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God’s Favorite Idiot, recensione: Dio esiste e ascolta Harry Styles
Tags: ben falcone, film, Melissa McCarthy, netflix, Recensione
Quando il quarantenne scapolo Clark, impiegato in un?azienda di high-tech, una sera esce fuori in giardino per cercare l?adorato gattino Skittles, inizia a sentire in vivavoce la splendida ballad di Harry Styles del 2017 “Sign of the Times”. Quando un fulmine lo colpisce, lasciandolo a terra brevemente folgorato, a noi spettatori sembra che quella canzone sia servita solo a commento musicale; un gioco di parole fra il testo e il rimando a un momento clou sul repentino cambio meteorologico che apre con una mossa strategica God?s Favorite Idiot, la serie comedy scritta, prodotta e interpretata da Ben Falcone assieme all?inseparabile moglie e collega Melissa McCarthy.
Quella canzone tuttavia comincia quasi a perseguitarlo, suonando all?improvviso in momenti del quotidiano, come quando in ufficio la sua strana capacit? di emanare luce propria, tramite un brillio accecante e involontario, diventa qualcosa ormai difficile da nascondere, e di cui Amily, la collega sgangherata devota all?alcool e alla musica rock, ne diventa testimone diretta, assistendo a quella ‘luccicanza’ che lo tramuta in torcia umana non appena qualcosa di miracoloso sta per avvenire. Ecco allora che, proseguendo la visione da quel prologo a met? fra il divino e l?ordinario, “Sign of the times” ? l?unica gioia che ci andr? a regalare una serie fiacca e insapore con un difetto enorme e imperdonabile: di risate God?s Favorite Idiot ne scatena davvero poche.
Il duo Falcone/McCarthy ormai le prova tutte, dalla comedy superomistica Thunder Force, catastrofica nel risultato oltre che nelle premesse di plot, alla rom-com con gli elettrodomestici parlati di Super Intelligence, al viaggio on the road ad alto tasso alcolico Tammy. Stavolta si confrontano con la serialit? irriverente scomodando nientemeno che Dio, colui, anzi colei, che ha scelto Clark come suo messaggero in missione, prediletto per salvare l?umanit? dall?Apocalisse, e portare in terra la Parola a dispetto del male che vorrebbe scatenare Satana (Leslie Bibb), Belzeb? e Lucifero insieme.
A met? fra Una Settimana da Dio con tanto di miracoli visibili e incarnazioni di figure angeliche, e le ambientazioni ‘da reparto’ di The Office, dove i colleghi/amici/nemici dell?azienda per cui lavorano Clark e Amily vivono la dimensione abitudinaria al fine di sviluppare le dinamiche fra gli stessi, pochi personaggi, – iper caratterizzati come nel capolavoro ideato da Ricky Gervais ma senza ottenere lo stesso, spassoso e appassionante risultato -, God?s Favorite Idiot scomoda i Santi per commentare la distorsione religiosa di chi si nasconde dietro la fede per fare o dire la qualunque, trovando cos? un pretesto insolente (senza alcuna blasfemia) per disinnescare il comune cortocircuito fra il professarsi credente e l?essere intollerante.
Di fatto quel messaggio pungente viene affossato, rendendolo indecifrabile, da elementi caricaturali e letteralmente mascherati che nella serie prendono il sopravvento, rendendo il tutto puro divertimento interpretativo di caratteri strambi e sui generis in una situazione assurda, su tutti la Amily della McCarthy, la quale, nonostante non sia la vera protagonista, ruba la scena al marito raramente in un ruolo da primario come in questo su Netflix.
Graziato dalla scelta di un formato facilmente tollerabile (poco meno di trenta minuti), in una serie che non gratifica lo spettatore in cerca di sane risate e di comprensibile spensieratezza, in God?s Favourite Idiot non si percepisce tutta quell?idiozia che richiama nel titolo; operazione dimenticabile che non lascia alcuna traccia, neanche fra i fedelissimi del duo in questione e i devoti da Gilmore Girls in poi dell’amata cuoca Sookie.