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Il primo giorno della mia vita
Martina Barone

Il primo giorno della mia vita: recensione del film di Paolo Genovese

Tags: Il primo giorno della mia vita, paolo genovese, toni servillo
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Martina Barone

Il primo giorno della mia vita: recensione del film di Paolo Genovese

Tags: Il primo giorno della mia vita, paolo genovese, toni servillo

Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy e Sara Serraiocco sono i protagonisti di Il primo giorno della mia vita, in sala dal 26 gennaio

La trama di Il primo giorno della mia vita

In una notte come tante, quattro persone provano a togliersi la vita. Prima che ciò avvenga definitivamente, però, compare loro una figura che chiede solamente sette giorni per fargli cambiare idea.

Nel cast di Il primo giorno della mia vita: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco

Recensione di Il primo giorno della mia vita

Paolo Genovese torna al cinema con un altro film tratto da un suo libro: Il primo giorno della mia vita. La stessa storia, soltanto un diverso canale di comunicazione con cui narrarla. Un racconto che doveva rappresentare il suo debutto in America e invece lo ha ritrovato a doversi spostare dalla New York delle sue pagine a una Roma che parte da una notte irreale. Un’oscurità bagnata dalla pioggia da cui il personaggio di Toni Servillo strapperà i quattro tentati suicidi Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco e il piccolo Gabriele Cristini offrendo loro un’altra occasione. 

Sette giorni per decidere se salvarsi o morire, semplicemente dopo aver riassaporato alcuni momenti di vita. Un’opportunità che non viene data a tutti, soprattutto nella quotidianità, e di cui Genovese fa dono ai suoi personaggi. Se però quello che l’autore dà è un regalo meraviglioso, non lo è altrettanto per il suo pubblico, costretto ad assistere a dinamiche ragionate, ma infruttuose ai fini dello svolgimento della narrazione.

Il primo giorno della mia vita: dal libro al cinema

Il primo giorno della mia vita
Credits: Medusa Film

Continuando a trarre spunto dai propri lavori letterari, dovendo perciò forse allontanarsi dalla dimensione della carta stampata per ricominciare a scrivere pensando solamente alla dialettica cinematografica delle storie e le immagini che sviluppa per il grande schermo, Paolo Genovese tenta la ricerca di una poeticità piena di vuotezze e priva di entusiasmi. 

Spenti non per il tono volutamente grave della pellicola, ma per la mancanza di scioltezza per una scrittura che non funziona così proposta per la sala e quindi che allontana e indispettisce lo spettatore.

Il primo giorno della mia vita: buoni personaggi per una storia vacua

Il primo giorno della mia vita
Credits: Medusa Film

Una visione che non concede l’entrata in empatia con un gruppo di protagonisti i quali, ognuno a proprio modo, potrebbero e vorrebbero rappresentare varie fasi e declinazioni del dolore, venendo ben delineati nei loro background, ma risultando inefficaci quando devono muoversi nel loro presente filmico, seppur congelato nel tempo e rarefatto. 

Il loro passato, le cause che li hanno condotti fino al gesto estremo, decretano la sagoma di personaggi in cui sarebbe stato facile immedesimarsi se non fosse subentrata da subito la vacuità di una sceneggiatura che, dicendo il meno possibile, pensa di arrivare con più immediatezza al cuore e alla mente del pubblico. Non accorgendosi invece di non sfiorarli nemmeno, suscitando l’effetto contrario. 

Qual è il modo migliore per salvarsi?

Il primo giorno della mia vita
Credits: Medusa Film

Nella pellicola c’è più ricerca che sostanza. È più il voler dimostrare una certa sensibilità che il presentarne effettivamente una. Un rimanere sul vago dell’angoscia dell’esistenza che condurrebbe le persone a scegliere come unica strada il suicidio, volendo però dimostrare che, in realtà, potrebbero esserci tanti altri modi per salvarsi. Basta solo guardare. 

Peccato che quella che imbocca Il primo giorno della mia vita è una via senza uscita, un cammino sterrato al punto che scivola talmente velocemente verso e oltre lo spettatore da attraversarlo senza neanche che quest’ultimo se ne accorga. Un ritrovarsi freddi di fronte al dramma provato dai personaggi e scettici anche nei confronti di questo angelo salvatore interpretato da Toni Servillo, i cui modi non sono solo da considerarsi non convenzionali, ma a volte definitivamente inutili e fini a se stessi.

La diversa prospettiva di Il primo giorno della mia vita

Il primo giorno della mia vita
Credits: Medusa Film

Nel tratteggiamento di un’opera attorno al suicidio, il film risulta anonimo e non convincente, non importa quanto possa esserlo invece per i suoi protagonisti. Non cambia nulla il vederli comprendere che, forse, una seconda possibilità è possibile, che si è trovati soltanto davanti a un cedimento rivisto da un’altra angolazione e ritenuto poi uno sbaglio. 

Non è la prospettiva che deve cambiare per trovare la felicità, come invita a fare Servillo al suo pallido quartetto, ma il ragionare nuovamente in termini cinematografici quando si vuole portare in sala una storia. Cercando di stenderla adeguatamente, di concentrarsi sulla scrittura, riempirla non di parole o di dialoghi superflui, ma che siano pieni di senso per attivare una scintilla nel pubblico e metterlo in contatto col racconto. Ciò che non avviene affatto con Il primo giorno della mia vita, per un Paolo Genovese a cui dopo Supereroi era stata data un’altra occasione, anche questa totalmente sprecata. 

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