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Giornata della memoria 2022: i film per spiegare la shoah ai bambini
Tags: film sull'olocausto, film sulla shoah, giornata della memoria, giornata della memoria 2020, jojo rabbit, shoah
C?? un tempo della nostra storia con cui continuiamo a fare i conti: il nazismo ? stato analizzato da ogni angolatura, ma non ? stato sufficiente per espiarne le colpe.
Negli anni, il cinema ha raccontato la tragedia della Shoah da diversi punti di vista, ma come ? possibile narrare il dolore ai bambini? Tra passato e presente, vi segnaliamo tre film che si sono ispirati alla Seconda Guerra Mondiale e che hanno trovato un modo poetico, ironico, delicato e sincero di parlare dello strazio del conflitto che ha cambiato per sempre la storia, non dimenticando mai il concetto di memoria.?
Non riuscendo a rinunciare all?idea di realizzare un film visionario sul nazismo, Taika Waititi ha portato sul grande schermo la sua personale trasposizione del romanzo di Christine Leunens Il cielo in gabbia. Liberamente ispirata al libro appena citato, Jojo Rabbit ? ora su Disney+.?
Jojo Betzler (Roman Griffin Davis), protagonista della pellicola, ? un fiero membro della Giovent? hitleriana e ha come amico immaginario un improbabile Adolf Hitler. Nella sua completa adesione all’odio nazista e sposando un puerile e sconosciuto patriottismo, Jojo dovr? fare i conti con la realt?: sua madre (Scarlett Johansson), che lavora segretamente per la Resistenza, nasconde in soffita una giovane ebrea. La sua vita ? a un bivio: si aggrapper? alle sue convinzioni cariche d?odio o si abbandoner? alla propria umanit??
Il mondo di Jojo Rabbit ? filtrato dalla lente innocente dell?infanzia, rappresentato con una cura per il dettaglio e un?estetica vintage che deve molto a Wes Anderson, ideale per avvicinare un pubblico il pi? possibile eterogeneo. Perch? il film di Taika ? pensato soprattutto per il futuro, per le nuove generazioni che necessitano ? oggi pi? che mai ? di ricordare e capire. Nonostante l?ambientazione d?epoca, la maggior parte delle scelte estetiche sono moderne e lontane dagli anni ?40: costumi puliti e un po? hipster, montaggio rapido e incalzante, scelte musicali che spaziano dai Beatles a David Bowie.
Jojo Rabbit ? film forte, in tutti i sensi: ha la capacit? di poter essere universalmente apprezzato e compreso; ? carico di pathos, sia nella sua forma pi? divertente e scanzonata, sia nei momenti pi? drammatici e tristemente realistici. La vita ? (di nuovo) bella, se raccontata dai pi? piccoli.
Film scolpito nella memoria cinematografica del nostro paese, ogni volta che pensiamo a La vita ? bella, le commoventi note della?colonna sonora di Nicola Piovani risuonano inevitabilmente nella nostra mente.?
Vincitore di tre premi Oscar, tra cui miglior film straniero e miglior attore non protagonista, La vita ? bella vede un Roberto Benigni in stato di grazia re assoluto della scena.?
Fin dove pu? arrivare l?amore di un padre, che deve a tutti i costi nascondere il dolore delle atrocit? di una realt? circostante ostile e oltremodo pericolosa? L?attore e regista toscano descrive in maniera del tutto originale la tragedia della Shoah, in un perfetto mix di comicit? e dramma.?
L’ impianto narrativo non scade mai nel facile e patetico pietismo, e lascia sullo sfondo gli orrori della guerra, ponendo come tema portante la grande fantasia messa a punto da un genitore disperato. Giulio Orefice?deve a tutti i costi camuffare un vissuto insostenibile per evitare che il proprio bambino Giosu? venga distrutto dal terrore. La vita ? bella ? un inno ai sentimenti veri e puri, quelli ispirati dall?affetto famigliare e dall?amore che supera la diversit? e le distanze.?
Nella storia del cinema contemporaneo, abbiamo avuto modo di vedere la Shoah attraverso gli occhi trasognati di un bambino tedesco di otto anni che si ritrova a vivere a qualche chilometro da un lager. Il bambino con il pigiama a righe ? un film di Mark Herman ed ? tratto dall’omonimo romanzo di John Boyle.
Bruno, otto anni, figlio di un comandante dell’esercito, dopo la promozione viene trasferito in una villa vicino ad un campo di concentramento. Egli ? un bambino vivace e curioso, amante degli aeroplani e dei romanzi di avventura.
Il trasferimento fa cambiare vita a tutta la famiglia: niente pi? citt? ma campagna, niente pi? scuola ma un istitutore, niente pi? amici ma un’altalena ricavata da un vecchio pneumatico.
Bruno, al contrario della sorella, si annoia a seguire le lezioni sulla Grande Germania e, ai libri di storia, preferisce di gran lunga i suoi “romanzetti”; nasce in lui la forte curiosit? di scoprire perch? nella fattoria, che si vede dalla sua stanza, la gente va vestita col pigiama.
Proprio cos?, una fattoria con contadini che indossano pigiami: ? questa la spiegazione che si d? Bruno, guardando, dal di fuori, la realt? di un campo di concentramento.
Mentre la madre si rende conto dell’orrore che si perpetra quotidianamente a pochi passi da casa sua, Bruno stringe amicizia con Shmuel, un suo coetaneo polacco che vive nella “fattoria” e col quale inizia a giocare, nonostante i limiti fisici dati dal filo spinato che li separa.
Bruno perder? lentamente fiducia nella sua famiglia che vede ora con occhi diversi, combattuto tra l?illusione che ha vissuto fino all?incontro con Shmuel e la realt? che a tratti gli si presenta davanti agli occhi. Il finale tanto illogico quanto tragico vuole essere simbolicamente uno specchio dell?assurdit? del Nazismo e dell?Olocausto.