed essendo la prima stagione di un nuovo show tratto da una saga trentennale,  l’accortezza principale degli showrunner Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner è dunque contestualizzare. Fallout lo fa immediatamente, in ogni inquadratura e in ogni angolo di quel pezzettino di Stati Uniti che farcisce di riferimenti iconici ed estetici tratti dai videogame (in particolare Fallout 4).

La serie è infatti ambientata a circa duecento anni di distanza da una guerra nucleare che ha devastato il pianeta. Gli USA sono rasi al suolo, ma la vita in superficie è continuata anche se sgangherata, violenta e stretta nella morsa dei fanatismi. Sottoterra si è invece potuta rifugiare solo una piccola e fortunata fetta di popolazione. Li hanno accolti i Vault, delle vere e proprie cittadine a metà tra rifugi antiatomici e spazi autosufficienti per il proseguo della vita nel corso dei decenni e dei secoli. Sono un elemento cruciale dei videogiochi, luoghi bizzarri e all’apparenza pacifici dai quali si prende il controllo dell’avatar del giocatore.

In uno di questi, il 33, vive Lucy (un’ottima Ella Purnell), la disinvolta e sempre sorridente figlia del soprintendente Hank (Kyle MacLachlan). A seguito di un attacco da parte di predoni dalla superficie, capitanati dalla misteriosa Moldaver (Sarita Choudhury) che finisce per rapire Hank, Lucy si convince a uscire per la prima volta nel mondo esterno per mettersi sulle tracce del padre. Con quella che è una scelta drammaturgica azzeccata, Lucy allora si configura nel corso della serie proprio come la traslazione dell’avatar dello spettatore. Non sa nulla di ciò che accade in quella che è chiamata la Zona Contaminata. Lo scoprirà a sue spese episodio dopo episodio, foraggiata un pezzetto alla volta – e con lei chi di Fallout non conosce le dinamiche – degli aspri insegnamenti di un mondo tanto strambo quanto cruento.

Una storia con più volti e strade da percorrere

Fallout: recensione della serie Prime Video tratta dai videogiochi
Photo Credits: Prime Video

Nel frattempo il racconto dello show si fa in quattro. Tiene sempre al centro Lucy come riferimento principale per i nuovi spettatori, ma sceglie anche altri personaggi per tratteggiare i contorni di una storia e di un contesto in cui chi è fan del materiale di partenza ritroverà temi e feticci tipici. Norm (Mosés Arias), il fratello di Lucy, resta ad esempio nel Vault 33 e si trova ad avere a che fare con gli enigmi che anche lì sembrano annidarsi. Maximus (Aaron Moten) è invece un apprendista della Confraternia d’Acciaio, organizzazione tra il militare e il teocratico che un tempo esercitava grande influenza sul mondo post-atomico.

E poi c’è il Ghoul, una sorta di zombie senziente in cui si tramuta chi non muore dopo essere stato a contatto con massicce dosi radioattive, che è forse il personaggio migliore di questa prima stagione. Un cacciatore di taglie senza scrupoli, che vive da oltre duecento anni ed è il ponte tra il prima e il dopo. Vale spenderci due parole perché è interpretato da un azzeccatissimo Walter Goggins, giano bifronte scisso pure negli inserti in flashback del suo passato in cui è Cooper Howard, un attore di western (Fallout è sempre stata, a suo modo, una saga western), che da una parte ci descrivono il retrofuturismo in stile anni Cinquanta pre-guerra e dall’altra l’ipocrita facciata di una società ultra-capitalista e sull’orlo del baratro.

Un tallone d’Achille che non pregiudica la riuscita della serie

Fallout: recensione della serie Prime Video tratta dai videogiochi
Photo Credits: Prime Video

Fallout fa insomma davvero un grande lavoro nel non tralasciare nemmeno per un istante la possibilità di accesso alla sua realtà, trattata con estrema cura e fedeltà all’opera di partenza – quello videoludico, purtroppo, è ancora tra i fandom più suscettibili e tossici. Anche se un tasto dolente la serie lo ha. Ed è quello di una grammatica visiva inizialmente davvero troppo, ci si passi il termine cappello, “televisiva”. La croce la portano i primi tre episodi diretti da Nolan, caratterizzati da una regia un po’ sciatta e confusionaria nel montaggio, che shakera e non mescola. Si spremono al massimo tre o quattro location e finisce per insinuarsi sottopelle il timore che possa essere tutto qui ciò che lo show ha da offrire.

Per fortuna poi il registro cambia. Nolan, che è uno sceneggiatore, molla il timone (dirigono anche Clare Kilner, Frederick E.O. Toye, Daniel Gray Longino, Wayne Yip) e anche su quel fronte la serie assume carattere, mette la schiena dritta e abbraccia appieno il suo DNA mutato e iper violento, dove lo squallido confina sempre con una battuta. Inutile sottolineare come poi l’intreccio, cadenzato al ritmo delle musiche rese celebri dai videogiochi, converga a lasciare aperta la suggestione di una prosecuzione con un ulteriore ammiccamento ai fan di lungo corso. Ma quello poi si vedrà, per il momento questo incontro con Fallout è più che sufficiente per una prima passeggiata sui detriti di un conflitto atomico.

Fallout è in streaming su Prime Video dall’11 aprile.

Guarda il trailer italiano di Fallout:

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