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Insidious: La Porta Rossa
Jacopo Iovannitti

Insidious: La Porta Rossa, la recensione dell'ultimo capitolo della saga Horror

Tags: Insidious, Recensione, sony pictures
Insidious: La Porta Rossa
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Jacopo Iovannitti

Insidious: La Porta Rossa, la recensione dell'ultimo capitolo della saga Horror

Tags: Insidious, Recensione, sony pictures

Insidious: La Porta Rossa è l’ultimo capitolo prodotto da Sony Pictures della celebre saga horror con Patrick Wilson, che in questo film debutta anche alla regia, dal 5 luglio in tutte le sale italiane, distribuito da Eagle Pictures.

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In Insidious: La Porta Rossa troviamo il cast originario del franchise: il già citato Patrick Wilson torna nel ruolo di Josh Lambert insieme a Ty Simpkins, Rose Byrne e Andrew Astor e con Sinclair Daniel e Hiam Abbass. Il film è prodotto da Jason Blum, Oren Peli, James Wan e Leigh Whannell. La sceneggiatura è scritta da Scott Teems da una storia e su personaggi creati da Leigh Whannell.

La trama di Insidious: La Porta Rossa

La storia di Insidious: La Porta Rossa segue ancora una volta le vicende della famiglia Lambert: per mettere a tacere i loro demoni una volta per tutte, Josh e suo figlio Dalton, ormai in età da college, devono spingersi nell’“Altrove” più a fondo di quanto non abbiano mai fatto, affrontando l’oscuro passato della loro famiglia e una serie di nuovi e più spaventosi terrori che si nascondono dietro la porta rossa.

Il trailer italiano di Insidious: La Porta Rossa

La recensione di Insidious: La Porta Rossa

Quinto e ultimo capitolo. Terzo della storia dei Lambert, primo diretto da Patric Wilson. Ma se in Insidious: La Porta Rossa si sente in modo positivo il legame con la storia della famiglia, si percepisce altrettanto negativamente il cambio di regia. Il film tenta di narrare una storia, di proseguire la crescita, lo sviluppo dei personaggi conosciuti più di dieci anni fa nel modo migliore possibile: ci sono delle trovate interessanti, con dei giochi di luce e ombra e di creazione della tensione tramite un sapiente montaggio da non sottovalutare, ma non è abbastanza per ottenere un risultato che va oltre il soddisfacente.

L’effetto nostalgico rispetto ai primi film è evidente, non si nasconde e non vuole esser nascosto dai continui riferimenti ai film del 2010 e del 2013, ma neanche rispetto alle produzioni uscite nel 2015 e del 2018, prequel dell’arco narrativo principale. Questi avvengono attraverso camei di personaggi precedentemente conosciuti o nello sviluppo, a livello di storia, di situazioni già conosciute. Il passato, coerentemente con il fulcro dei temi della saga di Insidious, diventa fondamentale per comprendere il presente e avanzare con un barlume di luce verso il futuro.

La curiosità sul come alcune dinamiche saranno risolte viene suscitata, il terrore sale ma mai ad altissimi picchi.

Grande novità per Insidious: La Porta Rossa è la presenza di una location che va oltre lo spazio fisica di una casa, approdando nei campus universitari, ricordando a tratti un teen-horror e presentando anche il personaggio di Sinclair Daniel che inserisce una sferzata di novità al film. Come conseguenza del contesto scolastico approda come tema anche la forza comunicativa dell’arte, che rende brillanti le scene dove viene sfruttato a livello pratico per la risoluzione dell’avventura.

Al fianco di questi due nuovi temi troviamo due classici della saga: la relazione tra padre e figlio e l’importanza, oltre che del passato, della memoria stessa.

Insidious La Porta Rossa
Courtesy of Sony Pictures

In conclusione

Seppur importante essendo un dichiarato capitolo conclusivo (almeno per il momento, sappiamo come funzionano gli horror) Insidious: La Porta Rossa porta in sala una storia che sta spaventare, sa esser coerente al proprio universo senza aggiungere nulla di particolare al genere, senza innovare il mondo degli horror (che negli ultimi anni dà sempre maggior soddisfazione a Hollywood) come fatto dai primi due capitoli grazie a una sapiente regia oltre che a una visione complessiva della storia, ormai fondamentale per la forza del genere stesso.

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