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Occhiali Neri, la recensione del nuovo film di Dario Argento

Tags: Dario Argento, ilenia pastorelli, Occhiali neri
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Occhiali Neri, la recensione del nuovo film di Dario Argento

Tags: Dario Argento, ilenia pastorelli, Occhiali neri

Sinossi ufficiale di Occhiali neri:

Roma. L?eclissi oscura il Sole in una torrida giornata d?estate. ? il presagio del buio che avvolge Diana quando un serial killer la sceglie come preda. La giovane escort, per sfuggire al suo aggressore, va a schiantarsi contro una macchina, perdendo la vista. Dallo choc Diana riemerge decisa a combattere per la sua sopravvivenza, ma non ? pi? sola. A difenderla e a vedere per lei adesso ci sono Nerea, il suo cane lupo tedesco e il piccolo Chin, sopravvissuto all?incidente. Il bambino cinese con i suoi grandi occhi, la voce dolce dall?accento straniero, il carattere di un ometto indipendente e indifeso allo stesso tempo, la accompagner? nella fuga. Ossessionati dal sangue che li circonda, saranno uniti dalla paura e dalla disperata ricerca di una via di scampo, perch? l?assassino non vuole rinunciare alle sue prede. Chi si salver??

Recensione di Occhiali neri:

Occhiali neri si apre in una Roma solitaria, quasi desertica. ? un?estate calda, un?estate stanca, di quelle in cui tutto sembra irrimediabilmente immobile finch? a scuotere la realt? non arriva qualcosa: un?eclissi, un delitto. L?ouverture dell?opera ? segnata proprio dal sole che viene coperto da palla oscura, che gli si pone davanti impedendo alla luce di poter penetrare. Un evento che se i nostri antenati ritenevano pericoloso e pieno di significati tenebrosi, di altrettanta mitologia si riempie nel film di Dario Argento, che ritorna dieci anni dopo il suo ultimo lavoro cinematografico e fa osservare quell?eclissi dritta negli occhi alla sua protagonista Ilenia Pastorelli.

Un incipit che ? soggezione e suggerimento di tutto ci? che arriver? nel proseguo thriller/crime di Occhiali neri, dove l?iniziale irritazione alla vista della donna causata della visione diretta del fenomeno naturale si tramuta in una cecit? dovuta ad un incidente in cui rimarr? coinvolta nel tentativo di scappare da un furioso serial killer. Ma il vedere, quello che viene continuamente velato dalla superficie degli occhiali sempre presenti nel film, diventa superfluo quando saranno tutti gli altri sensi ad aiutare il personaggio di Diana a scoprire chi la vuole morta, per una pellicola che si fa ombrosa come la condizione della protagonista, condannata a dover superare gli orrori della notte.

La copia sbiadita di Dario Argento

Rimandi e input che, se meglio integrati ad un tessuto narrativo, avrebbero potuto fare del ritorno di Dario Argento un momento di condivisione attorno ad uno degli autori dell?orrore pi? importanti della cinematografia mondiale, ma che invece ne riafferma, dopo quanto gi? avvenuto con le sue ultime opere, il completo distaccamento dal cinema dell?oggi. Occhiali neri ? la rappresentazione di un?arte filmica che Argento conosceva bene e che per? era possibile realizzare cos? solo negli anni Settanta, dove ai mezzi veniva sostituita l?atmosfera e in cui al racconto bastavano pochi elementi per poter vedergli costruito attorno un castello di turbe, ansie e timori.

Opportunit? che ? riservata anche a molto cinema contemporaneo, capace di integrare a poche linee di sceneggiatura un intero ecosistema in grado di generare la vita della propria storia, ma che per differente visione del panorama audiovisivo e per un avanzamento delle tecniche e dei modi di fruizione si integra perfettamente al tessuto attuale della settima arte. Al capolinea della propria carriera registica, Argento tenta di ripetere se stesso rimanendo sicuramente fedele a quelli che sono stati da sempre i suoi ideali orrorifici, ma dimostrando al pubblico come ormai si ritrovino fuori tempo massimo. Una copia, di una copia, di una copia che era una volta Dario Argento e che, in Occhiali neri, ? la brutta versione di quello che sapeva fare e che, in seguito, non ? stato mai pi? ripetuto.

Il barcollare nell’oscurit? di Occhiali neri

Se quell?eclissi iniziale andava a suscitare un turbamento che il film avrebbe poi riproposto nella vicenda dell?assassino in cerca di prostitute da squartare, quel tipo di inquietudine viene perfettamente restituita allo spettatore, ma sotto una prospettiva del tutto diversa e fuorviante rispetto a quella preventivata dall?autore. L?insofferenza che il pubblico si ritrova a provare ? infatti verso una pellicola che d? lei stessa l?impressione di non sapere dove trovarsi, barcollando nel medesimo buio in cui viene catapultato il personaggio di Pastorelli. Il giallo alla base ? sterile, pieno di incomprensioni. Ma quello che un tempo non sarebbe stato un problema – ossia l?esilit? della trama centrale – diventa un manierismo vacuo e inutile persino a se stesso, teso a ridicolizzare il contenuto della pellicola dietro a cui si percepisce la visione di un cineasta che un tempo, con i medesimi metodi, riusciva a stabilire i dogmi della paura e che adesso invece va a suscitarla per tutt?altre ragioni.

Quello di Occhiali neri ? un percorso all?inverso in cui un genio sembra ritornare all?amatorialit? e cos? induce ogni sua maestranza a intraprendere la stessa strada.

L?eclissi ? scomparsa e ora i raggi tornano a risplendere. Non quelli del regista, che vogliamo ricordare quando riusciva ad andare nel profondo. Quello terribile e rosso.

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