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Ghosbusters: Minaccia glaciale: recensione del nuovo film del franchise
Alessio Zuccari

Ghosbusters: Minaccia glaciale: recensione del nuovo film del franchise

Tags: Ghosbusters: Minaccia glaciale, gil kenan, Paul Rudd
Ghosbusters: Minaccia glaciale: recensione del nuovo film del franchise
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Alessio Zuccari

Ghosbusters: Minaccia glaciale: recensione del nuovo film del franchise

Tags: Ghosbusters: Minaccia glaciale, gil kenan, Paul Rudd

L’iconica saga degli acchiappafantasmi compie 40 anni e non ha certo intenzione di tramontare. Questo nuovo capitolo traghetta l’eredità del franchise e discute il passare del tempo.

L’accusa maggiore che può essere mossa al nuovo corso cinematografico di Ghostbusters è di non essere come il Ghostbusters originale. Il che, vien da sé, lascia un po’ il tempo che trova. Sono passati 40 anni, tondi tondi. Ghosbusters: Minaccia glaciale celebra allora l’anniversario e nel farlo rende anche omaggio a Ivan Reitman, co-creatore della leggendaria saga scomparso nel febbraio del 2022, anche se stavolta in regia non c’è il figlio Jason, avvicendato con Gil Kenan. Insomma, viviamo in un’era completamente differente.

E sì, a questo Ghostbusters: Minaccia glaciale può venire anche imputato di essere espressione della politica industriale dei franchise contemporanei. Mai davvero pruriginosi, mai davvero ruspanti o grezzi nella comicità, molto ‘nostalgia friendly’ e anche un po’ tematicamente accomodanti. Lo aveva messo in chiaro già il capitolo precedente, Ghosbusters: Legacy. Votato a un tono melanconico con cui riaccogliere i vecchi – e spesso tromboni – fan, ma al contempo anche più in linea a esigenze riflessive dell’attualità, come quella del discorso sul ruolo e sulla composizione della famiglia. Se questo è ciò che gli si può additare, sarebbe invece fargli un torto non riconoscere la compostezza con la quale questo nuovo corso si approccia al fandom che si sta costruendo da zero.

Ghostbusters: Minaccia glaciale torna a New York

Ghosbusters: Minaccia glaciale: recensione del nuovo film del franchise
Photo Credits: Sony Pictures Italia

Ghosbusters: Minaccia glaciale torna a New York. Torna anche nella vecchia e iconica caserma dei vigili del fuoco, storica base del gruppo di acchiappafantasmi. Ci si sono trasferiti i nuovi Spengler, la madre Callie (Carrie Coon), il figlio maggiore Trevor (Finn Wolfhard), la figlia minore Phoebe (McKenna Grace) e il professore/compagno/padre adottivo Gary (Paul Rudd). I quattro hanno abbracciato a tempo pieno la nuova professione, sotto il patrocinio dell’adesso imprenditore Dr. Winston Zeddemore (Ernie Hudson) e di Janine Melnitz (Annie Potts). Perlomeno fino a quando all’adolescente Phoebe viene impedito di prendere parte alle missioni ecoplasmatiche, perché troppo piccola.

Da qui Ghosbusters: Minaccia glaciale si dirama in più direzioni. Mette al centro soprattutto la ragazza e una sorta di coming of age che poi va a tripartire anche sulla risonanza del racconto di formazione della paternità (per Gary) e dell’accettazione dell’anzianità (in particolare per il Ray di Dan Aykroyd, insieme al quale torna anche il Venkman di Bill Murray). Una cosa di cui ci si rende conto ben presto è che i personaggi sono molti e non bastano due mani per contarli – nel cast infatti pure Kumail Nanjiani, Patton Oswalt, James Acaster, Emily Alyn Lind, Celeste O’Connor, Logan Kim. Giocano però tutti un ruolo nel sempre rocambolesco tentativo di fronteggiare la nuova minaccia, una divinità dell’oltretomba che sta cercando di liberarsi dalla morsa che la contiene, con l’obiettivo, manco a dirlo, di aprire l’ennesimo varco tra regno dei morti e quello dei vivi.

Tra, e per, il pubblico vecchio e nuovo

Ghosbusters: Minaccia glaciale: recensione del nuovo film del franchise
Photo Credits: Sony Pictures Italia

Il maggiore freno del film sta dunque nel fatto che la sceneggiatura, scritta da Kenan e Jason Reitman, si ritrova a un certo punto per le mani troppe linee da far convergere. Phoebe che trova l’affetto in una coetanea fantasma, Gary che le tenta tutte per capire come si fa a fare il genitore, Ray che non si vuole arrendere all’idea di non avere più trent’anni. Con dietro tutti gli altri personaggi che creano una tela dove si affannano a mettere assieme i tasselli di un puzzle dove la posta in gioco è il non finire come ghiaccioli in piena estate.

Eppure, anche se la necessità quasi funambolica di far respirare tutti quanti porta all’inevitabile conseguenza di togliere spazio a tutti quanti e rallentare in qualche circostanza i battiti del film, Ghostbusters: Minaccia glaciale resiste comunque fino in fondo spigliato ed equilibrato. Ci sono nuovi fantasmi, ci sono nuovi gadget (poteva mancare la trappola-drone?), ci sono nuove basi operative e, nonostante il loro numero, la compagine di interpreti condivide un’alchimia dove anche chi si ritrova più sacrificato di altri riesce a non risultare un’appendice superflua.

Su tutto questo c’è poi un innesto di riferimenti dal passato della saga mai invadente o indigesto, anzi utile a traghettare un naturale e genuino ricambio generazionale editorialmente anche furbo, perché attento a non lasciare orfano nessuno. La sensazione positiva è insomma dettata dal fatto che questo nuovo appuntamento non cammini mai in punta di piedi. Occorre anche ammettere che Ghostbusters: Minaccia glaciale forse non brilla mai davvero, ma riesce nel tutt’altro che facile esercizio di mantenersi equo tra due pubblici nati, cresciuti e foraggiati con aspettative e linguaggi completamente differenti.

Ghosbusters: Minaccia glaciale è al cinema dall’11 aprile con Sony Pictures Italia.

Guarda il trailer ufficiale di Ghosbusters: Minaccia glaciale:

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